Il 21 marzo di ogni anno l’UNESCO festeggia la Giornata Mondiale della Poesia, riconoscendo all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo interculturale, nella comunicazione e nella costruzione della Pace. L’EUNIC, European Union National Institutes for Culture, di Roma è l’organizzatore della celebrazione di questa importante giornata, alternando di anno in anno un’accademia culturale come “madrina” dell’evento: per l’edizione del 2019 è l’Accademia di Romania.“Siamo già all’ottavo anno e avremo 12 paesi partecipanti”, racconta Oana Boșca-Mălin, Vicedirettore responsabile per i programmi di promozione culturale dell’Accademia di Romania in Roma . “Le bellezze di questa giornata sono tante, a partire dalla scelta non casuale del giorno che coincide con l’equinozio di primavera. Inoltre non sarà una maratona di poesie, ma la voce delle poesie europee nelle diverse lingue: un inno all’armonia e, perché no, alla gioia. Ognuno dei poeti reciterà infatti nella propria lingua, cosicché l’ascoltatore possa assaporare l’eufonia delle lingue europee mentre su uno schermo potrà leggere la traduzione in italiano”.Incontrare i poeti regala sempre forti emozioni, la poesia può essere più difficile da comprendere rispetto alla narrativa e il suo avvicinamento è spesso dettato da un misto di predisposizione, cultura e curiosità.Poesia e musica, binomio sempre vincente, accoglieranno l’ascoltatore giovedì presso il Conservatorio di Santa Cecilia: “il presentatore, Marco Dotti, non ha voluto incastonare i poeti in un criterio ben preciso. Reciteranno a coppie improvvisate al momento e la serata si aprirà con l’Introduzione e Rondò Capriccioso di Camille Saint-Saëns interpretato dalla violinista romena Angela Turchetta e dalla pianista italiana Giulia Loperfido, entrambe studentesse del conservatorio”.
Dinu Flamand: “Ombre e Falesie”, poesie oltre il limite del tempo e dello spazio
“Ombre e Falesie” è il titolo della raccolta di poesie di Dinu Flamand, poeta, giornalista e traduttore romeno. “Le ombre sono quelle del mio passato, dopo la scomparsa dei miei genitori. Dialogo con loro in presenza e in assenza ed evoco a un certo punto anche la figura di Ulisse come uomo che ha compiuto un viaggio. Con la mente ma soprattutto con l’anima ognuno di noi è sempre in viaggio. Ci sono monologhi, ma anche dialoghi con personaggi del mio passato, senza precisare la loro identità, a volte neanche la loro presenza certa, perché in alcuni momenti anche io mi sento un’ombra. Si crea così un limite temporale”, Flamand presenta la sua opera raccontando il percorso che lo ha portato alla stesura.Nella seconda parte della raccolta invece il limite diventa spaziale, “due limiti, lo spazio e il tempo, tipici della natura dei quali si percepisce l’esistenza tanto nella presenza che nell’assenza, fino ad arrivare a confondersi. Nello spazio puoi viaggiare con l’immaginazione nella stessa maniera che nella memoria dove si perde il limite del tempo. Le falesie, queste pareti sul mare, mostrano l’orizzonte facendo perdere la dimensione dello spazio. Sono al contempo un luogo di luce, ma anche nella luce rimangono le ombre e porto con me il mio passato”.Flamand viaggia in giro per il mondo durante la scrittura di “Ombre e Falesie”. Quando ha iniziato a scrivere la seconda parte si trovava nei dintorni di Genova, “l’anima del raccontare è vagante, è una narrazione permanente dove traduciamo l’ambiente verso l’interiore per affermare poi la nostra identità. La frammentazione è propria della poesia, ci sono chiari e scuri, chiarezza e confusione: quel che conta è l’intensità dell’emozione. La falesia è la promessa di una prospettiva verso l’esteriore, si affaccia sul mare e il cielo: il paesaggio assorbe l’ossessione e il continuo ricordo dei miei scomparsi, sempre presenti”.La scelta delle parole per un poeta è fondamentale perché è dettata dall’intensità dell’emozione, “non sei tu che decidi. Nulla è certo tra tristezza e gioia, non c’è un limite netto ma un’oscillazione permanente che si traduce in una certa malinconia. Tutto è in continua trasformazione, in metamorfosi, e le parole rispecchiano questo continuo mutamento”.
