Gli immigrati minacciano occupazione e sviluppo in Italia?
Il mondo ricco non può fare a meno dei migranti. In assenza di spostamenti migratori, tra il 2015 e il 2035 gli abitanti in età lavorativa cioè dai 20 ai 64 anni:
- Nei paesi ricchi diminuirebbero di 4,5 milioni l’anno;
- Nei paesi poveri aumenterebbero di oltre 42 milioni l’anno.
I dati demografici ci dicono che in Italia:
- I giovani con meno di vent’anni diminuiranno da 11,2 a 9,7 milioni,
- Gli ultra 65enni aumenteranno da 13,3 a 17,8 milioni,
- e per mantenere costante la popolazione in età lavorativa, ogni anno dovrebbero entrare 325.000 potenziali lavoratori, più o meno quanti ne sono entrati nell’ultimo ventennio.
Questi sono solo alcuni dei dati interessanti che con rigore, realismo e lungimiranza, vengono presentati nel libro di Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna, Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione, Laterza, 2016.
L’homo sapiens sta (ri)diventando anche homo vagans
La tesi di fondo dei due studiosi è che le nostre società siano caratterizzate da una sempre più diffusa mobilità territoriale e che le migrazioni siano “parte di un cambiamento più grande, che viene da lontano, e porterà lontano il cambiamento sociale”, quindi un effetto e un acceleratore del mutamento in atto. Gli italiani perciò sono costretti a fare i conti non solo con culture altre, ma anche con la ridefinizione della propria identità. Necessario, dunque, conoscere la realtà del fenomeno e non considerarlo un’emergenza.
Gli immigrati delinquono più degli italiani?
Nell’estate 2015 gli stranieri, per la gran parte in condizione irregolare, erano il 33% della popolazione detenuta, di questi il 42% con pene inferiori ai tre anni, mentre in alcuni settori: traffico di manodopera, tratta, sfruttamento della prostituzione, gestione del caporalato e spaccio, gli immigrati occupano posizioni di rilievo nelle gerarchie criminali.Se è vero che tra le prime generazioni di migranti c’è stata una propensione a commettere alcuni reati maggiore che tra gli autoctoni, essa è da attribuire alla condizione di marginalità più che a quella di straniero. Tale propensione tende a diminuire:
- Con l’aumento del reddito e del tempo di permanenza
- e con il ricongiungimento familiare.
Nel periodo 2004-2013 le denunce contro stranieri sono diminuite del 6,2% a fronte del raddoppio della popolazione straniera.
Integrazione a scuola e mobilità sociale
La scuola, pur essendo l’istituzione che fa di più e meglio per favorire percorsi di integrazione, tuttavia “non produce sufficiente mobilità sociale perché è inserita in una società immobile“.A fronte di una crescita degli alunni stranieri in Italia, passati dal 2,2% della popolazione scolastica nell’anno scolastico 2001-2002 al 9% nel 2013-2014, l’incidenza di ripetenze e ritardi tra gli stranieri (il 41,5% nella scuola media) rispetto agli alunni italiani (il 7,4%) e la propensione a scegliere gli istituti tecnici (38,5%) e gli istituti professionali (37,9%) rimandano a un problema di inadeguata integrazione non tanto dei figli degli stranieri quanto piuttosto dei figli dei poveri.
Caleidoscopio di culture: realtà e percezione
La coesistenza nello stesso territorio di una grande varietà di stili di vita, modelli di riferimento, religioni, contenuti culturali dimostra che la pluralità è diventata un aspetto fisiologico della realtà.Per quanto riguarda tempo libero, aspirazioni personali, aspettative lavorative, tra i ragazzi italiani e quelli stranieri c’è una sostanziale somiglianza, che cresce con il diminuire dell’età di ingresso in Italia ed è più evidente in rapporto ai ragazzi italiani appartenenti a classi sociali basse o medio-basse.Eppure nella percezione prevale un aspetto conflittuale. Strumentalizzazione politica dell’incertezza e della paura, ed enfatizzazione dei conflitti da parte dei mediafavoriscono una polarizzazione tra:
- costruttori di ponti che vedono nel meticciato culturale una promessa di futuro oltre che una tendenza inarrestabile,
- e costruttori di muri, orientati verso il ritorno e la chiusura identitaria.
Guardare al futuro con fiducia
Nelle conclusioni, il libro sollecita:
- il mondo della politica ad andare oltre la logicadell’emergenza, che finora ha prodotto leggi limitate agli aspetti del permesso di soggiorno e all’ingresso del mondo del lavoro;
- il mondo della comunicazione e della cultura a non enfatizzare conflitti e sicurezza e a gettare luce sui“sempre più evidenti effetti di incontro,di trasformazione, di arricchimento reciproco”: dal denaro che si muove e salva imprese, al sempre maggiore mescolarsi che aumenta le possibilità di scelta, ai fattori di conoscenza reciproca che ampliano gli orizzonti.
SCHEDAStefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna, Tutto quello che vi è stato mai detto sull’immigrazione, Laterza, 2016 (pagg. 150), 12 €.Un libro che con rigore, realismo e lungimiranza offre un quadro chiaro dell’immigrazione nel nostro Paese.Indice: 1.La forza dei numeri. 2.Aria fresca in un’economia in declino. 3.Un laboratorio d’eccezione: la scuola. 4.Viati da vicino sembriamo uguali. 5.Tutti delinquenti?. 6.Nuove schiavitù: la tratta sessuale. 7.I rifugiati non sono un’emergenza. 8.Il fattore C (come cultura). 9.Mamma li turchi! 10.Se non ora, quando? Il posto della politica. Conclusioni.
Luciana Scarcia(3 maggio 2017)