Anche quest’anno il MedFilm Festival, in programma dal 4 al 12 novembre, potrà contare sul parere dei componenti della giuria Piuculture. Il gruppo di giurati, formato da sei persone di origini straniere, accomunate dall’interesse per il cinema, porta il nome anche di Nibir Rahman, 26 enne bangladese arrivato in Italia nel 2002.
Giunto a Roma all’età di tredici anni insieme alla madre, per ricongiungersi al padre già stabile nel paese per motivi di lavoro, nella capitale Nibir ha frequentato le scuole, prima di accedere al mondo universitario, dove attualmente è iscritto alla facoltà di ingegneria aerospaziale a La Sapienza. Parallelamente agli studi, dall’estate del 2015 Nibir svolge il ruolo di interprete presso la Commissione protezione internazionale: un incarico, iniziato un po’ per caso, dietro suggerimento di un amico. Mediando in lingua inglese tra commissario e richiedente durante la fase di presentazione delle domande di protezione, Nibir affronta un carico emotivo non indifferente, frutto del viaggio tra i racconti personali dei migranti arrivati in Italia alla ricerca di un presente e di un futuro migliori. “Non posso relazionarmi a loro per rispetto del regolamento. Miro solo a facilitare la comunicazione, così che il messaggio originale sia mantenuto nel modo migliore possibile. Non so quale sia successivamente l’esito della pratica. Spesso mi ritrovo a veder piangere queste persone, ma può capitare anche che mostrino forza e dignità mentre, portando le proprie testimonianze, cercano di trattenere le lacrime, e, con esse le emozioni. Il mio aiuto è minimo, limitato all’aspetto linguistico, ma sono contento che venga apprezzato e che mi permetta di partecipare al destino di altri”.
Nibir ha un passato diverso, tanto da sentirsi molto fortunato, dal momento che l’abbandono delle proprie origini non ha avuto e non ha lo stesso sapore. “Quando mi sono trasferito a Roma ero ancora abbastanza piccolo. Avevo il sostegno della mia famiglia ed ho costruito la mia vita qui. Mi sono fatto un gruppo di amici e sono cresciuto in Italia. Coloro che arrivano oggi lasciano il proprio paese e tutto ciò che comporta per ripartire da zero in una nuova realtà”.
Nibir con altri ragazzi bangladesi porta avanti un progetto di doposcuola e di orientamento per giovani provenienti dal Bangladesh e da poco giunti in Italia, all’interno di un’associazione rivolta a studenti e genitori, attiva tra Centocelle e Tor Pignattara.
Il duplice interesse per il sociale e la comunicazione è sfociato nell’approdo a Piuculture, grazie a cui Nibir l’anno scorso ha potuto sia mettere alla prova le proprie capacità di scrittura, sia conoscere gli universi culturali di altre persone, prendendo parte al corso di Infomigranti. Da qui la proposta di diventare membro della giuria Piuculture in vista della prossima edizione del MedFilm Festival, accolta positivamente come un’esperienza stimolante per le possibilità di imparare del nuovo e di confrontarsi sul cinema mediterraneo. Nibir ritiene quest’ultimo un ambito appassionante, in grado di abbracciare una varietà di paesi diversi. “Sarà l’occasione per esplorarne popoli, mentalità, e patrimonio artistico-culturale. Sono pronto a formarmi dei giudizi sulla base delle opportunità di conoscenza, e a rivederne di altri”. Nibir non si ritiene un critico cinematografico, ma porta avanti il suo interesse per il cinema prediligendo film drammatici – ‘alla Kim Rossi Stuart’ per quanto riguarda la regia italiana – oltre a proiezioni iraniane ed ai thriller. L’industria cinematografica in Bangladesh non è particolarmente sviluppata, anche se si profila qualche segnale di cambiamento nell’interesse del pubblico, come rivela lo stesso Nibir “alcuni studi sul cinema condotti da giovani bangladesi stanno producendo risultati interessanti. Le sfere tematiche più gettonate riguardano la tragicità mista a comicità. Dietro la commedia molti film puntano a trasmettere messaggi profondi e seri. Queste novità danno slancio al cinema del Bangladesh, e finalmente un po’ alla volta anche lì le famiglie hanno iniziato a frequentare le sale”.
L’approfondimento della cultura delle proprie origini passa anche attraverso la letteratura, con la quale Nibir è entrato in contatto negli ultimi tempi. E se gli si chiede cosa significhi per lui giostrarsi tra due culture, quella delle radici e quella del presente, Nibir dichiara di voler dedicarsi ad entrambe, nella speranza di poterle conciliare. Talvolta, tuttavia, si trova costretto a privilegiarne una sola: “in questi casi, la mia scelta si basa sul momento e sulle necessità”. Nibir conduce la sua vita in Italia, ma non può fare a meno di respirare anche dal vivo l’aria del proprio paese, dove fa ritorno appena può per rivedere la famiglia e le persone a lui care.
Come giurato per il MedFilm Festival Nibir si immergerà nell’atmosfera di paesi ancora tutti da esplorare, tra la curiosità e l’entusiasmo per la possibilità di ampliare il proprio sguardo sulla cinematografia e, di conseguenza, sul mondo.
Clara Agostini(25 ottobre 2016)
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