Giornata Mondiale della Poesia: l’enigma del traduttore, la scelta delle parole
“Una traduzione che riesca a dare integralmente quello che c’è nella lingua di partenza è impossibile” Smaranda Bratu Elian, traduttrice di “Ombre e Falesie, svela l’enigma della “giusta” scelta. “Ogni traduttore deve prendere la decisione di ciò che è più indispensabile trasmettere, rispettando, quando presenti, il metro e la rima. Può anche decidere che quel che conta è soltanto comunicare il sentimento e quindi prendersi la libertà di una traduzione libera. Ogni traduzione è una scelta: in che misura la vibrazione che sento in me è la cosa essenziale per quello che traduco”.L’italiano e il romeno sono due lingue romanze con molte affinità lessicali e anche melodiche.
Giornata Mondiale della Poesia: l’infinito di Leopardi e le 12 poesie
Sono passati 200 anni dalla stesura de L’Infinito di Giacomo Leopardi e l’Italia sceglie di dedicare la Giornata Mondiale della Poesia 2019 proprio alla celebrazione della sua bellezza e unicità senza tempo. Per le strade di Roma, manifesti ne ricordano i versi mostrando le diverse versioni fino a quella finaleL’INFINITOSempre caro mi fu quest’ermo colle,E questa siepe, che da tanta parteDell’ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatiSpazi di là da quella, e sovrumaniSilenzi, e profondissima quieteIo nel pensier mi fingo; ove per pocoIl cor non si spaura. E come il ventoOdo stormir tra queste piante, io quelloInfinito silenzio a questa voceVo comparando: e mi sovvien l’eterno,E le morte stagioni, e la presenteE viva, e il suon di lei. Così tra questaImmensità s’annega il pensier mio:E il naufragar m’è dolce in questo mare.Al contempo 12 poeti, di altrettanti paesi europei, danno voce con le loro rime alla poesia festeggiando la passione con il suono della propria lingua. Ecco un estratto di alcune poesie della giornata.
Hans Eichhorn per l’Austria
HEUTE NACHT HAT DIRdie Angst die Zunge aufgefressen. Heute Morgen ist dir aus Angst und Lust die Zunge wieder gewachsen. STANOTTE LA PAURAti ha divorato la lingua. Stamattinaper la paura e la voglia la lingua ti è ricresciuta,
Margarita Petkova per la Bulgaria
По въздуха усетих, че те има.Миришеше на ябълки и вино,на ризата ти, току-що изпрана,на твоята лула от морска пяна,на стари снимки и на нови книги,на въздух, разлюлян от мойте мигли,на пръстите ти, йодни от тютюна,на кратки нощи с бясно пълнолуние,на цвете, от градините открадното,на нещо неизказано и жадно,на лято, отпътувало със влака,на сянката ти, чакаща ме в мракаи на любов последна.Или първа.По въздуха разбрах, че си се върналDall’aria ho avvertito che c’eriProfumava di mele e di vino,della tua camicia appena stirata,della tua pipa di schiuma di mare,di vecchie foto e nuovi libri,dell’aria fatta vibrare dalle mie ciglia,delle tue dita, iodate di tabacco,di notti brevi con rabbioso plenilunio,di un fiore rubato dai giardini,di qualcosa di non detto e avido,di un’estate viaggiata in treno,della tua ombra che mi aspetta al buio,e dell’ultimo amore,o il primo.Dall’aria ho capito che eri tornato
Antonella Anedda per l’Italia
HISTORIAEAllor soffò il tronco forte, e poi\ si convertì quel vento in cotal voce”Dante, Inferno, XIIIEra lei, nel vapore salito dai cespugli ?La chiamai pur sapendo anche io come tantiche la risposta sarebbe stato il silenzio, eppure emisi un suonopercependo nella mite pazzia di quel richiamoil lembo di una stoffa, l’orlo di un gomito, la pelle.Due volte strinsi a vuoto il suo nulla due volte mi abbracciaifnché mi vinse il freddo. Rientravo nel vestiboloingombro di cappotti, di stivali infangati. Dalla cucinaveniva lo scroscio dei piatti nel lavabo, tutto imponeva di scacciarla,dettava le regole dei vivi nell’odore del cibo sopra il fuoco.“Non era lei” mi dissi- “ma una falce di nubeche correva curva in alto a lato della luna.”
