Fotografia di Vittoria Mannu“Una lingua è una patria”. Il pensiero di Emil Cioran, filosofo rumeno, riassume in estrema sintesi il senso del lavoro dei redattori e traduttori per la sezione In Romana di Piuculture. Nel 2013 il giornale ha inaugurato uno spazio per raccontare nella loro lingua d’origine storie, feste, difficoltà degli 88.771 cittadini rumeni e 8.623 moldavi che vivono a Roma. Conservando, così, un pezzettino di patria anche in Italia.Le notizie in lingua nella sezione In Romana. “Ogni settimana individuiamo articoli che riguardano i rumeni in modo diretto, come le feste di comunità o gli eventi dell’Accademia di Romania, o quei pezzi che contengono informazioni utili per gli stranieri”. Alina Barbulescu e Laura Mitrache, responsabili dei contenuti in lingua, lavorano al presente e progettano strategie future per arricchire la sezione rumena. Quest’anno hanno deciso di allargare la squadra, e insieme alla direttrice del giornale selezionano nuovi traduttori per dare ai lettori rumeni e moldavi una visione sempre più ampia e variegata della città e degli stranieri.“Conoscere sia il rumeno che l’italiano è il requisito necessario per i traduttori. Essere ben informati sulle realtà di cui parlano gli articoli, poi, è fondamentale per evitare traduzioni parola per parola, e per sottolineare al meglio l’idea che ogni pezzo trasmette. Una traduzione fatta bene richiede tempo, ma correggerne una fatta male richiede ne ancora di più”, spiega Alina.Come è nata la sezione. Nei 4 anni di attività la squadra di lavoro ha tradotto più di 170 articoli su cittadinanza, economia, religioni, salute, scuola e sport e 50 voci della sezione “Dove Trovo”, una mappatura dei servizi per gli stranieri presenti sul territorio del secondo municipio, a Roma. “Non tutti leggono in italiano, tanti non lo parlano bene, tanti lo parlano ma non lo leggono, per cui è importante venirgli incontro con degli articoli facili da leggere e da capire. L’idea è nata perché la comunità rumena e moldava è numerosissima, la prima a Roma, e sentivamo l’esigenza di riportare le informazioni più utili in lingua d’origine“, racconta Raisa Ambros, ex redattrice moldava del giornale, che ha contribuito alla nascita della sezione in lingua rumena e alla costruzione della rete di traduttori. “Tante persone passano 24 ore in famiglia, come le badanti o le colf, e non escono, non parlano con la gente, non leggono giornali. Però quasi tutti hanno accesso a internet e possono leggere gli articoli”.Il valore della sezione in lingua rumena. Se è vero che l’integrazione passa anche dalla lingua di destinazione, il punto di partenza è senza dubbio quella d’origine. “Un altro grande vantaggio è che la nascita della sezione rumena ha portato il giornale a focalizzarsi di più sulla comunità. Abbiamo dato importanza agli eventi, alla gente, alle istituzioni. Abbiamo raccontato la vita delle persone semplici e delle loro problematiche. Ognuno dei lettori si è potuto riconoscere nella storia degli altri. Ha potuto imparare qualcosa, non sentirsi solo”, racconta ancora Raisa. Il lavoro, ormai, l’ha portata in Gran Bretagna, ma è sempre pronta a contribuire con idee e suggerimenti, perché alla sezione rumena attribuisce innanzitutto un valore sociale, prima che comunicativo: “Alcune traduttrici di Piuculture sono ex professoresse moldave che in Italia fanno le badanti. Contribuire alla sezione. e quindi all’integrazione delle comunità moldava e rumena, per loro è stato di grande stimolo”.
Rosy D’Elia11 ottobre 2017
Se sei interessato a collaborare con la sezione “In Romana” di Piuculture o a ricevere maggiori informazioni sul ruolo dei traduttori, scrivi a redazione@piuculture.it.Requisiti: conoscenza della lingua rumena e italiana. Se hai una storia, un evento o un argomento di interesse per la comunità rumena e moldava, scrivi a redazione@piuculture.it. Considereremo la proposta nella nostra riunione di redazione.
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