Ius Soli: la politica rallenta e gli italiani senza cittadinanza si mobilitano con un flashmob il 21 giugno

#Italiani senza cittadinanaza al Pantheon (foto Giuseppe Marsoner)
#Italiani senza cittadinanaza al Pantheon (foto Giuseppe Marsoner)

Stop invasioni”, “No allo Ius Soli”, “Noi siamo italiani” sono solo alcuni dei cartelli che lo scorso giovedì 15 giugno sono apparsi in piazza Madama, di fronte alla sede del Senato, tra urla e spintoni durante il dibattito per l’approvazione dello ius soli, la legge sulla cittadinanza. Tensione anche in aula scatenata dai senatori della Lega che hanno inscenato la protesta con l’obiettivo di far sospendere la seduta, impedendo al Senato la decisione di incardinare subito il ddl sullo ius soli che dopo vent’anni di tentavi e il primo ok alla Camera il 13 ottobre del 2015 ha cominciato la strada verso l’approvazione definitiva.

Ma ancora più significativa era l’immagine dei ragazzi del movimento Italiani senza cittadinanza seduti nella tribuna dell’Aula del Senato con le facce sconvolte e “allibiti dal teatrino che si stava svolgendo in diretta, davanti ai nostri occhi. Consapevoli che adulti così diseducativi hanno nelle loro mani il destino di tanti piccoli Italiani senza cittadinanza”, spiega Paula Vivanco giornalista, segretaria nazionale Ansi e una delle fondatrici del movimento che il prossimo 21 giugno alle ore 17  davanti al Pantheon di Roma ha organizzato il Flashmob #GiugnodellaCittadinanza “per continuare a ribadire l’importanza di stare oggi più che mai dalla parte dei bambini e delle bambine di Italia”, spiega. “Inoltre, porteremo in piazza i palloncini tricolore che rappresentano i diritti non riconosciuti e appesi ad un filo di ognuno di loro”.Paula è arrivata a Roma da bambina per scappare dalle persecuzioni del regime di Pinochet e dopo un percorso lungo e travagliato è riuscita ad ottenere la cittadinanza. “Sono cresciuta a Roma dall’età di 7 anni e fino a 33 anni sono stata straniera. So cosa vuol dire vivere dipendendo da un permesso e non voglio più vedere altre persone nella mia stessa situazione, che ricevono ogni giorno una porta in faccia dal proprio Paese, l’Italia. Lo dobbiamo ai bambini e agli adolescenti di oggi e di domani”, spiega l’attivista.Un’esperienza condivisa attualmente da almeno un milione dei quasi sei milioni di cittadini stranieri residenti in Italia e dagli altri membri del movimento italiani senza cittadinanza seduti in tribuna insieme a Paula. E’ il caso di Fioralba Duma, giovane ventisettenne nata in Albania e arrivata a Roma all’età di dieci anni.“A noi del movimento importa poco dei partiti, noi vogliamo essere riconosciuti per ciò che siamo, italiani e fieri di esserlo. E in quanto tale ci dispiace vedere che c’è chi utilizza il regolamento del Senato per fare ostruzionismo o chi, peggio ancora, fa spettacolo contro una legge di civiltà rivolta a bambini. Bisogna ricordare anche che il testo della riforma si ispira ad una proposta di legge di iniziativa popolare resa molto moderata alla Camera nel quale si stabilisce finalmente un principio fondamentale: chi cresce in Italia è italiano”.Infatti, con l’approvazione della riforma circa 800 mila bambini nati in Italia da genitori stranieri o che vivono e studiano in Italia potrebbero ottenere la cittadinanza per nascita, nel caso in cui uno dei due genitori abbia il permesso di soggiorno a tempo indeterminato, ius soli temperato, o al termine di un percorso scolastico, ius culturae. Ma per far si che questo accada bisognerà aspettare fino al prossimo 23 giugno, dopo i ballottaggi delle amministrative, quando lo ius soli tornerà in aula di nuovo per essere votato.

Cristina Diaz21/06/2017

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