Si è concluso sabato 27 aprile Il silenzio che offende. L’Alfabeto delle parole che ci mancano, progetto di cui gli studenti della III E del Liceo Classico Pilo Albertelli sono stati apripista e protagonisti. I redattori in erba, capitanati dalla docente Michela Nocita, che ha seguito con dedizione e entusiasmo tutte le fasi del progetto, si sono misurati con una vera e propria redazione tra i banchi di scuola, coordinati dalle tutor, le redattrici di Piuculture, affiancate da Luciana Scarcia che ha ideato il progetto e da Nicoletta del Pesco Direttrice del giornale.
Il “compito” dell’Alfabeto
“L’Alfabeto” si colloca all’interno del più ampio progetto del MIUR “Occhio invisibile” in collaborazione con il MiBAC. Un progetto culturale, educativo e formativo che nasce con l’esigenza di ritrovare il senso di quelle parole che, dimenticate, abusate o inflazionate, sono forse oggi svuotate del loro pieno significato. Il linguaggio corrente, quello politico o mediatico, riesce a vivificare parole come “persona” o “umanità”, senza che queste siano parte di slogan recitati? L’Alfabeto cerca questo: un significato che deve essere riscoperto, approfondito, ridisegnato, che deve ritrovare la sua ragion d’essere nel pensiero, nella riflessione, ma anche nell’esperienza di ascolto dell’altro; le coppie di intervistati, un italiano e uno straniero, hanno dato infatti una loro personale definizione delle dieci parole estratte in classe, raccontando il proprio lavoro e il proprio vissuto.”Persona”, “Armonia”, “Mitezza”, “Umanità”, “Ospitalità”, “Quaderno”, “Limite”, “Buonsenso”, “Normalità”, “Zolla”, le parole che costituiscono il cuore del lavoro.Attraverso le interviste, gli studenti hanno avuto modo non solo di utilizzare sul campo gli strumenti del giornalista appresi in classe, ma anche di conoscere storie, ricordi e speranze degli intervistati, rappresentanti di dieci “categorie”, ognuna associata a una parola estratta: sono stati intervistati “Medici”, “Portieri”, “Docenti universitari”, “Artisti”, “Nonni”, “Volontari”, “Ex-detenuti”, “Insegnanti”, “Attori” e “Fotografi”.Taccuino, registratore, una buona scaletta di domande e i giovani giornalisti sono scesi in campo.
Il lavoro in classe
Elisabetta Rossi(30 aprile 2019)
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