Flussi migratori vecchi e nuovi, palazzine occupate, centri diurni e notturni per minori non accompagnati. E poi negozi aperti di notte, botteghe con competenze artigiane, luoghi di culto di fedi diverse e luoghi di passaggio e altri diventati ormai insediamenti stabili, per quanto precari. È un’umanità varia, quella del secondo Municipio. Un cuore pulsante di vita che proviene da tutto il mondo, e che ha trovato in una fetta di Roma la sua casa: amata, odiata, plasmata nel tempo, vissuta sempre con un occhio all’altro capo del globo.
I microcosmi raccontano storie, e nel racconto si intrecciano le mille anime della Capitale. Alcune hanno trovato forma in Roma, il mondo, il tema che Fotografia – Festival Internazionale di Roma, ha scelto di portare nelle sale del MACRO di via Nizza per la sua XV edizione. E che patrocina le altre che troveranno invece spazio nel foyer del Goethe Institut da inizio febbraio, con PIU’ CULTURE – migranti nel Municipio secondo, progetto realizzato da Piuculture in collaborazione con l’ISFCI – Istituto di Fotografia e Comunicazione Integrata e patrocinato dal CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche, con il Municipio secondo.
Se Roma diventa chiave di interpretazione del mondo, il secondo municipio può essere facilmente specchio di una Roma che cambia. Dal quartiere popolare di San Lorenzo ai Parioli “bene”, il municipio contiene storie e vite diverse: quelle in transito che ogni giorno salgono sul tram 3, che taglia Roma a metà e intreccia quartieri tanto distanti fra loro, o quelle dei ragazzi di Civico Zero e A28, i fantasmi senza volto che arrivano e ripartono, sempre in silenzio. Ci sono quelle che si affacciano dalle vetrine dei fiorai senza orari di piazzale del Verano o quelle che nascondono la propria storia più intima negli androni dei palazzi di Piazza Bologna. Ci sono le vite che portano sul viso i segni del viaggio e il desiderio del ritorno, altre che desiderano solo integrarsi nella capitale più a sud del nord.
Le storie raccontate sulle pagine di Piuculture dal 2011 a oggi trovano forma visiva e artistica sulle pareti del Goethe e negli sguardi dei giovani fotografi dell’ISFCI. A partire dalle interviste e dalle narrazioni condotte dal giornale, scegliendo luoghi e temi è nata anche la narrazione visiva dell’umanità migrante che compone le strade dei quartieri: i negozianti, le donne, i ragazzi, l’emergenza abitativa, le coppie miste, la vita quotidiana. Così le fotografie raccontano un municipio che cambia: gli accampamenti dei rom sulle rive dell’Aniene, alle sue propaggini estreme, sopravvivono al tempo e agli sgomberi, mentre i negozi cambiano insegna e volto e i mezzi pubblici risuonano di molte più lingue.
Se Roma è davvero lente di ingrandimento del mondo e della sua globalizzazione, le storie locali sono descrizione di un fenomeno più complesso. E la fotografia, nella sua immediatezza, diventa specchio del nostro sguardo quotidiano su quel mondo.
Veronica Adriani
(11 gennaio 2017)
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