Sono le otto e mezza. Il cortile dell’Istituto Maria Montessori in via Casperia si sta per trasformare in una riproduzione del Municipio II. E’ arrivato il giorno tanto atteso: i ragazzi del corso di Infomigranti scuola riporteranno il lavoro svolto durante il Laboratorio di giornalismo sociale ai loro compagni di classe. L’emozione è nell’aria, questi venti ragazzi, di diverse classi e sezioni del liceo si sono impegnati da gennaio in un progetto che li ha visti pian piano diventare giovani giornalisti e produrre un blog: Extra-romani. Da impacciati liceali alle prime armi, hanno scoperto gli strumenti del mestiere e sono cresciuti, “professionalmente ed umanamente”, come dice Camilla al momento della consegna del diploma. Si sono esposti, si sono sporcati le mani, si sono divertiti e a volte scontrati con gli inconvenienti di una professione, che li ha portati a scoprire, sempre con entusiasmo, realtà sconosciute.
“E’ stato un mettersi alla prova continuo” dice Andrea “ci ha aperto gli occhi ma anche il cuore” aggiunge Camilla “siamo entrati in contatto con persone che sanno cosa significhi soffrire ma che allo stesso tempo sanno donarti amore. Ci ha fatto crescere. Noi lavoravamo ma ridevamo anche, e quando fai un lavoro che ti porta gioia e divertimento penso sia la cosa più bella del mondo”.
Ora sono qui a raccogliere i frutti di quanto realizzato: la macchina organizzativa, provata il giorno precedente, si rimette in moto e fili e mollette vengono appesi alle pareti del cortile per esporre foto a colori formato A4 della loro esperienza e articoli del blog. Cinque aree, corrispondenti alle uscite fatte dai ragazzi, sono dedicate ad altrettanti stand. Una tenda, un sacco a pelo, un simil letto e una tajine piena di cous cous al pollo tritato e zenzero nell’area dei transitanti rappresentati da CivicoZero e Baobab; felafel, un tappeto a terra e tanti veli in quella della Grande Moschea; nuvolette con domande, una sagoma per la foto e un foglio con scaletta a quella per l’intervista. Lo stand della scuola di italiano per stranieri ha libri, lavagna e bandiere colorate; quello della cittadinanza un passaporto gigante, patatine e bitter. Varie sono le forme che i ragazzi hanno scelto per presentare il lavoro svolto ai loro compagni: chi con una scenetta, chi coinvolgendo il pubblico in attività, chi con entrambe le cose.
“Quando si parla di stranieri le loro realtà non emergono mai” dice Luca Falzi “noi le abbiamo vissute, abbiamo conosciuto le persone che ci stanno dentro. Non è solo il posto, sono le persone che in me hanno lasciato un segno, tutte”.
I ragazzi del Laboratorio provano e riprovano, c’è un gran da fare, c’è anche qualcuno che viene e deve scappare per un’ora a fare il compito in classe, e chi è bloccato con la simulazione della seconda prova, ma riesce comunque a essere presente per una ventina di minuti, impossibile mancare l’appuntamento.
Sono le dieci: le prime classi della sede di via Livenza sono già arrivate accompagnate dalle professoresse, altre di via Casperia scendono con o senza docenti, ma tutte vengono dotate di cartine con il percorso da seguire. Partecipano all’iniziativa anche due docenti dei licei Carducci e Avogadro, Lia Ghisani, presidente dell’associazione Piuculture, alcuni genitori e i professori della scuola responsabili del progetto.
Il Municipio II è stato riprodotto in 100 metri quadri di spazio e i partecipanti lo esploreranno proprio come hanno fatto i ragazzi del Laboratorio durante le uscite con le tutor.
Un’ora passa velocemente e, vinte le timidezze iniziali, tutti gli stand fanno le proprie attività con sicurezza crescente, all’avvicendarsi dei gruppi.
Sono le undici e un quarto. Ci si sposta in un’aula interna, allestita con foto, questa volta in A3, scattate nel corso del laboratorio, divise per tema. La consegna dei diplomi può cominciare: sono presenti le classi di via Livenza, i partecipanti al corso, le tutor, il dirigente scolastico, gli ospiti.
“Abbiamo sfatato lo stereotipo che avevamo sui liceali, un’esperienza assolutamente da rifare” dice Nicoletta del Pesco, direttrice di Piuculture.it .
Ogni tutor consegna ai suoi studenti il diploma accompagnandolo con un commento.
“Ciò che mi rimarrà di più di questa esperienza è la condivisone. Quella vera non quella superficiale dei social network. Quando guardi in faccia persone che sono in difficoltà questo è formativo: entrare in contatto con la parte emotiva ed emozionale, che è poi quello che ti rimane di più da questa esperienza. Penso che sia un corso che tutti dovrebbero fare, sia se diventeranno giornalisti o no. E’ un tassello di vita importante” dice Luca Cencioni.
“E’ stata l’esperienza più bella della mia vita, forse perché ho trovato un mondo che in parte è anche mio, incontrare delle persone che si battono per quelli che hanno problemi con la cittadinanza, che scappano per una ragione o per un’altra, e in qualche modo mi sono immedesimata in loro. Ho fatto tante cose che sette mesi fa non pensavo di poter fare, sono riusciti a farmi capire di credere in me stessa. Ehi, tu sei brava” sorride Lina.
La cerimonia si conclude, ma il lavoro non è ancora finito. Ormai sono diventati una squadra e tutor e studenti, come dei veri colleghi smontano insieme gli allestimenti.
Il momento dei saluti arriva e gli abbracci e i ringraziamenti sono allacciati e lunghi. C’è anche chi, commosso trattiene le lacrime a stento.
La prima edizione di Infomigranti scuola è stata un grande successo.
La crescita deriva dall’attività, non dalla comprensione intellettuale ricorda una citazione di Maria Montessori al centro della sala, ed è proprio questo che il laboratorio Infomigranti scuola ha posto come base e che la sua rappresentazione ha dimostrato oggi.
Elena Fratini
(05/06/2017)
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