Anche quest’anno torna puntuale, nel mese di novembre, l’appuntamento con il Medfilm Festival, il primo evento in Italia dedicato alla promozione e diffusione del cinema mediterraneo.La ventiduesima edizione del Festival che si svolgerà a Roma dal 4 al 12 novembre, si avvarrà, come ogni anno, della giuria Piuculture composta da sei giurati provenienti da diversi paesi e uniti dalla passione per il cinema.Tra questi c’è Moez Chamki, mediatore culturale, classe 1980, arrivato in Italia sei anni fa. “Ho un passato da attivista e sindacalista e la durissima repressione politica che c’era nel mio paese mi ha costretto a scappare. Ho deciso di venire in Italia perché c’era mio cugino che si è offerto di ospitarmi durante i primi mesi”, spiega. Prima di arrivare a Roma, Moez, ha vissuto qualche anno a Pisa dove ha iniziato a cercare lavoro ma anche associazioni con le quali mettere in pratica la sua passione per il volontariato e promuovere il suo paese in Italia.Nel capoluogo toscano, Moez, ha cominciato a lavorare come commerciante di marmo, stessa professione che faceva in Tunisia, poi, il volontariato che svolgeva insieme alle associazioni lo ha conquistato pian piano fino a diventare il mediatore culturale che è oggi. “Quando arrivi per la prima volta in un altro paese e inizi una nuova vita, impari una nuova lingua e conosci una nuova cultura qualsiasi aiuto è buono. Grazie alle associazioni “El Comedor” e “Circolo Agora” ho imparato l’italiano e grazie a “Africa Insieme” sono riuscito a fare tutti i documenti, altrimenti da solo non ce l’avrei mai fatta. Insieme a loro ho deciso di cambiare strada lasciando un po’ da parte i lavori con il marmo e iniziando un nuovo percorso come mediatore culturale, prima volontario poi insieme alle cooperative, ospedali, SPRAR e centri di accoglienza come Casal Damiano,” spiega Moez. “Vivere insieme a persone della mia comunità, condividere gli stessi problemi, come il rinnovo dei documenti o semplicemente non capire la lingua del nuovo paese, mi ha aperto gli occhi. Ho scoperto che non c’era nessun ponte di collegamento fra la mia comunità e il popolo italiano. I miei connazionali vivono isolati e nessuno si interessa a loro, quindi ho sentito il bisogno di fare qualcosa. In Italia”, spiega Moez, “alla maggior parte dei mediatori non importa nulla delle difficoltà degli stranieri, lavorano soltanto per i soldi. Ma fare questo lavoro non è solo una questione economica. Fare il mediatore per me vuol dire tutt’altro, e cioè capire i bisogni delle persone, integrarle nella società, vivere con loro e capire i loro veri bisogni. Ed io sento di essere qui per contribuire a cambiare tutto questo”, racconta con tono deciso e positivo.Quando gli è stato proposto di far parte della giuria Piuculture per il MedFilm Festival, Moez non ci ha pensato due volte. Ha accettato subito perché vede quest’esperienza come un’opportunità per conoscere e confrontarsi con persone di diversi paesi e con le quali condividere il suo bagaglio culturale arabo-musulmano. “Sono una persona molto critica nella vita quindi discutere di film insieme ad altre persone mi sembra un’idea bellissima.”Amante del cinema che racconta la realtà, ma anche le storie d’amore, Moez ormai “sente” l’Italia come “sente” la Tunisia, “qui lavoro con il cuore”. E anche se torna spesso nel suo paese perché gli manca tanto sua madre, l’aspetto che apprezza di più dell’Italia è la libertà di espressione che c’è, nonostante ritenga che l’azione del governo italiano sia inefficace nella lotta alla corruzione.La situazione del cinema in Italia è per Moez migliore rispetto a quella che vive il cinema tunisino, “nel mio paese non ci sono tanti finanziamenti quindi la produzione non è sostenuta a sufficienza, anche se negli ultimi anni sembra che qualcosa si stia muovendo.” E proprio per contribuire a questa crescita, il MedFilm Festival, ha deciso di portare il meglio del cinema italiano nella capitale nord africana: una selezione di ben 12 film che puntano allo scambio di esperienze artistiche attraverso il cinema sono state proiettate nelle sale tunisine lo scorso 6 ottobre. Sarà, infatti, grazie allo spirito della reciprocità e dello scambio che il cinema tunisino sbarcherà a Roma con una ricca selezione di film ed ospiti nella ventiduesima edizione del Festival. Una grande opportunità per dare slancio alle coproduzioni tra Italia e Tunisia e perché no, come spiega Moez, creare un ponte tra culture, ma soprattutto un ponte tra le persone.
Cristina Diaz19/10/ 2016
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