“Qualunque siano le crisi dell’umanità, le sue trasformazioni e le sue innovazioni, c’è una cosa che non cambia mai: è che tutto cambia, sempre.”
Il cambiamento sarà il tema della XII edizione del Festival delle Scienze, che si terrà all’Auditorium Parco della Musica dal 11 al 14 Maggio 2017.
“Cambiamento che inizia già dal nuovo nome” come annunciato da Aurelio Regina, presidente di Fondazione Musica per Roma, il 19 aprile alla conferenza stampa di presentazione del festival, “che quest’anno ha un nuovo nome: National Geographic Festival delle Scienze”. La prima novità anticipa la collaborazione tra Fondazione Musica per Roma e National Geographic, al quale si aggiungono partnership prestigiose come l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Agenzia Spaziale Italiana e la collaborazione scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
“Di cambiamento si discuterà con filosofi, psicologi, linguisti, giornalisti, ci saranno laboratori, installazioni, piattaforme di gioco e conferenze.” Il sostegno del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca aprirà l’iniziativa alla partecipazione degli studenti dalle scuole alle università. “Quattro giorni in cui Fondazione Musica per Roma intraprenderà quello che spesso abbiamo definito: un folle volo alla base della conoscenza”.
“Natura e tecnologia che si incontrano per una sfida che è di tutti noi e di tutta l’umanità”, questo vuole simboleggiare l’immagine scelta come manifesto, spiega José Ramón Dosal Noriega, amministratore delegato di Fondazione Musica per Roma. “16000 posti, 100 laboratori per le scuole, 100 per le famiglie, 20 incontri, 10 documentari, una mostra fotografica del National Geographic, un bosco e anche qualche dinosauro, in un mix di eventi, dialoghi, conferenze rivolto a un pubblico di tutte le età.” Si parlerà di città future attraverso i Big Data con il fisico Geoffrey West, ma anche con l’antropologo Marc Augé, si rifletterà sull’impegno sociale con la cantante Patti Smith, arrivando alle supernove con l’astrofisica Sandra Savaglio. Non mancheranno dialoghi “innovativi” come tra i videomaker The Jackal e i presidenti Fernando Ferroni e Roberto Battiston, rispettivamente dell’INFN e dell’ASI. E molto altro ancora: calendario del festival.
Kathryn Fink, amministratore delegato di National Geographic Italia, “siamo convinti che la scienza, l’esplorazione e lo storytelling possano avere la forza per essere motori di cambiamento nel nostro mondo, per questo ci identifichiamo nel tema di questo festival della scienza, tanto che abbiamo deciso di dargli il nostro nome”.
Vittorio Bo, curatore del festival, illustra il percorso diviso in 5 ambienti tematici: Changing Future, Global Change, Next Tech, Our Evolution e Changing Economy. Quest’ultimo tratterà le sfide economiche e la lotta alla povertà con una conferenza, domenica 14, dal titolo “Come cambiare il mondo” dove si parlerà fra l’altro del reddito di cittadinanza.
“I temi che sono al centro di questo festival sono sani tentativi di far crescere le coscienze: un insieme di modelli educativi che smuovono la curiosità verso la comprensione di fenomeni che ci circondano fino ad attraversarci”, sottolinea Fernando Ferroni, fisico e presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. “La scienza, ma in particolare la fisica, è un punto d’incontro su cui non può esserci controversia: si lavora tutti insieme e si parla lo stesso linguaggio dal CERN di Ginevra al Medio Oriente col nuovissimo acceleratore di particelle, il SESAME. Di fronte ai problemi e alla curiosità intellettuale tutte le divisioni cadono, non ci sono barriere politiche, geografiche o religiose. Fuori nel “mondo normale” purtroppo non è così: l’evoluzione della conoscenza non riesce a stare al passo con il cambiamento sociale in cui il mondo si trova immerso. Spiegare il concetto di “chi è l’altro” richiede una trasformazione culturale, ma in una società in cui i cambiamenti dei fenomeni sociali sono esponenziali, non funziona. Si pensi all’idea dell’immigrazione cambiata in 10 anni in maniera drammatica: gli strumenti culturali non sono riusciti a stare al passo. Lo scienziato può essere un divulgatore, un promotore della conoscenza, ma non può sostituirsi al ruolo fondamentale della scuola. Come fa una scuola concepita nell’Ottocento, democratizzata a metà del Novecento, a funzionare nel 2020 con del personale che si è formato in un altro secolo? Bisogna ricominciare dai bambini! È la conoscenza che può portare innovazione e comprensione anche nel sociale: spiegare questo è la sfida.”
Il vicesindaco di Roma Luca Bergamo continua sulla stessa linea “in un presente in cui le categorie sociologiche non tengono più, c’è bisogno di riaprire la strada verso un rapporto consapevole con il futuro e di trovare gli strumenti adeguati per comprendere la complessità della situazione in cui viviamo: in questo la scienza è fondamentale“.
“Non è la specie più forte a sopravvivere, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”(Charles Darwin).
Silvia Costantini
(19 Aprile 2017)