Tre ragazzi, Leo, Josh e Mark, uniti da un’amicizia lunga ormai 5 anni nata grazie alla passione che condividono per il bowling. Nella vita di tutti i giorni fanno i commessi, gli studenti, i camerieri ma la loro vera aspirazione è quella di diventare giocatori professionisti di questo sport, uno dei più praticati nel paese di origine dei loro genitori, le Filippine.“Cinque anni fa ho iniziato a giocare insieme a mio padre e non ho più smesso. Lui è un giocatore professionista, gioca ormai da più di vent’anni, e oltre a trasmettermi questa passione mi ha insegnato le basi di questa disciplina”, spiega il sedicenne Josh che attualmente studia al liceo scientifico e da grande vorrebbe fare l’ingegnere. Josh è nato a Roma e anche se i suoi genitori si sono trasferiti nella Capitale italiana ormai più di vent’anni fa, lui ancora non è riuscito ad ottenere la cittadinanza italiana. “È abbastanza sciocca come cosa. Io sono nato qui, non capisco perché devo aspettare ad avere diciotto anni per diventare italiano a tutti gli effetti, mi sento già italiano al 100%.” Un problema che condiziona non solo la vita di tutti i giorni di Josh, anche le sue aspirazioni. “Sogno di giocare con la maglia dell’Italia ma finché non avrò la cittadinanza non potrò partecipare al torneo nazionale,” spiega il giovane che, scuola permettendo, si allena circa dieci ore a settimana. “Mia madre dice che facciamo troppi allenamenti e non vede ricavo, mio padre, invece, da giocatore professionista mi segue ovunque e mi corregge quando c’è bisogno, ma entrambi capiscono quanto sia importante giocare per me: sono una persona molto timida e questo sport mi ha permesso di fare amicizie e conoscere tante persone tra cui i miei compagni, Mark e Leo, con i quali mi alleno con la Asd B.C. Roma Tiam”.Come per Josh, anche per Mark giocare a bowling è un modo per socializzare, rilassarsi e divertirsi. Tant’è vero che ogni pausa lavoro è buona per indossare le sue scarpette e recarsi al bowling in Viale Regina Margherita per allenarsi. “All’inizio lo vedevo come un gioco ma pian piano è diventato una passione che ormai pratico da circa sei anni e la mia aspirazione e quella di farla diventare un vero e proprio lavoro”, confida il giovane ventiduenne che in ogni allenamento trova il sostegno dei suoi genitori, anche loro patiti dei birilli. “Sono riuscito ad avere la cittadinanza quattro anni fa, quando ho raggiunto la maggiore età, quindi il numero dei tornei ai quali posso partecipare attualmente è aumentato. Ricordo i momenti difficili che ho vissuto in passato quando venivo bloccato dal regolamento della Federazione per colpa della mancata cittadinanza. Per fortuna il mio allenatore e miei genitori mi hanno supportato sempre ed io ho continuato a giocare e a crederci.” La situazione si ripete anche per il suo compagno di squadra, Leo. “Molti amici miei mi chiedono: ma sei nato qui, com’e possibile che non hai la cittadinanza italiana? Non è assolutamente giusto. Per fortuna ho compiuto i diciotto anni da poco e adesso avere la cittadinanza italiana mi ha aperto tante porte nel mondo del bowling, fino al punto che sono andato a giocare anche nelle Filippine, non con la maglia della Nazionale ancora, ma sì come italiano al 100%.” Una bella esperienza che gli ha permesso di conoscere la Nazionale filippina di bowling e imparare nuove tecniche da mettere in pratica in Italia. “È uno degli sport più seguiti nel paese quindi lo praticano in tante persone e molti di loro lo fanno non solo come una passione ma come un vero e proprio lavoro. Adesso il mio sogno è andare in America dove ci sono tanti veri professionisti per poter giocare ad alti livelli.” E lancia un appello. “Mi piacerebbe invitare i giovani ragazzi italiani a conoscere questo sport. Il bowling non è solo un gioco ricreativo, dietro c’è un mondo intero da scoprire e perché no ampliare il proprio sguardo sulla cultura filippina.“
Cristina Diaz7/03/2018
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