Elizabeth Grech per Malta
BaħarInbill is-swaba’ ta’ saqajjafiku int,tbaħbaħli ħsibijieti,tlaħlaħli dmijieti.Nixxaħxaħ fiku niledil-ġwienaħf’darhiMareImmergo le dita dei piediin te,e tulavi i miei pensieri,risciacqui il mio sangue.Mi avvolgo in tee mi faccio nascerealisulla schiena
Anna Frajlich per la Polonia
TematyDno domowej rzeki zamulonegłos powraca odbity o skałyznów jest era poetów rozumnychchoć rozumu czasy nie nastałyprzyleciały już północne ptakinasza zima łagodniejsza dla nichkiedy dzień się wydłuży odlecąz dwojga ojczyzn w dwojakie wygnanie. MotiviIl fondale del fume domestico si è intorbidatola voce riecheggia rimbalzata dalla rocciaè ritornata l’era dei poeti assennatianche se non sono tornati i tempi del sennosono già arrivati gli uccelli del nordil nostro inverno è per loro più mitecon le giornate più lunghe voleranno viadalle due patrie verso un doppio esilio.
Pedro Mexia per il Portogallo
As gavetasNão deves abrir as gavetasfechadas: por alguma razão as trancaram,e teres descoberto agoraa chave é um acaso que podes ignorar.Dentro das gavetas sabes o que encontras:mentiras. Muitas mentiras de papel,fotografas, objectos.Dentro das gavetas está a imperfeiçãodo mundo, a inalterável imperfeição,a mágoa com que repetidamente te desiludes.As gavetas foram sendo preenchidaspor gente tão fraca como tue foram fechadas por alguém mais sábio que tu.Há um mês ou um século, não importa.I cassettiNon devi aprire i cassettichiusi: per qualche ragione li hanno bloccati,e che tu abbia scoperto orala chiave è un caso che puoi ignorare.Dentro i cassetti sai cosa trovi:bugie. Molte bugie di carta,fotografe, oggetti.Dentro i cassetti c’è l’imperfezionedel mondo, l’inalterabile imperfezione,la pena con cui ripetutamente ti disilludi.I cassetti sono stati riempitida gente debole come tee sono stati chiusi da qualcuno più saggio di te.Un mese fa o un secolo, non importa.
Dinu Flamand per la Romania
tăcerea lăţoasă – bătrâneţeaacestei singurătăţi fumegândca lâna pe oaia rămasă-n ploaieţine de cald sufletuluiumedă la atingereiar de crescut din trup îţi mai creştedoar umbraîntinsă lung pe falezăsemn că soarele îţi apuneiar de crescut din suflet îţi mai creştedoar spaimafrica vitalăil silenzio velloso – la vecchiezzadi questa solitudine fumigantecome la lana della pecora rimasta sotto la pioggiariscalda l’animaumida al tattoe il tuo corpo più non mette altroche l’ombralunga stesa sulla falesiasegno che il tuo sole tramontae la tua anima più non mette altroche lo spaventola paura vitale
Jan Gavura per la Slovacchia
Ako malou vecou pohnúť veci veľkéPred zreničkami sovymôžu rásť alebo tancovať stromy,môžu horieť lesy a v lome mlieť skaly,pútnici sa môžu modliť pred krížoma chlapi deliť na honcov a strelcov,ale len myš pohne tou tvárou,len myš zdvihne sovu a pustí ju v let.Come muovere cose grandi con una cosa piccolaDavanti alle pupille di un gufopossono crescere gli alberi o danzarepossono bruciare boschi e sgretolarsi pietre nella cava,i pellegrini possono pregare davanti alla crocee gli uomini dividersi in battitori e tiratorima solo un topo muoverà quella creaturasolo un topo solleverà il gufo e lo farà volare
Barbara Korun per la Slovenia
Vonj po človekuBaronissi, na vrtu Case della poesia, Via Convento 21Aže dneve žvečim svoje poročiloo delu z beguncinikakor ga ne spravim na papirtega vonjavonja po ljudeh po človekutega ostrega in sladkastega vonjamešanice urina izbljuvkov menstruacijske krvikrvi izrebkov potu prestrašenih ljudiže dneve žvečim to poročilome v sanjah žveči poročilome preganjakako naj povemOdore di creature umaneBaronissi, in giardino della Casa della poesia, Via Convento 21Aormai da giorni rimugino il mio resocontodel lavoro svolto con i profughinon ce la faccio proprio a buttarlo sulla carta quell’odoreodore di gente di creature umanequell’odore dolciastroun misto di urina di vomito di sangue mestrualedi sangue di feci di sudore di gente spaventataormai da giorni rumino questo resocontonei sogni è il resoconto a ruminare memi perseguitainsomma come dire
