Seconda giornata di “Diritti e Rovesci”: dal mare agli hotspot, i diritti negati

“Il ruolo dell’Italia nell’Agenda Europea per la migrazione” è stato il tema centrale della seconda giornata del corso di formazione del Centro Astalli “Diritti e Rovesci”, organizzato in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana. L’incontro, moderato da Chiara Peri, responsabile Rapporti Internazionali del Centro Astalli, ha visto la partecipazione di Marco Bertotto, Responsabile Advocacy & Public Awareness di Medici Senza Frontiere e Lorenzo Trucco, presidente dell’ASGI, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione.Nel corso dell’incontro è stata presentata la proposta di riforma del Regolamento di Dublino che il Tavolo Nazionale Asilo aveva inviato ai parlamentari europei in vista della discussione sulla Riforma del Sistema Comune d’Asilo. In seguito a queste proposte della Commissione Europea, il Centro Astalli ha presentato nel gennaio scorso un documento di commento che esprime profonda preoccupazione, perché una tale riforma porterebbe a un grave e rischioso ridimensionamento del diritto d’asilo in Europa. Per il Presidente dell’ASGI Lorenzo Trucco, l’impatto di queste decisioni è grave, perché “è la prima volta che in maniera formale si dice chi ha diritto e chi no. Siamo ritornati a un sistema precedente la Rivoluzione Francese”. È il momento dunque di “dare vigore a un approccio diverso. Compito di noi giuristi”, spiega Trucco, “è quello di codificare e rendere comprensibile il vastissimo panorama giuridico in materia di migrazione”.La gravità di questo vuoto normativo è ben spiegata da Trucco in un’intervista che compare sul sito dell’Oxfam: “La nuova procedura hotspot, che prevede il rafforzamento delle operazioni di identificazione e registrazione dei migranti tramite l’affiancamento di funzionari dell’Unione Europea accanto alle nostre forze di polizia, di fatto lede il diritto di chiedere protezione internazionale, non è prevista dalle norme comunitarie ed è certamente contraria a quelle nazionali. Sono centinaia i casi di respingimenti differiti: persone sbarcate sulle coste siciliane, spesso ancora traumatizzate dal viaggio e da quanto vissuto in Libia, sottoposte a sommarie interviste di cui non comprendono la finalità e di conseguenza oggetto di un decreto di espulsione senza che la loro situazione individuale venga minimamente presa in considerazione”.All’ammonimento di Lorenzo Trucco, si affianca quello di Marco Bertotto che, raccontando i tre anni di ricerca, soccorso e prima assistenza medica nel Mediterraneo centrale operati da Medici Senza Frontiere, esprime un profondo dissenso per l’approccio dell’Unione Europea nei confronti della gestione delle migrazioni. “Nei primi mesi del 2015, dopo la sospensione dell’operazione Mare Nostrum da parte del governo italiano, si è registrato un forte incremento della mortalità in mare. E così MSF e altre ONG hanno continuato a colmare questo gap attraverso operazioni di soccorso in mare proattivo”. In questo senso il ruolo delle ONG è diventato cruciale. “La polemica contro questi salvataggi, che Frontex ha definito come generatori di un effetto-calamita che attirerebbe un numero sempre maggiore di migranti, di fatto si è rilevata superficiale, pretestuosa, oltreché menzognera, in quanto il numero dei migranti che fuggono dalle disumane condizioni vissute in Libia, non è accresciuto, ma il numero dei morti, quello sì, è stato sempre più alto”.Il tragico naufragio dell’ottobre 2013 a Lampedusa ha generato un picco di attenzione da parte dell’opinione pubblica sul tema delle morti in mare, ma ha anche portato alla necessità di combattere in maniera attiva il traffico di vite umane. “La polemica contro le ONG si è concentrata esclusivamente sul soccorso marittimo, ma da un punto di vista politico ignorare quello che succede in Libia vuol dire far finta di non comprendere la complessità del problema. Il vero dibattito invece deve vertere su due punti fondamentali: ovvero le modalità per evitare l’ecatombe nel Mediterraneo, ma anche lottare contro quello che c’è dietro queste stragi, ovvero i trafficanti”, spiega Bertotto, “al fine di evitare una orchestrata crisi umanitaria nel nostro mare”.Sulle proposte per un cambiamento della politica euro-africana e in particola modo sui corridoi umanitari, si discuterà mercoledì 31 maggio, nella giornata conclusiva del corso di formazione. I relatori Andrea Stocchiero (FOCSIV), Mauro Martini (IFAD) e Daniela Pompei (Comunità di Sant’Egidio) rifletteranno sull’alternativa possibile alle politiche attuali, al fine di trovare le soluzioni necessarie a garantire ai migranti la completa sicurezza e il rispetto dei diritti umani.L’ultimo incontro, aperto al pubblico, si terrà mercoledì 31 maggio nella sede della Pontificia Università Gregoriana a Piazza della Pilotta 4, alle ore 18.00.

Elisabetta Rossi

(29 maggio 2017)

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