Il tema dell’immigrazione è uno fra principali argomenti di discussione nella società odierna ed è entrato nell’agenda politica dei parlamenti dei più influenti paesi del mondo.Il modo in cui viene visto ed affrontato il problema migratorio dipende anche dai media, che fungono da filtro per le notizie, e spesso possono favorire la loro deformazione.Il 19 novembre a Palazzo Chigi la Camera dei Deputati ha ospitato la presentazione del IV Rapporto Carta di Roma “Notizie oltre i muri” curato dall’Osservatorio di Pavia in collaborazione con l’Osservatorio Europeo per la Sicurezza.Il rapporto ha il compito di analizzare annualmente come il mondo dell’informazione affronti il tema dell’immigrazione sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, attraverso la TV, la carta stampata e i social.Nel corso degli anni, l’approccio dei media è cambiato notevolmente. Se nel passato l’immigrazione e la criminalità si sovrapponevano, a distanza di 10 anni osserviamo una minore drammatizzazione del fenomeno in se, ma una maggiore preoccupazione per la presenza nel paese dei categorie “stigmatizzate” come lo straniero e il rifugiato.
Politicizzazione del fenomeno
La politicizzazione del fenomeno attraverso dibattiti incrociati e in chiave antieuropea non ha fatto che rendere il clima attorno a questo tema ancor più teso.Nel 2016 si è osservato un netto aumento del numero di notizie sui flussi migratori, spesso con tono allarmistico. I media, soprattutto la televisione, partecipano in maniera sostanziale alla formazione dell’opinione pubblica ed hanno contribuito all’instaurarsi di un clima di timore nei confronti dello straniero. Il risultato di tale influenza è che il 40% degli italiani ha un timore, spesso neppure ben definito, dell’immigrato. Paragonando la situazione italiana con quella di altri paesi europei, l’Italia è il paese più spaventato dall’immigrazioneAnzi il 2016 conferma l’ipotesi di una correlazione tra la cornice in cui il fenomeno è raccontato e la percezione dei cittadini. Così come era stato evidenziato un picco di insicurezza a cavallo tra il 2007 e il 2008, in ragione del binomio tra immigrazione e criminalità, ora si assiste ad un incremento della paura, 7 punti in più rispetto al 2015, nei confronti dei migranti in ragione delle associazioni con il terrorismo di matrice jihadista, da un lato, e con le difficoltà dell’accoglienza e dell’integrazione.
Nuovi media
Le opinioni rimbalzano sui social media, come Twitter e Facebook, dove senza una mediazione di giornalisti professionisti le notizie vengono anche inventate di sana pianta o distorte. In questo tipo di comunicazione, infatti, spesso le notizie vengono lanciate anche senza una firma o da account falsi.In questo calderone di opinioni sciolte nel fluido della rete, viene creato su Twitter l’hashtag #Io StoConAmedeo, che raccoglie appelli di solidarietà ad Amedeo Mancini – omicida di un cittadino nigeriano a Fermo – e opinioni apertamente razziste verso gli immigrati, con toni da sindrome di accerchiamento e volontà di provocazione. Di riflesso, c’è la dura reazione di antirazzisti.Sui social media, dove la libertà di espressione è pressoché totale, l’opinione si forma non più dalle notizie ma dalle voci e da siti bufala, trasformandosi in violenza.
Mancata normalizzazione
Il rapporto evidenzia come nei media manchi la visibilità dei migranti di prima e seconda generazione, integrati e stabilmente presenti, e che quindi non fanno notizia. La loro dimensione normalizzata di nuovi italiani ha poco da offrire in termini di consenso politico e anzi può minare le basi su cui poggia la “nuova crociata” contro l’integrazione: difficilmente trovi dei servizi sui figli degli immigrati che si preparano per la scuola, vanno in vacanza o scelgono regali di Natale. La definizione di immigrati di seconda generazione come “italiani” è un passo che manca all’Italia.Una corretta informazione dei media può essere un antidoto all’odio ed un contributo alla costruzione di una società più giusta e solidale.
Marianna Soronevych
(21 dicembre 2016)
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