Aurora Luque per la Spagna
RealismoEl único final feliz es el de Ulises.Por lo demás, qué realismo en Grecia.Los amores se truncan, el deseose transforma en un fuego ingobernable,la ceguera convierte a un hombre en títere.Orfeo, solitario, se deprime.Fedra se rompe por un jovencito.De Ariadna se sirven como de un cerrajero.De Helena triunfa, en cambio,la belleza soberbia que quisiéramossaber escarnecida. La guerra ha sido inútil:¿cabe más realidad?No comieron perdices. Nunca fuerondemasiado felices los helenos.No nos dan para un guion americano.RealismoL’unico lieto fine è quello di Ulisse.Per il resto, quanto realismo in Grecia.Gli amori si recidono, il desideriosi trasforma in un fuoco ingovernabile,la cecità converte un uomo in burattino.Orfeo, solitario, si deprime.Fedra si strazia per un giovinetto.Di Arianna si servono come di un fabbro.Di Elena trionfa, invece,la bellezza superba che vorremmosapere sbeffeggiata. La guerra è stata inutile:può esserci maggiore realtà?Non vissero felici e contenti. Non lo sonomai stati troppo gli Elleni.Non sono fatti per la sceneggiatura di un film americano.
Michelle Steinbeck per la Svizzera
ich habe geträumtdu hast eine geküsstund dann habe ich dich zerstückeltdas stimmt doch nichtsagst duda glaube ich es selbst nicht mehraber es bleibt doch dieses bildwie ich deinen kopf an den haaren herumtrageho sognatoche tu hai baciato unae poi ti ho fatto a pezzima non è successodici tuallora non ci credo più nemmeno iol’immagine però restadi me che porto in giro la tua testa per i capelli
Balázs Szálinger per l’Ungheria
Fogolycsere után a hídFogolycsere után a híd még ott marad kicsit.Hálálkodás könnyűfekete szőnyege gurul át,Hajnalodik. A tereptárgyak egyenként kipakoljákÉleiket a fűre, és lábujjhegyre állnak, hogy látsszanak.Valahol már nem lehet úgy csinálni valamit,Ahogy addig. Valaki máshogy fog tenni-bánniValakivel, aki mától nem ugyanaz az ember.A híd fölött a pékség illata, hajnali zaja áll be.Kőfejtők a város fölötti zöldben, úgy is mintA polgárosodás boldog sebei, világítanak.Fel is gyullad a Nap, ez a környék ilyen akar maradniMindig, egyenletesen lépked a bőség felé.A fák ragyogni kezdenek, mozogni, mosolyogni,Földrész fölött enyhülés híre száll. Úgy is,Hogy közben valakinek, aki nem számít, hova áll,Kétségei vannak, ér-e annyit, amennyit érte adtak.Dopo uno scambio del prigioniero il ponteDopo uno scambio del prigioniero il ponte resta lì, ancora per un po’,Si voltola il leggero tappeto nero della gratitudine,Albeggia. Uno per uno il paesaggio gettaI suoi contorni sull’erba, e si mette in punta di piedi per farsi vedere.Da qualche parte qualcosa non sarà piùCome prima. Qualcuno tratterà in altro modoColui che da oggi sarà un uomo diverso.Sopra il ponte salgono odore e rumorìo mattutino di panetteria.Nel verde sopra la città, cave di pietra,Emanano luce, come ferite felici dell’incivilimento.Si accende il Sole, e i dintorni vogliono restare sempreCosì, procedono dritti verso l’abbondanza.Gli alberi iniziano a splendere, muoversi, sorridere,Arriva una notizia di disgelo nel continente.Intanto qualcuno che non conta dove andràHa dubbi se il suo valore equivale al denaro ricevuto
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