Hilarry Sedu avvocato eletto lo scorso anno nel Consiglio dell’Ordine di Napoli, dove si occupa in prima persona dei diritti degli immigrati, è arrivato in Italia a Castelvolturno a soli sei mesi dalla Nigeria con i suoi genitori che erano alla ricerca di un lavoro e di condizioni di vita migliori.Cittadino italiano, un figlio di un anno, una carriera calcistica alle spalle, oggi che ha 33 anni Hilarry è un “napoletano – nero”, grande e grosso con una folta capigliatura rasta che concorre a renderlo unico tra le toghe del tribunale partenopeo.“Mia madre era una persona molto semplice, poco istruita – racconta – e proprio per questo ha sempre avuto come obiettivo che mia sorella e io avessimo una seria preparazione culturale. Affrontare la vita in un paese che non è il proprio – ci diceva – presenta molte difficoltà per le persone straniere. Voi in più avete la pelle nera e fate parte di una minoranza nel paese in cui vivete. Solo attraverso la cultura potrete farvi valere e rispettare”.Il percorso di Hilarry comincia da lontano a Castelvolturno dove frequenta le scuole elementari. Allo stesso tempo gioca bene a pallone e a 13 anni viene “acquistato” dalla Primavera della Salernitana. Si trasferisce a Salerno in collegio dove inizia la sua brillante carriera calcistica e dove continua gli studi fino alle superiori. A 17 anni il promettente ragazzo diventa professionista all’interno della squadra nel ruolo di difensore e di fronte a lui si apre la possibilità di un futuro da calciatore, magari in serie A.Purtroppo però ha un incidente al ginocchio e deve ricorrere a un intervento chirurgico. Gli innestano una protesi e finisce così la sua carriera sportiva. Non solo per questo infortunio, però, seguendo la raccomandazione della madre sull’importanza di avere un titolo di studio, Hilarry sceglie di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Oggi è un avvocato di successo che esercita nel Foro di Napoli, dedicando la sua professione in particolare alle fasce più deboli della popolazione tra loro “molte persone di colore che rivendicano diritti acquisiti non riconosciuti”.La sensibilità per i diritti degli ultimi porta Hilarry Sedu a esprimersi sul dibattito in corso all’interno del governo sulla preannunciata sanatoria per i permessi di soggiorno dei braccianti agricoli “Il governo si trova in una fase di emergenza assoluta in questo momento e non credo che abbia bisogno di critiche, bensì del contributo positivo di tutti. Ma sarebbe importante ascoltare la società civile e valutare seriamente le istanze di cui si fa portatrice piuttosto che affidarsi soltanto a manager che provengono da mondi molto lontani dalla realtà che dovrebbero “curare”. Regolarizzare i lavoratori delle campagne vuol dire ripristinare la legalità nel settore dell’agricoltura sottraendolo allo sfruttamento da parte della criminalità organizzata e allo stesso tempo vuol dire contenere il rischio sanitario perché con il titolo di soggiorno i braccianti avranno accesso al medico di base. Ma l’estensione della validità dei permessi di soggiorno dovrebbe essere io credo almeno di due anni e rinnovabile in presenza di un nuovo lavoro, anche perché l’iter procedurale in Questura è lunghissimo e spesso il provvedimento viene consegnato in una data prossima alla nuova scadenza”.” Analogamente colf, badanti e quanti lavorano nei back stage dei ristoranti di lusso sono persone che, senza un titolo di soggiorno, vengono sottopagate da datori di lavoro senza scrupoli che io considero dei criminali. Se questi lavoratori fossero regolarizzati contribuirebbero a rimpinguare le casse dell’Inps. Le ultime sanatorie, peraltro, sono state emanate nel 2009 e nel 2012 dai governi di destra a beneficio prima di tutto del nostro paese, in termini di approvvigionamento di manodopera e di contribuzione fiscale. Negli anni seguenti in cui è stata al governo la sinistra non ha fatto molto su questi temi. Nemmeno per quella che sembrava una loro importante battaglia, lo ius soli”.
Francesca Cusumano(22 aprile 2020)
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