E’ la guerra uno dei fili conduttori che attraversa trasversalmente le sezioni della 73 Mostra del cinema di Venezia in programma al Lido da mercoledì 31 agosto e che fino al 10 settembre riempirà di immagini gli schermi della laguna.Guerre presenti a partire da quella attuale in Siria in Our war di Benedetta Argentieri, Bruno Chiaravalloti e Claudio Jampaglia, film Fuori concorso, dove tre giovani provenienti da paesi differenti: Stati Uniti, Italia e Svezia e con storie diverse, sono accomunati dalla scelta di andare in Siria a combattere l’ISIS arruolandosi come volontari nell’YPG, le milizie curde. Immagini di guerra si alternano a quelle di pace, una volta tornati a casa.Ancora Siria nei film di apertura e chiusura de Le Giornate degli autori, si parte con The war show di Andreas Dalsgaard e Obaidah Zytoon. Dalle proteste di piazza del 2011 contro il presidente Bashar al-Assad, alle reazioni del regime fino alla guerra civile attraverso gli occhi di alcuni giovani riuniti attorno alla conduttrice radiofonica Obaidah Zytoon. I materiali sono girati in Siria da lei e dai suoi amici. Chiude il programma della sezione Ombre dal fondo – The war within di Paola Piacenza dove Domenico Quirico, inviato de La Stampa in Siria – rapito nel 2013 e liberato dopo mesi di prigionia – fa da filo conduttore al racconto che si dipana dal fronte russo ucraino alla Siria. E ancora Fuori Concorso il documentario di Anarchist di Charlie Siskel dal libro di William Powell che spiega come preparare famigerati ordigni in casa come quelli che esplosero alla Maratona di Boston.In concorso anche film che si rifanno a guerre del passato, da quella dei Balcani narrata in On the milky road di Emir Kusturica in una storia d’amore e morte. Le guerre del passato si ritrovano anche in Franz di François Ozon – in concorso – ambientato alla fine della prima guerra mondiale e in Paradise di Andrei Konchalovsky dove va in scena la vita quotidiana dei tre protagonisti durante la seconda guerra mondiale in Francia perché, come spiega il regista “va sempre ricordato quanto è successo affinche non possa accadere di nuovo”. Nel documentario Austerlitz – Fuori concorso – il regista ucraino Sergei Loznitsa riprende i turisti che visitano l’omonimo campo. Hacksaw Ridge di Mel Gibson racconta del primo obiettore di coscienza a ricevere la medaglia d’onore, senza aver sparato un colpo, ma per il suo lavoro come medico nella seconda guerra mondiale. Last but not least il film di Denis Villeneuve Arrival dove, in seguito all’atterraggio di navicelle aliene sulla terra, l’umanità si interroga se accoglierle con la guerra o in pace.I migranti e le discriminazioni alle quali sono soggette le minoranze è un altro dei temi che negli ultimi anni sta trovando spazio nel programma delle rassegne cinematografiche internazionali. Alla Mostra del Cinema di Venezia ne La Settimana della critica verrà presentato Akher wahed fina-The last of us del tunisino Ala Eddine Slim che racconta di N che attraversa il deserto fino alle sponde del Mediterraneo e cerca di raggiungere l’Europa. Sarà un viaggio speciale di un uomo senza nome tra “fantascienza filosofica e cinema politico”. Altro viaggio clandestino – presentato a Le giornate degli autori – è quello ai confini di Myanmar e Thailandia, occasione d’incontro per Lianging e Guo, in The road to Mandalay il film di Midi Z che evoca, nel titolo, la canzone di Robbie Williams. In Vangelo di Pippo Delbono, fuori concorso a Le Giornate degli autori, l’attore e regista teatrale, racconta la quotidianità di un centro profughi tra presente in sospeso e ricordi dolorosi. Il Vangelo del titolo viene messo in scena attraverso le esperienze dei migranti. Altro evento speciale Il profumo del tempo delle favole di Mauro Caputo, dove Trieste, città multietnica, multiconfessionale e di confine, è protagonista nella ricerca di Giorgio Pressbueger – regista, scrittore e drammaturgo – dei segni della propria fede. Il disagio della diversità è raccontato nello scandinavo Sameblod – Sámi Blood di Amanda Kernell, protagonista Elle Marja una ragazzina Sami sottoposta alle leggi razziste nei confronti della sua gente. Essere uguale agli altri significa per lei rinnegare origini e famiglia.E’ anche l’anno dell’Iran alla Mostra del cinema di Venezia: apre il programma del primo giorno del festival un omaggio ad Abbas Kiarostami, regista Iraniano scomparso il 4 luglio scorso, saranno proiettati due corti e un’intervista al celebre autore. All’iraniano Amir Naderi – presente fuori concorso con Monte, film girato in condizioni estreme sulle montagne dell’Alto Adige e del Friuli – la Biennale e Jaeger-LeCoultre attribuiscono il premio Glory to the Filmmaker. Un riconoscimento alle capacità e originalità di Amir Naderi considerato uno degli artefici, negli anni ’70 e ’80, della nascita del Nuovo cinema iraniano. La sezione Venezia Classici viene inaugurata da Shabhaye Zayandeh rood – The nights of Zayadeh rood di Moshen Makhmalbaf censurato nel 1990 perché contro lo spirito della rivoluzione iraniana. Recuperati alcuni negativi, sottratti all’ufficio censura iraniano, verrà proiettata una versione del film restaurata dallo stesso regista, ma senza le parti censurate che sembrano definitivamente perdute. Malgrado ciò spiega Makhmalbaf “Il film sembrava una cosa vivente senza arti, ma che respirava ancora, e la storia e il significato non erano perduti” e così Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia ha deciso di presentare The nights of Zayadeh perché è un’opera “davvero forte, audace e toccante. Sapere che il film è stato massacrato e ridotto a 63 minuti mi fa impazzire! A coloro che avevano censurato il suo film Makhmalbaf nel ’90 rispose “È facile far tacere il regista, ma è impossibile sopprimere il cinema”.
Rocco Ricciardelli(21 agosto 2016)
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