Accadrà a Lampedusa da oggi, 30 settembre, al 3 ottobre: giovani studenti provenienti da 20 diversi Paesi europei si troveranno insieme per confrontarsi, per la prima volta, su immigrazione e integrazione, in occasione della sesta Giornata della Memoria e dell’Accoglienza.“Non era mai accaduto e continuiamo a ricevere i complimenti dall’Europa, perché è la prima e unica iniziativa che vede insieme giovani rappresentati di così tanti Paesi”, racconta Tareke Brhane presidente del Comitato 3 Ottobre ideatore del progetto “P(r)onti per l’Accoglienza”, organizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), il Comune di Lampedusa e Linosa, il Liceo Scientifico G. Marconi di Pesaro e con il sostegno della Compagnia San Paolo.#siamosullastessabarca è la campagna lanciata dal Comitato 3 Ottobre per la sesta Giornata della Memoria e dell’Accoglienza.
#siamosullastessabarca: 6 anni di “Semi di Lampedusa”. Preoccupazioni sempre, ma tante soddisfazioni
“Semi di Lampedusa” è il progetto itinerante portato avanti dal Comitato 3 Ottobre nelle scuole italiane ed europee per creare occasioni di confronto tra studenti e migranti: “in 6 anni abbiamo raggiunto più di 30.000 studenti in oltre 150 scuole di 13 Paesi europei diversi e abbiamo sempre più richieste, questo significa che c’è la volontà di andare avanti nonostante la fatica nel trovare un interlocutore a livello politico a causa dei cambiamenti di governo. È un po’ tutto a scadenza e non sappiamo mai se ce la faremo fa portre avanti il progetto”, evidenzia Tareke.Alla fine una rappresentanza dei ragazzi per ogni scuola prende parte alla Giornata della Memoria e dell’Accoglienza. “Non vogliamo fare il lavaggio del cervello ai giovani, dire #siamosullastessabarca significa parlare dell’Europa nel suo insieme, non dei singoli stati: trovarsi per confrontarci e costruire insieme. Ed è importante partire dai giovani e dalle scuole”.Impresa non facile soprattutto perché “incontro circa 9.000 studenti all’anno e il 90% non sa bene di cosa stia parlando. Quando chiedo: sapete quante persone immigrate arrivano in Italia? Sapete dove finiscono? Non lo sanno. Spesso leggono i titoli dei giornali o hanno notizie per sentito dire, ma la maggior parte di loro non ha mai incontrato un rifugiato. Quando iniziamo a discutere per loro si apre un mondo e dopo ricevo tantissimi messaggi dai ragazzi soddisfatti”.Una sfida sempre più grande che vuole attraverso la scuola raggiungere il prossimo anno un ambizioso obiettivo: “quello di costituire una rete europea che produca del materiale messo in condivisione per favorire l’integrazione e l’accoglienza”.
Un format vincente: il messaggio che passa da ragazzo a ragazzo
Ragazzi che si confrontano con i propri compagni di scuola e con altri ragazzi di tutta l’Europa sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione è un format vincente: “una testimonianza diretta di assoluta efficacia per arrivare a tutti, nel migliore dei modi, non solo agli studenti ma anche ai docenti”, racconta Lorenza Marchesini, ingegnante di Storia dell’Arte dell’Istituto Caldarelli di La Spezia, scuola che ha partecipato al progetto per due edizioni.“Andare a Lampedusa ha aperto a tutti noi non solo il cuore ma la mente: è stato come realizzare che c’era un muro, come uno schermo, tra quanto vedevamo in televisione e la realtà che ci siamo trovati davanti. È stato come sbatterci contro e allora non puoi più dire “ci penso un’altra volta”. E poi parlarne a scuola è molto importante: abbiamo creato uno spazio di disseminazione all’interno delle assemblee dove chi ha partecipato al progetto condivide quanto ha sperimentato con gli altri studenti: è un impatto molto forte.”
I cambiamenti?
“Ci penso spesso: l’incontro con Lampedusa, Tareke e il Comitato 3 Ottobre mi ha cambiato la vita. Nel senso che ho iniziato a impegnarmi molto di più nell’integrazione e sono diventata tutore volontario. Non potevo più far più finta di niente. Lo stesso per i ragazzi: sono diventati più sensibili. Le 5 ragazze che sono andate a Lampedusa lo scorso anno non solo sono diventate testimoni ma hanno portato l’esperienza nel loro percorso di alternanza scuola-lavoro e nel colloquio dell’esame di stato. Quest’anno 8 ragazzi che avevano partecipato al progetto lo scorso anno si sono autofinanziati per andare a Lampedusa e far parte dello staff”. “Quando sento i ragazzi raccontare la loro esperienza durante l’assemblea mi commuovo sempre perché realizzo che il nostro compito di insegnanti è andato oltre il trasmettere competenze nella nostra materia: stiamo formando cittadini del mondo“, racconta la professoressa Marchesini.
#siamosullastessabarca: direzione futuro
Per seguire il progetto è stata creata “una mappa interattiva dove sono presenti tutte le scuole che negli anni hanno partecipato e il materiale realizzato. Basta cliccare sulla scuola per vederlo e poterlo condividere. Ti fa capire che tutti questi puntini sulla mappa sono sulla stessa barca e per gli insegnanti è un modo per comprendere quanto fatto dai colleghi e per potersi confrontare. È anche un modo per vedere riconosciuto il lavoro che hanno fatto” spiega Tareke.
Il futuro?
“Il mio sogno è raggiungere tutti i ragazzi: costruire una rete europea dove loro siano gli ambasciatori”.Pronti a partire per Lampedusa con #siamosullastessabarca: ecco il programma della manifestazione che il 3 ottobre 2019, a sei anni dal naufragio, vedrà tutti come ogni anno, giovani docenti e superstiti, marciare verso la Porta d’Europa e partecipare alla cerimonia in mare.
Silvia Costantini(30 settembre 2019)
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