Conoscete Global Voices?

Marcell Shehwaro, giornalista siriana. Foto di Amer Sweidan.

“Mi siedo qui e aspetto con gli altri. Tiro fuori un libro arabo di Ibrahim Nasrallah, uno scrittore palestinese che parla di resistenza e amore. Ricordo quando sono stata un’attivista che combatteva per la libertà e la democrazia, che andava alle proteste e correva per ripararsi, e scriveva. Guardo il libro nella mia mano. Ora il mio più grande atto di resistenza è tenere in mano un libro arabo in aeroporto”.

 (Perché sono fortunata ad avere un passaporto siriano, Marcell Shehwaro’s Dispatches on Syria)

 

Marcell Shehwaro, giornalista siriana che scrive da Aleppo, è una delle Voci di Global Voices. Nei suoi Dispatches on Syria racconta quel che sui media non passa, lottando contro la strumentalizzazione delle notizie sul suo Paese. Anche poter leggere notizie scritte in Aymara, lingua parlata da una piccola comunità dell’America Latina, è Global Voices, Global Voices in Aymara.

 

“We believe in free speech: in protecting the right to speak — and the right to listen. We believe in universal access to the tools of speech. ..We are Global Voices.”

Questo è un estratto del Manifesto di Global Voices, GV, una rete internazionale no-profit  di volontari formata  da più di 1400 scrittori, analisti, esperti di media on-line, e traduttori.

Home page di GlobalVoices.org

Marisa Petricca, editor e coordinatrice insieme a Annalisa Merelli di Global Voices Italia, racconta attraverso la sua esperienza cos’è Global Voices e quel “giornalismo partecipativo” che lo identifica.

GV nasce presso il Berkman Center for Internet and Society della Harvard Law School nel dicembre 2004 come blog, da un’idea di Ethan Zuckerman, direttore del MIT Center for Civic Media, e Rebecca MacKinnon, giornalista della CNN, che insieme partecipavano a un convegno internazionale di blogger. Nel 2008 è poi diventato un ente no-profit indipendente registrato ad Amsterdam, Paesi Bassi. Il sito madre è in inglese, però a oggi viene realizzato in 45 lingue diverse, ognuno con gestione propria.

Nello scrivere la notizia seguiamo un format che, oltre alle informazioni base, riporta soprattutto le voci, il movimento intorno alla notizia. La storia non è solo una ma si snoda sui commenti dei social, sui blog, sui siti delle associazioni, voci che di solito non compaiono sui media mainstream.

Quando c’è una notizia da raccontare, per prima cosa lanciamo una call tramite mailing-list, che è il nostro modo di comunicare non avendo una sede fisica: magari io sono a Roma sul luogo della notizia, ma poi una persona di Padova si rende disponibile a seguire le reazioni sui social, così lo scriviamo a quattro mani.

Ecco cosa significa quel “giornalismo partecipativo”: il nostro particolare format ci permette di scrivere una notizia collaborando a distanza. Siamo sparsi in tutto il mondo.”

Annalisa Merelli e Marisa Petricca, editors di Global Voices Italia
Come Marisa Petricca ha scoperto GV?

Il mio percorso è iniziato totalmente per noia – sì sì è così – perché nel 2012 studiavo cinese alla Sapienza ed ero in crisi per gli esami. Il mio inglese non era il massimo così, per esercitarmi, ho scoperto questo sito e, visto che le notizie erano interessanti, mi sono detta “perché io che parlo inglese non le traduco in italiano?”. Ed ecco che ho iniziato come traduttrice.

Parlando Global Voices più di 40 lingue, le traduzioni sono fondamentali per la sopravvivenza del sito: “non abbiamo molti autori, perché non molti si trovano col nostro format ben preciso, magari rimangono un po’ e poi scompaiono. Stiamo cercando persone che con costanza coprano il ruolo di autori con un paio di pezzi al mese. Lanciamo una call!”

 …e il futuro di GV Italia?

“Crescere: in Italia, soprattutto, dobbiamo farci conoscere da più persone. Ad esempio si sta pensando di collaborare con le università, come già accade in altri Paesi.

GV è una grande famiglia umana, che ti permette di conoscere realtà che neanche pensavi esistessero e creare legami con tutto il mondo, abbattendo il muro della diversa lingua.”

Silvia Costantini

(22 febbraio 2017)

Leggi anche: