“Mangiare cibo italiano, parlare e rispondere in lingua italiana, anche quando si rivolgono a me in arabo, avere amici italiani. Questo vuol dire essere italiano per me”, non saprebbe spiegarlo altrimenti Chouaib Bel Mouden, 25 anni, di origini marocchine. Anche per lui il Decreto Salvini ha conseguenze umane: le nuove disposizioni non toccano soltanto chi in Italia è arrivato da qualche mese, ma anche chi ci vive. Da sempre.
“Il 17 febbraio 2019 sarebbe dovuta scadere la mia pratica per ottenere la cittadinanza, ora il tempo di attesa si allunga di altri due anni”, dice Chaouib. Il decreto legge numero 113 del 2018 ha introdotto una serie di modifiche sulla cittadinanza e ha raddoppiato i termini entro cui si chiudono le procedure da 2 a 4 anni.
Decreto Salvini e cittadinanza: come cambia la legge
“So che, anche prima di questa legge, i tempi di risposta diventavano sempre più lunghi. Mi hanno cambiato le carte in tavola a pochissimo dalla risposta. Potremmo dire che aspetto la cittadinanza da 23 anni, da quando sono arrivato in Italia dal Marocco”. Chaouib è cresciuto a Treviso, non essere cittadino italiano gli ha tolto tante cose: “gite a scuola, occasioni di lavoro all’estero, la possibilità di votare, importantissima per me che seguo la politica”. Come lui, circa un milione di ragazzi e ragazze, secondo il gruppo Italiani senza cittadinanza.
Per loro la strada verso la cittadinanza diventa sempre più lunga e tortuosa. Il Decreto Immigrazione e sicurezza modifica la legge numero 91 del 1992 e introduce una serie di novità:
- all’articolo 8, viene abrogato il comma 2: prevedeva che il rigetto della richiesta poteva essere emesso solo entro due anni dalla presentazione della domanda di cittadinanza;
- un’adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER), diventa necessaria per richiedere la cittadinanza.
- il costo per le richieste di cittadinanza aumenta da 200 a 250 euro.
- il termine di definizione dei procedimenti viene raddoppiato: passa da 24 a 48 mesi, 4 anni.
- la cittadinanza viene revocata in caso di condanna definitiva per reati di terrorismo ed eversione.
Da sottolineare la retroattività della modifica sui tempi di attesa: come nel caso di Chaouib, si applica anche alle richieste in corso quando è stato approvato il decreto, il 3 dicembre 2018.
Decreto Salvini: sicurezza e revoca della cittadinanza
Ma non solo, il decreto modifica anche la legge numero 23 del 1991 e riconosce al Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro competente, la possibilità di revocare la cittadinanza italiana, mentre prima aveva soltanto il potere di concederla.
“Questo principio va contro l’articolo 3 della Costituzione: non è vero che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, in questo modo ci sono cittadini di serie A e di serie B, quelli naturalizzati”, commenta Marwa Mahmoud, 34 anni, tra gli esponenti del gruppo Italiani senza cittadinanza.
“Con il Decreto Legge Salvini si è avuta una controriforma“, dice Marwa. Grosse novità sulla possibilità di acquisire la cittadinanza in effetti si attendevano da anni, ma le aspettative erano ben diverse.
Decreto Salvini e cittadinanza: sfuma lo Ius soli
Il testo della riforma, che risale ad ottobre 2015, avrebbe dovuto introdurre la possibilità di diventare cittadino italiano per nascita, nel caso in cui uno dei due genitori avesse avuto il permesso di soggiorno a tempo indeterminato ovvero ius soli temperato, o al termine di un percorso scolastico, ius culturae.
A un passo dall’approvazione, dopo più di due anni e una pioggia di emendamenti, sulla possibilità di introdurre il principio dello ius soli è sceso il silenzio. E anche il gruppo di Italiani senza cittadinanza, che per mesi si è dato appuntamento tutte le settimane sotto le aule del Senato per sostenere la riforma, ha abbassato la voce.
Decreto Salvini e cittadinanza: una chiusura
“Non si tratta di una battaglia di destra o di sinistra, ma di una battaglia civile. Quando si è chiusa la legislatura, chi era al governo non è stato lungimirante”, dice Marwa. In questa partita della cittadinanza, intanto, il tentativo lento di un’apertura ha ceduto il posto ai passi svelti della chiusura.
“Per noi è stato un bagno di realtà: la politica ha in mente un paese molto diverso da quello che è”, conclude. Nelle sue parole c’è un’Italia delle comunità locali di cui ci si sente parte e in cui è ancora possibile fare la differenza, e un’Italia della classe dirigente in cui è più difficile cambiare le cose.
Nella prima la cittadinanza italiana non è una questione di documenti, mentre nella seconda, quella che prevale, Chaouib deve ancora aspettare due anni per diventare cittadino italiano e viaggiare per il mondo. “Come prima cosa voglio fare quel viaggio a Londra a cui non ho potuto partecipare quando ero a scuola perché non avevo i documenti”.
Rosy D’Elia
(16 gennaio 2019)
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