Si è da poco concluso il “Rome meeting, transiting migrants in large cities”, primo degli otto incontri previsti, fino a marzo 2019, da “Un Ponte per” nell’ambito del progetto “The route of solidarity”, finanziato dall’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura – Eacea. “L’iniziativa nasce dal movimento solidaristico nella rotta balcanica, dall’attivismo europeo che libero e spontaneo si è mosso in soccorso e a favore dei migranti e vuole sondare come ad oggi sia attivo nelle città e nei Paesi partner del progetto” spiega Eleonora Scarpelli, project manager per i programmi di asilo e immigrazione di “Un ponte per”.
Il primo incontro
Al primo incontro hanno partecipato attivisti provenienti da Spagna, Croazia e Grecia, ospitati presso la Città dell’Utopia, dove hanno avuto luogo gran parte degli incontri.“Il primo meeting è stato organizzato con l’idea di base di far conoscere il sistema ufficiale dell’accoglienza italiana, con tutte le ultime modifiche, come il decreto Minniti, ma soprattutto quelle realtà di attivisti, del cosiddetto terzo settore, che in qualche modo colmano i bug esistenti all’interno del sistema ufficiale” continua Eleonora.
Piuculture al Rome meeting
Il 24 mattina, dopo la presentazione dell’evento da parte di Martina Pignatti Morano, presidentessa di “Un ponte per”, la redazione di Piuculture ha aperto la settimana con attività rompighiaccio.Musica senegalese e teatro hanno permesso ai primi arrivati al Rome meeting di rilassarsi e di entrare nel vivo di quanto proposto.Una pila di giornali in un angolo, bastoncini colorati su cui scrivere il proprio nome, forbici, colla e carta da pacchi.La prima attività è stata quella di rappresentarsi con un collage su un foglio e spiegarlo a coppie, simulando un’intervista.Esposto l’operato del compagno al gruppo, tutti hanno legato polsi o caviglie con un filo di lana colorata, come nel cerchio delle storie africano, “perché quando condividiamo una nostra storia entriamo in una comunità che ci lega gli uni gli altri e questo è ciò che il giornale cerca di fare sul territorio, raccontare storie per creare legami e annullare la paura” racconta la redattrice di Piuculture che ha moderato l’evento.
“E’ stato un intervento importante perché ci ha permesso di presentarci come rappresentanti di organizzazioni ma anche come persone.” spiega Eleonora “Inoltre il momento ludico ha consentito di superare l’impatto emotivo iniziale di stare con persone che non si conoscono ma con cui si sa che si condivideranno cinque giorni intensi, dalle lezioni, alle attività di volontariato insieme agli attivisti della realtà romana, ai pasti”.
A conclusione, la presentazione del giornale e delle realtà di cui si è occupato negli ultimi sette anni “è stato bello vedere attraverso la narrazione di Piuculture quella che può essere considerata una contronarrazione che si oppone alla dominante. Le testimonianze raccolte nel tempo hanno permesso anche una visione d’insieme su molte delle realtà che poi abbiamo conosciuto nei giorni seguenti, anche su chi, come Barikama, non ha potuto partecipare per impegni pregressi”.
Esempi di volontariato a favore dei migranti
Nel Rome meeting non sono mancate trasferte, come quella presso l’Università di Roma tre per incontrare DI.FRO clinica legale universitaria e quelle al campo di Liberi Nantes e alla sede di Baobab experience.“Sono stati previsti incontri in cui gli stessi partecipanti stranieri potessero prendere parte attiva alle iniziative di volontariato presso la nostra città” spiega Eleonora “ci sono stati intensi momenti di confronto e di scambio. Importante è stato il contributo del Cpia 5 di Ostia, I.C PARINI: gli studenti, migranti e rifugiati che frequentano la scuola pubblica italiana, sono stati invitati a raccontare la propria esperienza ma hanno poi ribaltato la situazione chiedendoci non solo l’obiettivo del nostro progetto ma anche le loro prospettive in Europa. E’ stato utile perché ha evidenziato l’importanza di essere parte attiva alla pari, siamo un unico strumento. E’ necessaria l’esperienza diretta di tutti, da chi offre la sua professionalità all’interno delle navi, come Puoti, a chi vive da rifugiato nel territorio. Far sì che loro siano i nostri interlocutori e non solo i destinatari è stato un valore aggiunto del Rome meeting”.
Elena Fratini(06 febbraio 2018)
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