Un planisfero ospita le ricette, le fotografie, le storie dei ragazzi di Infomigranti. Anche quest’anno siamo arrivati al termine del Laboratorio di giornalismo e comunicazione sociale realizzato grazie ai fondi dell’8perMille Valdese. L’8 luglio tra i libri della biblioteca di Villa Leopardi, nel cuore del Municipio II, la direttrice Nicoletta del Pesco ha consegnato l’attestato di partecipazione a 12 apprendisti redattori dell’intercultura.
Ad uno ad uno, i ragazzi coprono il loro paese d’origine sul planisfero con la ricetta e la storia della pietanza che hanno preparato per festeggiare, alla fine del patchwork interculturale soltanto poche parti del mondo restano scoperte. Albania, Angola, Bangladesh, Brasile, Cina, Egitto, Eritrea, Moldavia, Russia, Siria e Ucraina sono i paesi di provenienza dei partecipanti. Tra i continenti all’appello manca solo l’Australia.
I sette mesi di laboratorio sono stati una continua scoperta: ognuno ha portato tra le mura di Intersos, che ha ospitato il corso, la sua cultura, la sua religione, il suo modo di vedere il mondo. Tra i presenti alla festa conclusiva di Infomigranti anche la presidente Lia Ghisani, le socie, alcuni amici storici di Piuculture come Ejaz Ahmad, per loro Nicoletta del Pesco ha ritratto i ragazzi in una sola parola: Josefa per noi è stata allegria, Naiqian ironia, Ghiath approfondimento, Nibir precisione, Carla costanza, e così via per ognuno.
Durante il laboratorio i ragazzi hanno cominciato intervistandosi a vicenda e poi sono arrivati a scoprire le storie dei fedeli nella Grande Moschea, dei siriani appena arrivati grazie ai corridoi umanitari, dei rom nel campo a rischio sgombero. E hanno partecipato a eventi che hanno coinvolto intere comunità come l’apertura e la chiusura del Ramadan o la Festa di Indipendenza delle Filippine. Seguendo la tradizione del giornalismo di strada, tra le mani un taccuino e ai piedi scarpe da consumare sull’asfalto, hanno messo in pratica le tecniche per una buona intervista, la deontologia, le regole della scrittura sul web. Ma hanno anche scoperto il lavoro certosino di verificare e tradurre in arabo e spagnolo i servizi gratuiti del Municipio II per gli stranieri, presenti nella sezione Dove trovo. Rilanciando in alcuni casi il lavoro proposto: “In futuro potremo tradurre i servizi anche in portoghese”, suggerisce Carla, brasiliana. E in altri casi misurandosi con i propri limiti: “mi sono preparata alla prima telefonata ripetendo circa venti volte le parole da dire, e alla fine non ha risposto nessuno al telefono”, sorride Naiqian, che viene dalla Cina, soddisfatta di aver fatto un allenamento linguistico intensivo con il laboratorio.
Insieme all’attestato la direttrice ha consegnato anche uno yogurt di Barikamà, un simbolo importante. Barikamà nella lingua Bambarà del Mali significa resistenza, una capacità che sicuramente Suleman Diara, gestore della cooperativa insieme ad altri 7 ragazzi africani, ha affinato sempre più nel suo percorso dal Mali all’Italia, dai campi di Rosarno alle strade di Roma. “Tutti sanno che per raccogliere un quintale di pomodori i migranti vengono pagati 3 euro e tutti fanno finta di non sapere”, spiega Suleman con una proprietà di linguaggio che stupisce anche le socie e insegnanti di italiano L2 di Piuculture presenti in sala. L’insopportabile condizione di vita e di lavoro nei campi ha portato Suleman a reinventarsi e la sua, oggi, è una storia di piccoli successi quotidiani. Gli stessi che abbiamo voluto augurare ai partecipanti di Infomigranti.
Dopo la consegna dei diplomi, tutti insieme abbiamo fatto un viaggio intorno al mondo: dalla Siberia con l’insalata russa di Valeriya all’Eritrea con gli involtini samosa di Sara, passando per il Brasile con la musica della Comunidade do Samba di Carla.
Nella serata conclusiva la parola ricorrente da parte dei ragazzi è stata: “Grazie”. E così anche noi vogliamo chiudere la seconda edizione di Infomigranti ringraziando Amarilda, Carla, Ghiath, Josefa, Magheda, Marianna, Nadia, Naiqian, Nibir, Sara, Valeryia, Tety per averci ricordato ancora una volta che esistono tanti mondi quanti siamo, ma che nessuno è troppo distante per essere capito e raccontato.
Rosy D’Elia
(13 luglio 2016)
Il racconto della serata in un minuto e mezzo
Gli scatti di Antonio Fratticci e Andriy Bednarchuk
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