La 76 Mostra d’arte cinematografica di Venezia sembra abbandonare la tendenza che aveva caratterizzato le ultime edizioni dove era stato riservato un ruolo rilevante alle pellicole su temi legati alla politica e all’immigrazione, Venezia 76, che prende il via il 28 agosto e si conclude il 7 settembre al Lido, sceglie una piega più intimista.
La politica in secondo piano
Le tematiche politiche rimangono la cifra di alcuni autori come Robert Guédiguian con Gloria Mundi, Matthew Michael Carnahan – sceneggiatore esperto di serie e film come Leoni per agnelli con la regia di Robert Redford presentato a Venezia nel 2013 – che sceglie nel suo primo lungometraggio, Mosul, di raccontare la storia vera, con un cast incredibile, di una squadra speciale di soldati iracheni che combatte l’Isis o anche della controversa presenza di Polanski con J’accuse sul caso Dreyfuss, tratto dal romanzo di Robert Harris già autore di The Ghostwriter. Mentre No7 Cherry Lane: Una lettera d’amore a Hong Kong , diretto e sceneggiato da Yonfan, malgrado sia ambientato a Hong Kong negli anni’70, periodo di movimenti clandestini di natura politica, è in realtà l’occasione, spiega il regista, per raccontare “una disperata storia d’amore che dà vita a migliaia di immagini disegnate a mano”.
In primo piano: le donne
Gli argomenti intimisti tendono quindi a sostituire tematiche sociali e politiche e tra i protagonisti prevalgono le donne. “É ingente il numero di film, scelti a questa 76 mostra d’arte cinematografica di Venezia, che affronta il problema della condizione femminile nelle società contemporanee” spiega Alberto Barbera, direttore de la mostra “Anche se non si tratta di film diretti da donne che sono ancora, purtroppo, una percentuale esigua.” Infatti le registe in concorso sono solo due e il fatto che siano il 20% in più rispetto al 2018 è dovuto alla loro presenza significativa nelle sezioni corti e VR.Fra le donne sono soprattutto le madri a essere raccontate: genitrici, madri biologiche, madri adottive, fino alla rappresentazione della sofferenza per l’abbandono contemporaneo della mamma e della madrepatria in This is not a burial , it’s a resurrection di Lemohang Jeremiah Mosese, originario del Leshoto, selezionato per Biennale College.Torna a Venezia, questa volta in Concorso con The perfect candidate, Haifaa Al-Mansour nata in Arabia Saudita, già regista de La bicicletta verde e di Mary Shelley. Haifaa Al-Mansour racconta di una giovane dottoressa che combatte la società conservatrice e maschilista del suo paese presentandosi alle elezioni e dà, ancora una volta, voce alle donne saudite solitamente private di questa opportunità.Anche nella Kabul di oggi è difficile per le donne esprimersi malgrado ciò Sahraa Karimi in Hava, Maryam, Ayesha segue tre donne, diverse fra loro, e le filma nella loro vita quotidiana nella capitale afghana, il film sarà presentato nella sezione Orizzonti. Analogamente a Verdict opera prima del giovane regista filippino Raymund Ribay Gutierrez dove si narra di una moglie violata dal marito. Il film è un’amara testimonianza delle prevaricazioni che subiscono le donne filippine delle classi più umili.
L’immigrazione sullo schermo
Sempre in Orizzonti viene proiettato Sole di Carlo Sironi che racconta della giovane Lena, incinta, che arriva in Italia per vendere la bambina che ha in grembo. L’immigrazione emerge dalle pieghe di alcune storie anche se con meno insistenza che in passato.In concorso c’è solo un lungometraggio: The Painted Bird, fortemente voluto dal regista ceco Václav Marhoul dopo aver diretto Tobruk, che riporta alle tematiche dei migranti per esplicita dichiarazione dell’autore. Il film è tratto dal romanzo del controverso scrittore Jerzy Kosiński, autore di Oltre il giardino dal quale è stato tratto il film di successo con protagonista Peter Sellers. Václav Marhoul non definisce The Painted Bird né un “film di guerra” e neppure una pellicola sull’Olocausto. “ll messaggio senza tempo del viaggio e della sofferenza di un bambino ebreo che da solo attraversa l’Europa durante la II guerra mondiale è particolarmente attuale oggi. I problemi migratori, i pregiudizi xenofobi e l’odio hanno reso questo messaggio urgente”. Anche il Leone d’oro Gianni Amelio nel corto Passatempo torna dopo venticinque anni da Lamerica sul tema delle migrazioni. La storia è quella dell’incontro fra un anziano professore e un giovane, distinto, ragazzo del Mali che si sfidano in un cruciverba impossibile nel quale bisogna sapere le risposte, prima di conoscere le domande. La volontà è descrivere con un allegoria la società attuale fra muri e morti in mare dove per risolvere i problemi “si spinge l’umanità verso la disumanità”. Passatempo è l’evento speciale fuori concorso che apre la quarta edizione di Short Italian Cinema, nell’ambito de La settimana Internazionale della critica dove viene presentato anche Tony Driver di Ascanio Petrini. Il protagonista Pasquale è di Bari, ma si fa chiamare Tony perché a 9 anni si è trasferito con la famiglia negli USA. Da adulto fa il tassista, ma come secondo lavoro trasporta migranti illegali negli Stati Uniti attraverso la frontiera messicana. Per questo viene arrestato e deve scegliere: andare in prigione in Arizona o tornare in Italia.
Sconfini: opere senza vincoli di genere, durata e destinazione
Sconfini sembra essere la sezione che ospita il maggior numero di film connessi alle problematiche legate alle migrazioni a partire da American Skin di Nate Parker già autore di The Birth of a Nation. É la storia di un veterano di colore della guerra in Iraq il cui figlio viene ucciso dalla polizia in un normale controllo, il padre non si rassegna al fatto che il colpevole non sia punito e organizza un particolare processo. Alla proiezione a Venezia sarà presente, in segno di supporto, anche Spike Lee regista celebre per i suoi film che hanno come protagonisti gli afro americani. Ancora donne protagoniste in Les épouvantails del tunisino Nouri Bouzid, il regista che si definisce “un cineasta della società civile” racconta gli sforzi per ricostruire la propria vita di Zina e Djo, due ragazze ventenni, che rientrano in Tunisia dal fronte siriano dopo essere state sequestrate e violentate. Last but not least il documentario Beyond the Beach: The Hell and the Hope di Graeme A. Scott e Buddy Squires, fra gli ultimi film selezionati per la 76 Mostra di arte cinematografica, racconta il lavoro dei volontari di Emergency nei teatri di guerra del mondo.
Nicoletta del Pesco(22agosto2019)
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