“Quest’anno il rapporto Idos si è concentrato sul narrare il fenomeno migratorio con storie positive, i numeri sono sempre presenti ma sono state privilegiate le tante narrazioni e buone pratiche per contrastare l’allarmismo dei media e le fake news. L’intento del volume è narrare la qualità più che la quantità e rendere il rapporto uno strumento utile sia per gli addetti ai lavori che alla società civile” così Benedetto Coccia presenta il tredicesimo rapporto Idos il 7 giugno 2018 nell’auditorium di via Rieti a Roma.
I dati del rapporto Idos
I dati raccolti nel 2017 dimostrano come non sia corretto parlare d’invasione: “nel Lazio sono accolti il 13% dei migranti che risiedono in Italia, la maggior parte hanno un regolare permesso di soggiorno. Vengono per motivi di lavoro, di studio e per ricongiungimenti famigliari. Il 70% dei migranti del Lazio risiedono a Roma. Nell’ultimo anno alcune comunità sono cresciute” spiega Ginevra Demaio ricercatrice Idos che ha curato la pubblicazione del volume “ La crescita è avvenuta soprattutto nei Municipi I, V e VI dove risiedono persone d’origine cinese, rumena e bangladese. Si è anche registrato un positivo aumento delle imprese gestite da migranti: si tratta di 63.000. Cresce anche il numero di associazioni, contenute nel rapporto, che si occupano di loro e che fanno rete” Ginevra Demaio, conclude il suo intervento in modo positivo: “da uno sguardo attento sulla realtà dei fatti- è vero che veniamo bombardati da notizie allarmistiche, ma mi sento di dire che la migrazione può essere una bella storia”.
Il rapporto Idos e la salute dei migranti
Un altro aspetto importante legato al fenomeno migratorio è la salute sempre più a rischio. Aumentano i richiedenti asilo e rifugiati, cresce il dramma degli insediamenti informali in cui troppi migranti sono costretti a vivere, in condizioni sempre più rischiose per la loro salute fisica e mentale. “Queste situazioni, il lavoro nero e l’emergenza abitativa mettono a rischio la salute dei più poveri, le risposte a questi problemi non sono ancora sufficienti, c’è una barriera di accesso alle cure mediche per le persone più fragili”. Ha spiegato Filippo Gnolfo, membro del Gruppo Immigrazione e Salute: “le associazioni, a volte riescono a garantire il diritto alla salute, ma ancora manca l’equità e la pari dignità tra persone, la nostra Ong tenta di fornire le cure mediche in quanto esse non dovrebbero avere barriere d’accesso. Purtroppo le istituzioni non fanno il necessario per andare verso l’equità”.
Marzia Castiglione
(13 giugno 2018)
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