Sotto una pioggia battente, muniti di ombrelli ma anche di fiori e dell’imprescindibile libro di poesie di Hafez, alle 17.15 precise, nel momento esatto in cui il sole è entrato nella costellazione dell’Ariete, attraversando l’equatore, gli iraniani dell’associazione culturale italo iraniana, Alefba, “capitanati” dal decano Bijan, hanno festeggiato come ogni anno, l’avvento del Nowruz che coincide con l’equinozio di primavera, primo giorno del mese di Farvardin dell’ anno 1397 del calendario persiano. Insieme a loro, altre 300 milioni di persone in Medio Oriente e nei paesi dell’Asia centrale e nelle repubbliche ex sovietiche, hanno brindato al nuovo anno che ha fatto il suo ingresso il 20 invece che il 21 marzo. Per 13 giorni consecutivi in Iran tutto si ferma:nel lungo periodo di vacanza le famiglie si riuniscono tornando ai villaggi di appartenenza, oppure chi se lo può permettere compie dei viaggi all’estero. La speranza degli amici di Alefba, che rappresentano gran parte della comunità iraniana, presente a Roma tra le 2 e le 3 mila persone, è che la festa più importante dell’Iran sia riconosciuta ufficialmente da Roma Capitale come da diversi anni fanno sia la Casa Bianca che Buckingham Palace. L’appuntamento di fronte alla monumentale statua del poeta persiano Ferdowsi nella piazza omonima a Villa Borghese, è ormai rituale, tanto più da quando il Nowruz è stato ufficialmente registrato nella lista UNESCO del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità nel 2010. E anche ieri i partecipanti si sono riuniti festosi nel piazzale per leggere le poesie di Hafez e brindare al capodanno persiano.Poi tutti a casa per cenare di fronte all’ Haft-Sin, il tavolo, simbolo del Nowruz dove sono disposti i sette oggetti che rappresentano salute, ricchezza, rinascita, pazienza e tolleranza. A Tehran l’Haft -Sin invade le vetrine di tutti i negozi,che fanno a gara a chi lo prepara più grande e fastoso a seconda dello spazio a disposizione, ma anche gli androni dei i palazzi e i corridoi delle metropolitane. La gente fa gli ultimi acquisti, magari dei pesci rossi che devono essere presenti immancabilmente nella loro boccia di vetro a significare la vita che scorre. Qui a Roma, naturalmente, l’Haft Sin si trova solo negli appartamenti di quanti, pur vivendo nella capitale, non rinunciano a celebrare una festa tanto importante, preparata nel mese precedente di esfand con attività volte al rinnovamento e alla celebrazione di un nuovo inizio: dall’acquisto di nuovi abiti, alla pulizia approfondita della casa che viene addobbata con fiori freschi, al rinnovo di piatti, bicchieri e porcellane, fino alla sostituzione o alla riparazione di tutti gli oggetti che si sono rotti nel corso dell’anno.Abbiamo festeggiato il Nowruz a casa di Neda, una signora iraniana che vive e lavora a Tehran ma che nella capitale è venuta a trovare la figlia Nicole, felicemente sposata a un italiano, Danilo. Neda, che a Tehran ha lasciato l’altro figlio in compagnia di sua madre e degli altri parenti, ha voluto preparare la cena tipica del Nowruz: sabzi polo mahi, cio salmone con riso condito, tra le altre erbe, con il coriandolo fresco che lei e sua figlia hanno trovato solo nel mercato di piazza San Giovanni di Dio,zireh polo ba morgh, pollo con cumino, cipolla e una crosticina brunita di zafferano sulla sommità,morghe kari, sempre pollo, ma con il curry e la panna. Non poteva mancare per finire lo yogurt con cetriolo e pezzetti di aglio, simile allo zaziki e una sorta di croccante con pezzetti di pistacchio come dolce.Tutti cibi buonissimi per l’occasione innaffiati di un ottimo vino bianco, visto che l’Iran è lontano con le sue interdizioni alimentari. Sullo sfondo l’haft sin addobbato secondo la tradizione: “sono tutti oggetti che iniziano con la lettera S – ci spiega Neda – che si dispongono intorno al libro di poesie di Hafez. Sabzeh, una pianta di grano come simbolo di verde, natura e rinascita; Samanu, un dolce budino a base di germe di grano che simboleggia il potere e il coraggio; Senjed, olive persiane secche che simboleggiano la saggezza; Seeb, mele per augurare la salute; Somaq le bacche tipo datteri che significano pazienza e tolleranza; Serkeh, l’aceto per l’azione disinfettante e la pulizia; Sir, l’aglio simbolo della medicina”.Oltre ai sette simboli “obbligatori”, alcuni aggiungono un cesto di uova dipinte, auspicio di fertilità ,una candela, che secondo il culto zoroastriano simboleggia la luce e il bene; uno specchio che riflette le immagini della Creazione.Ma esauriti i riti della tradizione, terminata la cena, ecco gli auguri e i brindisi, proprio come a capodanno, e finisce che Neda e Nicole, accompagnate da Danilo, con i genitori e i nipoti che battono le mani, improvvisano una vera e propria danza persiana sulle note della musica tradizionale iraniana.Il 22 marzo alle 18.00 un ultimo appuntamento al Biocaffè letterario di via Ostiense dove si fondono insieme tutte le arti che accomunano 300 milioni di persone appartenenti a diverse etnie, che in comune hanno anche la celebrazione del Nowruz. Poesia, danza e musica dal vivo e la presentazione dell’abito della pace nell’ambito della sfilata di abiti tradizionali rielaborati in chiave contemporanea a cura della stilista curdo – iraniana Monireh Maleki.Leggi anche:Afshin e il Nowruz: tradizioni e speranze per il nuovo anno Preparandosi al NowruzPromuovere l’artigianato per i regali del Nowruz
Franca Corbaccio(22 marzo 2018)