La tradizione persiana vuole che la festa di Shab-e-Yalda, che coincide con il solstizio d’inverno, sia celebrata in famiglia. La notte di veglia è un’occasione per incontrarsi, stare insieme, dialogare, raccontare storie, leggere poesie, ricordare persone defunte, ricevere consigli di vita dagli anziani, fino al sorgere del sole. Si crea un ambiente simbolicamente ricco e suggestivo, con frutti quali l’anguria e il melograno, di cui il colore rosso simboleggia prosperità ed abbondanza e serve di buon auspicio. Si leggono e si commentano le poesie di Hafez, un poeta molto importante nella cultura persiana.Come passano questa festa così significativa gli iraniani che vivono a Roma, lontani dal loro paese e dalla loro famiglia? Come si organizzano per mantenere viva questa tradizione?Siamo andati all’evento organizzato dalla comunità persiana al Caffè letterario in via Ostiense. Qui troviamo studenti ma anche famiglie residenti da anni, musicisti, artisti iraniani ma anche amici italiani, spinti dalla curiosità di conoscere questa tradizione. I numeri si aggirano intorno ai 200 partecipanti. Si respira un’ atmosfera etnica mediorientale con arredi originali, divanetti e luci soffuse. Vengono serviti piatti tipici come il riso con pollo e ribes o involtini di foglie di vite farciti, accompagnati da vino rosso. La serata viene animata dal concerto di musica e danza persiana. I social sono stati di grande aiuto per radunare le persone, la modernità aiuta la tradizione e a tale fine è stata creata una pagina Facebook dell’evento. Fino a notte fonda si continua con le letture e commenti delle poesie di Hafez e balli con musica tradizionale.“Abbiamo ritenuto che Yalda fosse un evento speciale per far conoscere la nostra cultura, spiega Hamid, 35 anni, musicista che si è esibito insieme al gruppo Barbad Project per far ascoltare la musica tradizionale persiana. A ritmo di Tombac, le percussioni iraniane, è stata proposta anche un’esibizione di danza . “È un’ occasione d’incontro e confronto, non solo per noi iraniani per rafforzare la nostra comunità, ma anche per italiani che volessero conoscere e condividere con noi questa festa in segno di fratellanza”.“Bisogna prendere il positivo da ogni cultura”, dice Erfal, ingegnere ambientale di 29 anni, sottolineando l’importanza di aprirsi al mondo. “Yalda non è una festa religiosa, ma è un inno alla vita nelle sue varie sfaccettature. La religione è personale, non deve dividere. Il principio della vita è quello di stare insieme, aldilà delle diversità. ““Dopo il buio arriva sempre la luce” è questo il messaggio che Yalda vuole trasmettere nella notte più lunga dell’anno. La vittoria della luce sulle tenebre, il trionfo del bene sul male, sono concezioni che derivano da una tradizione antichissima, quella del Mitraismo. Dopo millenni si rivela ancora attuale e capace di unire le persone nella veglia. Gli antichi persiani, proprio nella notte più lunga dell’anno, celebravano la nascita di Mitra, il dio Sole. Oggi la festa di Shab-e-Yalda, non ha un connotato religioso, eppure la sua simbologia è stata riproposta dalle principali religioni monoteiste e civiltà antiche come quelle greca e romana. Si pensa che anche la scelta di celebrare il Natale il 25 dicembre, la nascita di Gesù , riprenda la data dell’ultimo giorno di festa per la nascita di Mitra. Molte sono infatti le analogie tra Yalda e la vigilia di Natale.“Non si deve mai smettere di mantenere questa tradizione” dice Homaion Kiarass, docente di Archeologia alla Sapienza, dal 73 in Italia. Il professore spiega che c’è una ragione per cui Yalda sia sopravvissuta dopo millenni a diverse dominazioni e venga celebrata tutt’oggi anche dopo l’avvento dell’Islam nella Persia. “Yalda riporta alla Creazione, l’unione forte che c’è tra l’uomo e la natura. Alla consapevolezza non solo di far parte di una comunità, che viene cosi tenuta in vita, ma anche dell’umanità stessa“Yalda è una festa che ci ricorda di quanto sia importante dedicare il tempo alle persone care, il contatto umano, il calore della famiglia”, ci racconta Hasal, studentessa di musica, da due anni in Italia. “Mi ricorda la mia infanzia, le storie narrate da mia nonna che non c’è più”. Parla con la voce nostalgica: “In momenti come questi vorrei riabbracciare la mia famiglia”. Nonostante il peso della nostalgia dei cari e del fidanzato è contenta di fare un’esperienza all’estero. “Quando tornerò in Iran sarò sicuramente cambiata. Qui in Italia ho conosciuto maggiore libertà di espressione e mi si è aperta la mente. La ritengo un’esperienza positiva, mi piace conoscere diverse culture e ho molti amici italiani. Ho portato qui anche loro, affinché possano conoscere da vicino la mia cultura.”“L’arte mi ha avvicinata al mondo orientale”: si racconta così la danzatrice Paola Stella, ballerina di danza contemporanea di formazione, che ha scoperto per caso la passione per la danza persiana. Ha avuto modo di studiarla in California e ne apprezzato particolarmente l’eleganza e la grazia dei movimenti. Collabora con la band musicale Barbad Project da diversi anni e si sono fatti conoscere persino in Francia.L’iniziativa perfettamente riuscita di presentare la comunità persiana in un giorno cosi significativo per la loro cultura è servito sia per raccontarsi al pubblico romano sia per instaurare legami all’interno della comunità stessa, creando cosi una seconda famiglia per quelli che la famiglia ce l’hanno lontana.Il prossimo evento importante atteso dagli iraniani, sarà quello del capodanno che secondo il calendario persiano ricade il 21 marzo dell’anno prossimo.