“Le operazioni di rimpatrio forzato sono sempre difficili in quanto tolgono la progettualità di vita alle persone migranti. Rappresentano non solo una sconfitta per la persona, ma anche per il paese che non li accoglie”, così Mauro Palma, Presidente del Garante Nazionale, interviene alla conferenza dal titolo: “Il Garante nazionale e la tutela dei diritti fondamentali nelle operazioni di rimpatrio forzato: resoconto di due anni di attività e monitoraggio”, tenutasi il 12 novembre 2018 a Roma nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, Piazza della Minerva 38.Il monitoraggio dei migranti forzati serve a sorvegliare la corretta conduzione delle operazioni di rimpatrio. Il garante nazionale è un organismo indipendente di monitoraggio dei rimpatri forzati, è stato istituito nel 2016 dalla Presidenza del consiglio dei Ministri. Scopo della conferenza è stato fare il punto di due anni di lavoro.
Sinergia tra il Garante nazionale e le altre istituzioni: i suoi compiti principali.
“Il garante manda periodicamente i rapporti delle operazioni di rimpatrio al Ministero dell’interno e della giustizia. È incaricato di seguire le persone che vengono rimpatriate aiutandole ad avvertire i famigliari, garantendo loro controlli medici prima del viaggio. Altro compito complicato, ma fondamentale, è formare degli esperti capaci di aiutare i migranti durante tutte le procedure di rimpatrio o di viaggio verso un paese terzo”, sottolinea Mauro Palma.
Garante nazionale: i numeri e le riflessioni
“Nel 2016 sono stati seguiti 22 voli, i paesi più frequenti come destinazioni sono stati la Tunisia e la Nigeria. 17 le operazioni di rimpatrio controllate e 663 è il numero delle persone rimpatriate fino ad oggi. Gli operatori formati sono 887”. Questi i numeri evidenziati da Massimiliano Bagagnini, responsabile dell’unità privazione della libertà e migranti del Garante Nazionale. .Seguire le operazioni di rimpatrio forzato è fondamentale per controllare che non ci siano azioni di violenza, anche se talvolta l’uso della forza è previsto per garantire la sicurezza in volo e il trasferimento di persone “pericolose” per l’Italia.Come evitare la violenza nei rimpatri? “andrebbero sostenuti i rimpatri volontari qualora non vi sia un rischio evidente nel paese d’origine.”, con questa riflessione Bagagni conclude il suo intervento. monitoraggio dei migranti forzati.
Collaborazione fra Garante e forze di polizia
Il prefetto Massimo Bontempi, direttore centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere, procede nell’analisi dei dati e nell’illustrazione delle procedure e della cornice tecnica professionale nella quale si muove la polizia di frontiera e il dipartimento di pubblica sicurezza e la polizia di stato che ha l’onere specifico di fare i rimpatri e spiega l’importanza e la collaborazione con il garante. “Nell’ultimo anno abbiamo registrato 22.519 arrivi con un calo del flusso in particolare da alcuni paesi come l’Egitto. In tutto nel 2018 ci sono state 1.100 operazioni di rimpatrio, di cui 63 con voli charter, di cui 3 congiunti con Frontex. Ciò è stato realizzato attraverso collaborazione tra Garante nazionale e il dipartimento di pubblica sicurezza. I rimpatri assistiti sono importanti per garantire il rispetto della dignità umana e la sicurezza del paese”. Un’attività così delicata necessità di efficace sistema d’azione che si basa sulla formazione del personale al quale spetterà il compito di assistere i migranti da rimpatriare, formazione in congiunzione con il garante che non dovrà basarsi non solo sull’aspetto tecnico ma anche sull’approfondimento della normativa dei diritti umani e della gestione dello stress. “Non percepiamo l’ufficio del Garante come una controparte ma una parte del sistema che deve lavorare tutto in una stessa direzione difendendo i confini con fermezza, ma con umanità” conclude il prefetto.
Il ruolo dei Garanti regionali
Bruno Mellano, Garante della regione Piemonte, parla a nome dei Garanti regionali per illustrare il ruolo importante, in prospettiva inter-istituzionale che cercano di svolgere i garanti regionali, “occorre partire da lontano L’Italia dall’inizio degli anni 2000 si è dotate di figure di garanzia. Non solo garanti delle persone detenute in carcere ma individuare altri luoghi di limitazione della libertà personale come CPT, CIE CPR dove i garanti hanno conquistato un ruolo nella vita delle persone che vivono ristrette in queste situazioni“. E’ stato significativo che otto garanti regionali e un garante comunale partecipassero al monitoraggio delle operazioni di rimpatrio forzato,” in quanto costituiscono una rete di garanzia utile e importante per il paese, con condivisione di metodi e stili. La possibilità di avere angoli visuali diversi, con i funzionari della prefettura, ha consentito di avere un quadro adeguato e la condivisione è stata preziosa”.
Conclusioni
A conclusione della giornata Mauro Palma sottolinea come si sia affrontato un tema “che porta con sé il dramma di chi lascia un luogo conosciuto ma invivibile, per un luogo ignoto e denso di un futuro possibile. Un tema che porta il dramma di chi non riesce ad arrivare, ma porta anche il compito difficile di chi in un paese deve garantire coesione sociale, inserimento non conflittuale, armonia, presupposti di una sicurezza che non sia security ma safety per tutti quanti,” che porti infine “uno modo di vivere insieme” e a governare governare il processo migratorio.E infine Mauro Palma si augura “che tutte le raccomandazione raccolte negli interventi servano a evitare a ognuno di noi di avere uno sguardo assuefatto che porta a non osservare, a non essere più in grado di vedere e questo dobbiamo evitarlo in una democrazia.”
Marzia Castiglione(13 novembre 2018)
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