“Esistono sia un’identità mediterranea, sia una storia del Mediterraneo di cui l’Italia fa parte ed è quindi necessaria per gli italiani la consapevolezza di far parte di questa Storia Comune”. Sin dal 2009 Francesca Bellino, scrittrice, giornalista che ha appena dato alle stampe il suo ultimo libro: “Il Canto libero delle stelle mediterranee”, pubblicato dalla casa editrice Fusibilia, ha trattato il tema del necessario incontro tra culture diverse. Prima ne “Il prefisso di Dio”, dove la protagonista cerca un “undicesimo comandamento”:un invito al rispetto dell’altro nelle nuove società plurali, poi nel romanzo “Sul corno del rinoceronte”, premio Narrativa Maria Teresa Di Lascia 2015.



Umm Kalthum la “signora delle signore”(Sitt al kull)
Un monumento intoccabile, una piramide o un obelisco egizio, ma al contempo “madre” di tutti come indicato dal nome che si era data, Umm Kalthum è stata la voce del popolo egiziano, la Stella d’Oriente. Ogni giovedi per 5 ore l’Egitto intero si fermava, alla sera, per il rito irrinunciabile dell’ascolto alla radio dei suoi concerti.Nata nella vasta provincia egiziana all’inizio del ‘900, sin da bambina Umm aveva mostrato un grande talento per il canto, ma poiché era considerato sconveniente in quegli anni per una donna cantare in pubblico, suo padre la vestì da ragazzo durante le sue numerose esibizioni itineranti lungo la regione del Delta. E’ grazie al poeta Ahmad Rami, innamorato di lei a prima vista, che la ragazza di campagna inizia la sua ascesa. Rami, colto e raffinato, compone decine di strazianti canzoni d’amore per lei ispirate soprattutto alla frustrazione generata dal desiderio non corrisposto. Negli anni tutti i migliori poeti come Ahmad Shawqi e i migliori compositori, da Zakariyya Ahmad fino al poliedrico Muhammad Abd al-Wahhab, collaborano con lei che diventa la “stella d’Oriente”.

Fairuz la Nostra ambasciatrice presso le stelle
L’altra “star” del mondo arabo che secondo alcune fonti ha venduto nella sua carriera, ancora in corso, più di 50 milioni di dischi è la libanese Fairuz, al secolo Nouhad Haddad. A differenza di Umm, che veniva dalla campagna e non aveva compiuto studi particolari, Fairuz, che in libanese vuol dire turchese, cresce nell’ambiente culturale della capitale, seguendo fin da bambina i corsi del Conservatorio. “Non esiste un arabo – si legge – che non abbia mai ascoltato una canzone di entrambe”. I loro repertori, se pur diversi, fanno parte di un patrimonio comune e, nelle generazioni più adulte, è ancora un’abitudine irrinunciabile ascoltarli. Fairuz la mattina, Umm Kalthum la sera”. Nata nel 1935 e tutt’ora in attività Fairuz impone subito un nuovo modello di artista che pur essendo donna non canta solo l’amore, ma spazia dalle guerre all’esilio, fino alle problematiche ambientali.

Asmahan, la principessa drusa
Completamente diversa dai due “mostri sacri” del panorama musicale arabo – musulmano è la principessa siriana, Asmahàn. Ossia la “Madonna” dell’epoca: Asmahan veste all’europea con minigonne e collier di perle, canta con lo sguardo languido storie d’amore e vive mettendo in pratica ciò che canta nelle canzoni, ossia l’idea che una donna possa avere contemporaneamente sentimenti e carriera e che il suo potere in società non derivi direttamente da una relazione con un uomo, ma da proprie qualità. La bellezza, l’ascendenza nobile, il talento e un repertorio musicale dal gusto occidentalizzato le aprono tutte le porte. La sua morte è tragica e misteriosa. Muore a soli 32 anni, il 14 luglio del 1944, in un incidente stradale a pochi chilometri dal Cairo e il suo corpo viene ritrovato nel Nilo.
Saliha la voce della Rachidia tunisina
Anche detta la voce de la Rachidia, un’istituzione fondata nel 1934 per difendere e custodire l’identità musicale tunisina, Saliha, cantante tunisina nata ai primi del ‘900 in una famiglia contadina di origine berbera, è l’interprete di diversi generi musicali tra cui il mâloûf. É la versione tunisina della musica tradizionale del Maghreb-andaluso che ha mostrato al mondo arabo il fermento musicale esistente nella piccola Tunisia, in grado di competere con i più famosi successi del grande Egitto. Insieme all’altra cantante tunisina, Habiba Msika, Saliha rappresenta la Tunisia più autentica, transculturale, composta da più anime, musulmana, ebraica, berbera e andalusa. “Un paese ancora oggi in prima linea – scrive l’autrice – nella lotta per la tutela dei diritti delle donne e nel percorso di liberazione femminile cominciato grazie al presidente Habib Burghiba negli anni ’50”.

Rosa Balistreri, prima cantautrice del Sud
Le vite di tutte le protagoniste della scena araba, ma anche internazionale, di quei tempi si incrociano o precedono quella della siciliana Rosa Balistreri, prima cantautrice del Sud, che si definiva una “cantastorie” e amava esibirsi con la chitarra al collo. Le sue canzoni contengono la sofferenza di tutte le donne dell’Italia meridionale degli anni ‘50, il malcontento ma anche la protesta e il desiderio di cambiare la propria condizione. Decisivo l’incontro con il “cantastorie” per ecceIlenza Dario Fo. Muore durante una tournée in Calabria a 63 anni per un ictus celebrale.La conclusione di questa “epopea” di interpreti femminili lo lasciamo alla poetessa, marocchina d’origine e romana di adozione, Dalila Hiaoui, che nella sua nota ringrazia le protagoniste del bel libro della Bellino: “grazie per avermi insegnato come continuare a seminare i sogni, e come annaffiare la pazienza in modo da poter raccogliere il frutto, anche se un po’ in ritardo; grazie per aver sciolto, una volta per tutte, le cavigliere pesanti – e al tempo stesso trasparenti – che la società impone a ogni donna sin dalla nascita, per ostacolarne ogni Ambizione”.
Francesca Cusumano(20 agosto 2019)
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