“Aiutateci a rimanere vivi”, è questo l’appello lanciato su Youtube dai volontari dell’operazione Colomba, il Corpo di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, che si trova in Colombia in difesa della Comunità di pace di San José de Apartadò. Una piccola comunità rurale di non più di trecento persone situata nel nord del paese andino che resiste in maniera non violenta al conflitto armato colombiano che va avanti ormai da oltre mezzo secolo.“La comunità di pace di San José de Apartadó si è sempre impegnata a non partecipare al conflitto e lo ha dimostrato non portando armi, denunciando le violazioni commesse dai diversi gruppi armati e rifiutandosi di coltivare la coca. Queste sono scelte che si pagano in paesi come la Colombia e che purtroppo hanno trasformato la comunità in un bersaglio di tutte le organizzazioni armate.” A parlare è Alessandra, Coordinatrice di Operazione Colomba per la Colombia dal 2013.“Ho iniziato a lavorare come volontaria circa 10 anni fa. Prima ho svolto il servizio civile all’estero con la comunità Papa Giovanni XXIII, nello Zambia, dove ho vissuto per due anni, poi ho incontrato Operazione Colomba e non mi sono più staccata da loro. Abbiamo iniziato progetti in Kosovo, Palestina, Israele e infine, nel 2009, in Colombia con la comunità di pace di San José de Apartadó, realtà che poi non ho più abbandonato” spiega Alessandra, da poco rientrata in Italia. Un progetto, quello della Colombia, all’interno del quale i volontari di Operazione Colomba condividono con i leader ed i membri della Comunità di Pace le condizioni di povertà ed i rischi quotidiani e contribuiscono a ridurre la violenza accompagnandoli e proteggendoli nei loro spostamenti.“Queste persone hanno bisogno di una presenza internazionale che li scorti e che gli permetta di portare avanti le attività quotidiane,” continua Alessandra. “Con la nostra presenza non solo le proteggiamo ma facciamo anche da mediatori per cercare di risolvere i conflitti e denunciare le violazioni.”Nell’ultimo periodo trascorso in Colombia, Alessandra, ha assistito in dicembre all’attacco alla Comunità quando un gruppo di paramilitari ha cercato di uccidere German Graciano, il leader della Comunità di Pace.“E’ stata la prima volta che mi sono trovata di fronte ad un gruppo di paramilitari, ero molto spaventata. Per fortuna finora nessuno ha perso la vita però è necessario un intervento concreto delle forze dello stato colombiano che fermino queste violenze. Purtroppo, anche se qualche mese fa sono stati firmati accordi di pace, in Colombia si continua ad uccidere, in particolare chi difende i diritti umani.”Una situazione di violenza molto instabile che si è aggravata negli ultimi anni e che, nonostante le richieste di aiuto da parte dei volontari, ha visto più di cento attivisti morti solo nel 2017. “Il ritiro delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) è stata una bella notizia per la Comunità, ma purtroppo ha determinato la nascita di nuovi gruppi paramilitari dei quali,” come spiega Alessandra, “lo stato nega l’esistenza. Sono questi gruppi che pian piano stanno prendendo possesso del territorio. La guerra non è finita. Non basta firmare un accordo: la pace va costruita e anche se il percorso è iniziato, non possiamo chiamarla ancora pace.”
Cristina Diaz(31 gennaio 2018)
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