Su internet c’è ancora scritto che il “Day Hospital-Day Surgery 194”, reparto dedicato alle interruzioni di gravidanza del San Camillo, l’ospedale punto di riferimento che “macina” circa 3000 aborti all’anno (un terzo di tutta la regione), si trova in piazza Forlanini 1. In realtà da tempo il Centro è stato trasferito nell’edificio principale dell’ospedale, sotto al reparto maternità. Guai a fidarsi solo della rete!
Al San Camillo suscitò grande scandalo lo scorso anno, il concorso indetto dalla regione Lazio per l’assunzione di due ginecologi non obiettori che dovevano garantire – secondo il governatore Zingaretti – “la libertà di scelta e la salute della donna in applicazione di una legge dello Stato”. Furono presentati ricorsi dai medici cattolici, dalle associazioni, intervenne la stessa ministra Lorenzin che sostenne come il concorso fosse “incostituzionale” perchè minava la libertà di coscienza, ma alla fine il concorso si fece e i due ginecologi furono assunti. Il primario di Ostetricia e Ginecologia, dal quale dipende il day hospital e il centro di coordinamento sulla 194, però, resta un obiettore, anzi un’obiettrice visto che si tratta di una donna, la dottoressa Maria Giovanna Salerno. E’ noto, infatti, e l’abbiamo visto nelle interviste delle edizioni precedenti di “Piuculture” alle dottoresse Canitano (Ospedale Grassi di Ostia) e Agatone (Pertini di Roma) che hanno tracciato un bilancio dell’applicazione della 194 a Roma e nel Lazio, che se non si è obiettori di coscienza non si fa “carriera” in un paese cattolico come il nostro.
Un quadro della situazione a un anno da quella “battaglia” al San Camillo lo fa Giovanna Scassellati, responsabile da 18 anni del day hospital, grazie alla quale 3 anni fa è stato inaugurato, al primo piano, un nuovo reparto dedicato all’ aborto farmacologico con la Ru 486. Una donna bella e “tosta” , alla pari delle altre sue due colleghe, che non molla nonostante tutte le difficoltà perchè “non si può abbandonare la fascia più debole della popolazione delle donne”.Qual è la situazione a un anno dall’entrata in servizio dei due nuovi ginecologi?“Siamo sempre in 7 tra sotto e sopra. Corriamo tutto il giorno. Ci sarebbero 40 mila euro da investire – dice – per nuovi apparecchi indispensabili al nostro lavoro, ma non indicono la gara. Con la scusa del piano di rientro sono state eliminate le mediatrici culturali che erano fondamentali per avvicinare e comprendere i problemi delle donne straniere che costituiscono circa il 36% della nostra “utenza”. Abbiamo due ecografi fuori uso, uno è rotto da piu’ di un anno e l’altro sarebbe da riparare ma non viene nessuno ad aggiustarlo. Serve un nuovo aspiratore. Non abbiamo mai potuto, per l’ostilità degli infermieri, avviare il numero verde per le prenotazioni che eviterebbe a chi è già preoccupato per le proprie condizioni, di stare lunghe ore in fila dalla mattina alle 6 per “prenotarsi” fisicamente”.
Dopo tante speranze seguite all’apertura del nuovo reparto e all’arrivo di nuove “forze” il quadro è ancora così fosco?
Il reparto andrebbe chiuso, invece facciamo i salti mortali e assicuriamo 16/20 interruzioni al giorno con la pillola del giorno dopo, la Ru 486. Usiamo la sonda di uno dei due apparecchi che ci permette soltanto di vedere quando il sacco amniotico è stato espulso dopo l’assunzione della pillola, gli interventi li pratichiamo quando non sono evitabili perché è stato superato il tempo in cui assumere la pillola”.
Avete casi di “recidiva” e sono di più tra le straniere o tra le italiane?“Sì, sono soprattutto le straniere che si ripresentano, ma noi nel reparto tentavamo di fare anche prevenzione e informazione sulla contraccezione quando c’erano i mediatori culturali. Ora non si può più, se non per le italiane. La psicologa, la dottoressa Angelucci si occupa sia del colloquio di sostegno previsto dalla legge, sia di dare informazioni sulla contraccezione. Anche se la pillola anticoncezionale costa molto, non essendo un farmaco di fascia C, mentre l’interruzione in ospedale è gratuita”.
Pensa che ci sarà qualche giovane ginecologa che continuerà su una strada così difficoltosa dopo che lei sarà andata in pensione?”Per ora non ho nessuna intenzione di mollare”.
Francesca Cusumano(4 luglio 2018)
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