
Sono le cinque e i ragazzi del Baobab si preparano a scendere in campo. La partita di calcio è una delle iniziative che i volontari stanno organizzando dall’inizio del mese per distrarre gli ospiti dalla loro attesa. Due campi da calcetto della struttura dei Cavalieri di Colombo in Via dei Sabelli 88/b vedono schierarsi quattro squadre con giocatori di varia provenienza divisi da fratini verdi fosforescenti.“E’ la seconda volta che facciamo una partita qui” – informa Nurit, attivista Baobab israeliana – “La prima volta c’è stata anche una raccolta fondi con cena Eritrea. L’idea è quella di ripetere l’iniziativa ogni due settimane. Purtroppo per un mese sono state sospese le richieste d’asilo. La situazione è grave perché a nord i controlli ai confini sono diventati più stretti e li rimandano indietro a Taranto”.A causa di questa sospensione gli ospiti Baobab, che prima partivano in poche settimane, ora si fermano per più tempo, bloccati.“Quello che è successo è abominevole”- commenta Marzia, attivista Baobab che ha portato anche i figli, uno dei quali gioca in una delle squadre insieme a due compagni di scuola. “Deve esserci una scusa dietro”- aggiunge – “Il 14 agosto c’è stata una dichiarazione d’intenti, sono stati chiesti nomi e orari di disponibilità dei volontari, tanto che io ero partita per le vacanze pensando che al ritorno avrei trovato la situazione cambiata; invece la protezione civile è stata occupata con il terremoto e ora la soluzione è rinviata a data da definire. Con l’arrivo del freddo diverse tende sono state tolte e molti terremotati spostati negli alberghi, eppure la protezione civile sembra non essere disponibile per noi. Hanno interrotto il tavolo, non hanno fatto la tendopoli. L’assessora ha detto ‘alziamo le mani, non ho la capacità di affrontare il problema‘. Mi sembra una cosa gravissima”.Gli attivisti sono molto preoccupati. Sembra che non ci siano vie d’uscita: “Cerchiamo di fare di tutto per accelerare le procedure ma i volontari cominciano a stancarsi e a scarseggiare perché ritornano all’università o cominciano a lavorare. Anche le donazioni sono in diminuzione, molti hanno dato tutto quello che avevano”.
Marzia spiega che alcuni dei ragazzi che erano al Baobab adesso si trovano nella struttura della Croce Rossa di via del Frantoio 44 a o in quella Caritas a via Casilina Vecchia 19 -“però con il fatto che i diritti d’asilo sono fermi le persone che hanno un tetto se lo tengono. La tendopoli della Croce Rossa a via dei Ramazzini è poi è al completo”.Per ora gli occupanti hanno sistemato materassi e brandine al numero cinque di via Cupa per avere un riparo contro la pioggia e il freddo, visto che molte delle coperte vengono buttate a causa della scabbia.Le persone lasciate per strada al momento sono 300 e alcuni di loro ci sono già da un bel po’ e iniziano a farsi prendere dalla depressione, da qui l’idea del calcio.“Prima con il ricambio era difficile programmare ma ora le idee sono tante ed è necessario fare qualcosa per non lasciarli soli al loro tempo che sembra non passare mai”.Già alcune iniziative sono avviate: Filippo, uno dei volontari più assidui del Baobab, li porta a giocare a calcio in un campetto a san Lorenzo da luglio, il 2 ottobre parteciperanno alla corsa di Cucchi e il 15 pomeriggio correranno per il centro di Roma.“Sono molto belli”- afferma Giulia, guardandoli orgogliosa- “un’iniziativa del genere è importante perché li fa sfogare fisicamente”.Alcuni erano calciatori nel loro paese, come David, nigeriano, che ora vive al Frantoio ma che continua a partecipare alle iniziative del Baobab dove è stato per tre mesi e che sente come la sua famiglia romana o come Samuel anche lui nigeriano ed ex giocatore.
Filippo si mette in porta perché un ragazzo si è infortunato. Tutti sono stati dotati di scarpini ma molti preferiscono giocare scalzi o in calzettoni.Sono le sette, Calcio Baobab finisce, i giocatori vanno a farsi la doccia lasciando i fratini in una sacca che Marzia carica in macchina per portarli a lavare. L’atmosfera è proprio quella di una partita tra amici che allegramente commentano le azioni e si avviano verso casa, con la differenza che loro, per decisioni altrui, questo privilegio ancora non ce l’hanno.
(29/09/2016)
Elena Fratini
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