Con l’arrivo all’aeroporto di Fiumicino di oltre 120 profughi siriani dal Libano, il 27 ottobre, sale a mille il numero di persone accolte in Italia grazie al progetto dei corridoi umanitari e si raggiunge, il “tetto” massimo di beneficiari previsto dal protocollo d’intesa sottoscritto tra gli enti promotori e il governo italiano.
120 profughi, 47 nuclei familiari, tra cui 54 minori e persino una coppia di novelli sposi, che sono stati ricevuti dalle associazioni, dalle parrocchie e dai volontari che li accoglieranno e li accompagneranno nel percorso di integrazione per avviarli all’indipendenza.
“L’abbiamo fatta grossa,” ha dichiarato Paolo Naso della Tavola Valdese. “Due anni e mezzo fa abbiamo iniziato con questo piccolo sogno, oggi abbiamo raggiunto la cifra di mille persone arrivate in totale sicurezza, e pochi giorni fa il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha annunciato che intende proporre un progetto analogo per far giungere, attraverso nuovi ‘corridoi umanitari’, 40mila persone in Europa. Inoltre, è stato aperto il protocollo per un altro canale umanitario che coinvolgerà il corno d’Africa. Ecco perché l’auspicio è che questo modello sicuro, legale e umano continui”.
Un progetto iniziato a febbraio 2016 e nato da un accordo tra governo italiano, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) e Tavola valdese che sta contagiando anche altri paesi, in Francia il 5 luglio i primi 16 arrivi dei 500 previsti in due anni, e che secondo il viceministro degli Esteri Mario Giro, “sarà rinnovato con l’obiettivo di far arrivare altri mille profughi in sicurezza e legalità e dargli l’opportunità di iniziare una nuova vita.”
E’ il caso di Leen e delle famiglie sbarcate a Fiumicino quasi due anni e che da allora vivono a Casal Damiano, nella campagna di Campo Leone vicino ad Aprilia dove tentano di costruire le basi di una nuova vita in pace, dopo la guerra.
“Anche se è stato difficile lasciare la Siria e la mia famiglia alle spalle, ho scelto la mia libertà, con la guerra non c’è più vita”. A parlare è la giovane ventiseienne Leen, proveniente da Damasco che durante questi mesi a Casal Damiano e insieme all’aiuto della FCEI, è riuscita a ottenere lo status di rifugiato e il livello B1 in italiano, elementi necessari per agevolare la ricerca di un lavoro.
“Purtroppo non è stato così. Ormai sono mesi che sono alla ricerca di un lavoro o di un tirocinio in qualsiasi campo, ma per il momento non sono riuscita a trovare nulla.” Una situazione che rispecchia anche quella dei tanti giovani nati e cresciuti in Italia. Ma Leen non perde né la speranza né il sorriso e anche se “non è facile cambiare la mia vita, conoscere un’altra cultura e una nuova lingua, sento che da quando sono in Italia ho ricominciato a sognare e ad immaginare il mio futuro. Vorrei diventare mediatrice culturale per aiutare le persone che scappano dalla guerra e non farli sentire soli, come spesso mi sentivo io appena sono arrivata in Italia. Penso che sia un lavoro perfetto per me visto che parlo arabo, inglese e sto imparando l’italiano, che devo ancora affinare.”
Le giornate per Leen a Casal Damiano sono molto tranquille, a volte anche troppo, anche se da quando si è fidanzata con un ragazzo italiano si sente più integrata e ha più amici. “Ma la mia famiglia mi manca tanto, parlo spesso con loro: vorrebbero andare via dalla Siria e iniziare una nuova vita in pace, lontani dalla guerra”. Una nuova vita che Leen spera possano raggiungere senza dover affrontare i rischi del viaggio in mezzo alle acque del Mediterraneo, ma che anche loro arrivino come lei, attraverso la via sicura del cielo.
Cristina Diaz
30/10/2017
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