Phaim è un giovane ventunenne bangladese cresciuto nel quartiere multiculturale di Torpignattara, a Roma. Tutto nella sua vita trascorre tranquillo, tra matrimoni tradizionali e amici di seconda generazione, tranne una cosa: le ragazze.“L’amore nelle seconde generazioni è un argomento complesso per noi e invece non se ne parla mai, per quello ho deciso di raccontarlo con il documentario “L’amore di seconda generazione”, andato in onda su RAI 3 lo scorso giovedì, nel quale ho lavorato insieme a Alessandro Sortino e Francesco Medosi. Mi piaceva molto l’idea di far conoscere la mia cultura, così sconosciuta e così vicina, a tutti gli italiani che ogni giorno convivono e lavorano insieme a noi”, spiega il giovane che attualmente studia video design e film making allo IED (Istituto Europeo di Design) e lavora come video maker.Secondo Phaim il problema principale dei giovani bangladesi della sua età sono le ragazze. “La comunità bangladese quando sa che fumi, bevi o, come nel caso del documentario, ti fidanzi, inizia a guardarti in modo strano perché lo vedono secondo la tradizione islamica: prima di avere una ragazza, devi avere un lavoro, presentarla subito in modo ufficiale non solo ai tuoi genitori ma anche a tutta la comunità e infine ti devi sposare. Mia madre infatti, come si vede nel documentario, non vuole che mi fidanzi finché non trovo un lavoro. E’ tutto legato ad un fatto culturale e religioso. In questo senso, mi suscitano tanta invidia i miei amici italiani, loro si fidanzano e non devono pensare ad altro”, spiega.Secondo Phaim “i bangladesi sono molto chiusi e dovrebbero cercare di integrarsi di più con gli italiani. Penso anche alla mia famiglia: i miei genitori, non si sono mai voluti integrare con gli italiani, escono sempre con amici bangladesi. Ma sono fiducioso per il futuro e sono sicuro che i ragazzi di terza generazione saranno più integrati di noi. E’ per questo motivo che, in quasi tutti i miei documentari parlo della mia comunità, perché voglio mostrare la nostra cultura in Italia e cercare di attirare l’attenzione per creare curiosità verso di noi. Obiettivo che per il momento mi sembra di aver raggiunto perché dopo la pubblicazione del documentario, che ormai conta più di 40.000 visualizzazioni, mi sono arrivati tanti messaggi di persone che mi definivano “un esempio di integrazione”. Non mi aspettavo tanto successo”.Ma i documentari non sono l’unica passione di Phaim. All’età di 14 anni ha cominciato a pubblicare video su internet diventando Youtuber per poi acquisire professionalità nel girare a partire da videoclip musicali per la scena underground di Roma, video aziendali e diversi cortometraggi che gli hanno permesso di prendere parte a concorsi e festival.“Lo scorso dicembre ho partecipato al contest “call for Artist”, concorso per giovani film maker promosso dal Comune di Roma, con un cortometraggio nel quale facevo conoscere il quartiere di Torpignattara e grazie al quale ho ricevuto il mio primo premio per il miglior corto. Invece, l’ultimo video che ho girato, parla della cultura del Bangladesh connessa al lavoro creativo che non viene mai valorizzato dai nostri genitori. Per il momento non è stato pubblicato perché l’ho inviato al “Giffoni film festival”. Speriamo venga selezionato.”
Il prossimo obiettivo di Phaim è quello di portare a termine la tesi insieme ai colleghi dell’università e il lavoro per un’azienda per la quale sta elaborando una web serie. “Sono al terzo anno di università, prevedo di finire i miei studi a luglio e non vedo l’ora. Così potrò dedicare ancora più tempo ad altri progetti e documentari“. E chissà se, di concorso in concorso e di progetto in progetto, quell’obiettivo non si trasformi in una porta principale per avverare il suo sogno: diventare regista.
Cristina Diaz(05/04/2017)
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