San Valentino, non solo la festa degli innamorati, ma anche la festa di chi ama il proprio Paese, l’Italia: un Paese nel quale è nato, è cresciuto, ha studiato, ha costruito una famiglia, ma che per una legge non ancora approvata non può definirsi un regolare cittadino. Queste ombre dell’Italia multiculturale, restano senza identità e spesso devono ritornare nel proprio Paese d’origine: un luogo che nella maggior parte dei casi non hanno neppure mai visto, essendo nati in Italia. Ogni martedì di febbraio Italiani senza cittadinanza sostenuti dalla campagna L’Italia sono anch’io si ritrovano davanti al Pantheon per chiedere a gran voce una legge che aspetta ancora di essere approvata. E a chiederlo non ci sono solo i ragazzi che si trovano in questa situazione ma anche chi è riuscito ad evitare queste difficoltà, per esempio sposandosi“Stavo benino nel mio Paese” racconta una ragazza “avevo un lavoro, studiavo, facevo l’ultimo anno di liceo. Dopo 4 anni abbiamo deciso con il mio fidanzato italiano di venire in Italia: ottenere la cittadinanza per me non è stato difficile, ero sposata. Per i ragazzi che non la possono ottenere, spero che possa essere approvata al più presto questa legge: i ragazzi che nascono e crescono qui in Italia hanno diritto a un futuro migliore perché è molto sgradevole andare in giro con il permesso di soggiorno e sentirsi negati tutti i diritti che hai acquisito dalla nascita. Ragazzi che hanno studiato, laureati, sono bloccati dalla cittadinanza che impedisce loro di entrare anche nel mondo del lavoro.” E’ il caso di Luca Neves, figlio di immigrati capoverdiani e giovane rapper nato e cresciuto a Roma che non si è mai spostato dalla capitale: eppure non ha una cittadinanza italiana che lo possa sostenere nel suo percorso da adulto e vive nel terrore di essere fermato e costretto a ritornare in un Paese che ha visto solo una volta da bambino. “Questo è tutto ciò che rischiano moltissimi ragazzi. E non solo.” Precisa Paula Baudet Vivanco, giornalista, segretaria nazionale Ansi e una delle fondatrici di #italiani senza cittadinanza “Non si possono costringere i bambini che crescono in Italia, che studiano nelle nostre scuole, (800.000 secondo il Ministero dell’Istruzione) a stare senza passaporto italiano, italiani senza cittadinanza, a vivere una vita piena di ostacoli e di difficoltà. Non puoi votare: io ad esempio ho votato per la prima volta nella mia vita a 33 anni. Questo non è giusto, non è segnale di una democrazia: hanno diritto di esprimersi e hanno diritto di difendersi dai discorsi d’odio che stanno dilagando in Europa e negli Stati Uniti”Basterebbe una legge, che per ora è bloccata al Senato: “La legge di riforma va votata, siamo già in ritardo: adesso deve essere calendarizzata e votata”.“Saremo qui ogni martedì” dice Filippo Miraglia, Arci e campagna L’Italia sono anch’io “con questo nostro passaportone per chiedere l’approvazione della legge, che ha il consenso degli italiani, più del 70%: è inspiegabile perché questa legge sia ancora ferma”.E un invito giunge a gran voce proprio da Paula Baudet Vivanco: “Vogliamo che i senatori vengano qui a guardare in faccia i bambini, quegli stessi bambini su cui stanno decidendo”L’appuntamento è per il prossimo martedì, 21 febbraio, alle 15:30, in attesa dell’ultimo giorno del mese in cui ci sarà la manifestazione nazionale: “verranno italiani senza cittadinanza da tutta Italia, ci sarà in contemporanea anche un corteo a Padova per tutti coloro che non potranno essere a Roma. Si sta coinvolgendo tutta la città”.
Elisa Carrara
(15 febbraio 2017)
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