Venti sacchi mortuari bianchi disposti l’uno accanto all’altro. Poco più in là una gabbia stipata con donne, uomini e bambini. In acqua giubbotti di salvataggio arancioni galleggiano sparpagliati. Non sono istantanee dell’ennesima “tragedia del mare”. Non è la Libia e nemmeno la Turchia. E non è un giorno qualunque. Nei palazzi romani – in Campidoglio e poi al Quirinale – i leader europei celebrano il 25 marzo, a 60 anni esatti dalla firma dei Trattati di Roma. Insomma il compleanno dell’Unione europea.Da Medici Senza Frontiere a Amnesty International passando per Intersos, Save the Children, A Buon Diritto e Baobab Experience, ieri oltre 40 Ong e associazioni hanno portato “il Mediterraneo nel cuore di Roma”, sulle rive del Tevere, per rappresentare plasticamente quello che accade ogni giorno a poche miglia dalle coste italiane. Per dire “no all’Europa dei muri, dei blocchi e degli accordi disumani”.“La bandiera dell’Europa contornata dal filo spinato simboleggia l’isolamento in cui si è chiusa l’Europa, un continente sempre più vecchio che ha tagliato i ponti verso chiunque voglia diventare nuovo cittadino”, ci spiega Gabriele Eminente di Msf Italia mentre sul palco allestito per l’occasione si esibisce un gruppo di percussionisti africani.“La gabbia ci ricorda le prigioni che noi europei costruiamo fuori dai nostri confini, lontano dai nostri occhi: i centri di detenzione in Libia, i campi profughi in Turchia e nei Balcani, luoghi dove sono bloccati milioni di persone”. Un “prodotto” , dice il direttore di Msf, degli accordi che l’Unione europea cerca di stringere con i Paesi di origine e transito nel tentativo di arginare i flussi migratori attraverso il Mediterraneo.Una rotta divenuta sempre più pericolosa e dove lo scorso anno quasi 5000 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le nostre coste. “I body bag servono a ricordare la strage nel Mediterraneo”.Del resto il messaggio lanciato ieri dalle rive del Tevere non era indirizzato solo ai leader europei, “sufficientemente cinici da non commuoversi nemmeno difronte alle tragedie vere”, osserva disincantato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Ci appelliamo anche ai cittadini di questo Paese chiedendo loro di resistere alle spinte razziste e xenofobe, ai discorsi del ‘noi contro loro’ di chi dice ‘prima gli italiani’. Per questo abbiamo portato il Mediterraneo nel cuore della capitale”.
Federica Giovannetti
(26 marzo 2017)
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