Partire da scuola e lavoro per dare una risposta alle migrazioni

cnrIl 6 e 7 ottobre, al CNR, Consiglio  Nazionale delle Ricerche, in Piazzale Aldo Moro, si è tenuto il convegno Accoglienza e integrazione: il ruolo delle piccole e medie città. È stata l’occasione per fare il punto su quanto è stato fatto e si può fare per l’accoglienza e l’inclusione sociale, scolastica e lavorativa dei migranti.

La sintesi la fa nelle conclusioni Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, che insiste sul bisogno di ampliare il progetti Sprar, favorendo delle prospettive a lungo termine per i migranti. “In tal senso i migranti possono essere occupati nel volontariato e si possono creare  delle prospettive di lavoro partendo dai tirocini. Lo studio è necessario per i minori, in questo ambito la scuola dovrebbe fare di più per favorire l’inclusione. Anche il diritto di culto e il dialogo interreligioso andrebbero favoriti ed incrementati”.

Spetta a Rosetta Scotto Lavina, vice capo dipartimento,  direttore centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo del Ministero dell’Interno, evidenziare come sia complesso parlare di politiche d’integrazione poiché la realtà dei singoli stati europei è frammentata. “In Italia si sta mettendo in atto un’integrazione mirata, che prevede in primo luogo l’apprendimento dell’italiano da parte dei migranti e successivamente percorsi scolastici e lavorativi sulla base del bilancio delle competenze. In tal modo si può vedere il fenomeno migratorio dal punto di vista dell’inclusione e non più come un’emergenza da gestire.” Il dato positivo è che “ad  oggi il 40% dei migranti in Italia è integrato a livello lavorativo, ha accesso allo studio, allo sport ed ai servizi sanitari. Ciò è stato possibile grazie a progetti con le varie università, con il Coni, e con Confindustria”.

“Gestire le persone che arrivano è difficile poiché, in molti casi, si tratta di persone senza documenti” sottolinea subito Carmine Valente, direttore centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del Ministero dell’Interno. “l’accoglienza nei comuni, specialmente nel sud Italia, è penalizzata da una distribuzione disomogenea e dalla carenza di aiuti europei rispetto all’alto numero di sbarchi”.

Riccardo Pozzo, direttore del dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale per il CNR, sottolinea il ruolo importante dei ricercatori, in particolare di chi si occupa delle scienze umane e sociali, per dare delle risposte concrete alle migrazioni. “È giusto che si investa nella ricerca italiana che sta dando dei frutti importanti a livello del fenomeno delle migrazioni. Purtroppo le ondate migratorie non sono “un evento passeggero ma è destinato a durare nel lungo periodo. L’accoglienza italiana, spiega Pozzo, è un modello che mira a sensibilizzare l’ Europa e sta dando i suoi frutti contro il terrorismo.”

Il ruolo degli Sprar, servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati, è chiarito numericamente da Angelo Malandrino, vice capo dipartimento vicario per le libertà civili e l’immigrazione, “poiché ad oggi vengono accolte circa quarantamila persone”. Daniela Di Capua, direttore servizio centrale Sprar, ritiene che “l’accoglienza è un valore e i piccoli comuni che hanno aderito ai progetti Sprar lo condividono. Il rammarico è che manchi una politica nazionale unitaria per rendere omogenei questi percorsi”. così da affrontare in maniera strutturale il fenomeno delle migrazioni.

Marzia Castiglione Humani

(11 ottobre 2016)

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