Paule Yao è una trentenne originaria del Camerun. Abita in a Roma da otto anni e siccome ha una laurea e un master in lingue, parla un italiano molto fluente e vive facendo la traduttrice dall’inglese e dal francese, sua madre lingua. Al tavolo della conferenza stampa indetta da Baobab Experience, per presentare la denuncia depositata in procura contro il ministro Salvini per istigazione all’odio razziale, Paule spicca per il colore della sua pelle e per l’abbigliamento che volutamente sottolinea la sua origine africana. La giovane di origine africana siede accanto al presidente di Baobab, Roberto Viviani, e all’avvocato Francesco Romeo che ha scritto e depositato la denuncia. Lei è stata la prima firmataria “in quanto cittadina italiana e come volontaria di Baobab dove lavoro in cucina “spadellando” per gli ospiti del centro”.I giornalisti vanno tutti da lei vogliono sapere particolari della sua vita da “nera” qui in Italia: com’è stata in questi anni? C’è differenza da quando è arrivata a Roma? Ma le risposte sono già nei numeri: negli ultimi due mesi sono state registrate 33 aggressioni a sospetta matrice razziale; 803 i reati dettati dall’odio contati dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori solo nel 2018; 1500 casi di violenza razzista da gennaio 2015 a maggio 2017; 73 mila tweet contro i migranti registrati dal monitoraggio dell’associazione Vox.“Quando sono arrivata a Roma – dice Paule – il massimo che poteva capitarti era che se stavi ferma al semaforo, aspettando che scattasse il verde, si avvicinavano delle macchine con ragazzi a bordo che ti facevano il verso delle scimmie , oppure capitava spesso di essere scambiata per una prostituta solo per il fatto di essere nera. A confronto con quello che sta succedendo oggi – aggiunge – sono “bazzecole”. E il clima generale che è diverso. E’ diverso il modo di relazionarsi con chi è altro da te, con chi arriva da lontano, da qualunque paese non europeo, ma soprattutto con gli africani, i neri”.Alla vigilia della presentazione a sorpresa da parte del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, di una proposta per abolire la legge sul razzismo, che la dice lunga sul clima politico di totale chiusura e anti – accoglienza che si è venuto a creare nel nostro paese con il governo gialloverde, l’apertura della conferenza stampa da parte del presidente di Baobab, Roberto Viviani, suona come una risposta anticipata al ministro. “Non si può più stare a guardare senza battere ciglio di fronte a iniziative – dice – dalla guerra contro le ong, agli slogan “prima gli italiani”, dalla votazione contro lo ius, all’episodio per cui abbiamo ritenuto di denunciare il ministro Salvini. Bisogna schierarsi: o da una parte o dall’altra, non esiste una zona grigia che ci può ancora far dire non sono razzista ma…”. L’avvocato Francesco Romeo spiega com’è nata la denuncia : “una sentenza della cassazione del 12 luglio ha ritenuto la frase pronunciata da un 45enne accusato anche di lesioni “che venite a fare qua…dovete andare via” una forma espressiva di odio razziale o etnico con finalità di discriminazione. Nella sentenza si legge che la frase andate via “era chiaramente espressiva della volontà che le persone offese, e gli altri cittadini extracomunitari presenti ai fatti, lasciassero il territorio italiano a cagione della loro identità razziale”. Il ministro – continua l’avvocato – ha delegittimato la sentenza a mezzo Twitter riproponendo, di fatto e ripetutamente, la stessa locuzione: ‘andate via’. Abbiamo ravvisato in questa frase il reato di diffusione di idee fondate sull’odio etnico o razziale. Nella denuncia che abbiamo depositato – aggiunge – alla quale dalla prossima settimana aggiungeremo integrazioni su altri reati di istigazione all’odio razziale, commessi da un rappresentante delle istituzioni pubbliche – c’è scritto: noi volontari, attivisti solidali, cittadini che credono nell’accoglienza e nei valori che trasmette, abbiamo deciso insieme all’associazione Baobab Experience di denunciare alle autorità il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per il reato di diffusione di idee fondate sull’odio etnico o razziale“. Ora saranno i giudici a doversi esprimere – ha concluso l’avvocato – accettando la denuncia e aprendo un’indagine su Matteo Salvini, oppure rigettandola ma fornendo le dovute motivazioni che si scontrerebbero con la sentenza della Cassazione”. In chiusura sono le parole di Paule le più accorate che suonano come un appello a tutti i presenti, ai cittadini in genere dotati di “senso civico”, a farsi avanti in prima persona. “Non possiamo più permetterci – dice la prima firmataria – di lasciare che a reagire siano sempre i soliti intellettuali schierati o la conventicola di volontari che si occupano per lavoro e per scelta di vita di queste problematiche. Il fenomeno migratorio –aggiunge Paule – non è un’emergenza ma un problema strutturale che andrebbe affrontato con soluzioni strutturali che il governo non si decide a mettere in campo. È tempo di agire in prima persona per cercare di capire, per andare al di là di quella che è la narrazione semplificata che ci arriva dai giornali, per sostenere con la propria convinzione un modello di convivenza diverso, aperto alle culture differenti dalla nostra”.
Francesca Cusumano
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