Roma città aperta, inclusiva e ospitale: questo l’auspicio del presidente Idos, Luca Di Sciullo, che ha presentato l’ultima edizione dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni, la pubblicazione realizzata dal Centro Studi e Ricerche IDOS con il sostegno dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”. Di Sciullo ha dedicato l’intera ricerca a Joban Singh, bracciante indiano di 25 anni, tredicesimo morto in tre anni in provincia di Latina, “emblema di una situazione di sfruttamento del lavoro che non accettiamo – ha detto – perché porta fino alla morte”. Illustrando lo sfondo complessivo del fenomeno dell’immigrazione nel quale si è mossa la ricerca, il presidente Idos ha messo in rilievo i due aspetti che contribuiscono a rendere il nostro un pianeta “invivibile”. “Da una parte l’inabitabilità dei paesi d’origine causata da guerre, disastri ambientali, povertà, violenze e dittature, dall’altra l’”inospitalità” dei paesi più ricchi. Questa situazione ha fatto si che il numero dei migranti forzati sia raddoppiato negli ultimi dieci anni: da 40 a 80 milioni”. Prendendo a prestito due titoli di film che hanno celebrato la grandezza di Roma, Di Sciullo si è augurato che in futuro la “Grande bellezza diventi Roma città aperta”.
Alla presentazione via facebook hanno partecipato Paolo De Nardis, Presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, Piergianni Fiorletta Delegato per l’immigrazione di ANCI Lazio, Francesco Portoghese, di A Buon Diritto, Gagandeep Singh, indiano, mediatore culturale dell’ambulatorio mobile di Emergency, Sabika Shah Povia, giornalista freelance, pakistana di origine ma romana per nascita, Ginevra Demaio, curatrice del Rapporto per Idos, che ha presentato i dati che aggiornano e approfondiscono il panorama migratorio del Lazio e delle sue province, confermandole tra le aree a più elevata presenza di immigrati in Italia, spesso però “confinati” in periferie – ha sottolineato a questo proposito Di Sciullo – aree dove la maggior parte dei romani non ha mai messo piede”.
Una nuova politica sull’immigrazione
La proposta di A Buon Diritto per contrastare l’emarginazione è di varare “un imponente investimento sulla promozione del diritto di abitare e soggiornare regolarmente sul territorio che porterebbe a un risultato vincente (win – win) sia per lo Stato che per le singole persone “regolarizzate”. Per contro il modello italiano di accoglienza non prevede, oltre al “ricovero” per chi arriva, “percorsi di autonomizzazione e valorizzazione delle competenze, occorre invece, partire da questi due punti fondamentali – è stata la conclusione di Francesco Portoghese – per una nuova politica sull’immigrazione”.
Il “limbo” dei braccianti agricoli nella pianura pontina
Gagandeep Singh,che come mediatore lavora in un ambulatorio mobile di Emergency nelle zone dell’agro pontino, ha raccontato la condizione di limbo in cui si trovano molti migranti che arrivano dalla regione indiana del Punjab e fanno i braccianti o si occupano degli allevamenti degli animali. “Oltre alla barriera linguistico culturale – ha detto – queste persone vedono ostacolato il loro diritto alla cura a causa delle lunghe distanze tra gli insediamenti dove abitano e i presidi sanitari, gli orari di apertura incompatibili con il loro lavoro, l’assenza di mezzi di trasporto propri. Per questo gli operatori di Emergency li raggiungono in prossimità dei campi, dove i mediatori garantiscono l’educazione e l’orientamento socio-sanitario”.
La corretta informazione mass mediatica
Laureata in giornalismo al London College of Communication, collaboratrice di Carta di Roma che si occupa della corretta informazione mediatica sul fenomeno dell’immigrazione, Sabika Shah Povia, nata a Roma da genitori pakistani, è un’esponente di punta delle nuove generazioni delle popolazioni immigrate. Si è definita “attivista della contro-narrazione sugli stereotipi che esistono in Italia nella rappresentazione mediatica delle minoranze: o tutti brutti, sporchi e cattivi, o povere vittime”. “Ma con tutta l’abbondanza di mezzi che esiste per informarsi – ha accusato – non è più ammissibile oggi ancora dire: “non lo sapevo” e commettere errori grossolani”. Per quanto riguarda la politica, Sabika non ha dubbi, le cose concrete da fare ci sono: “abolire i decreti sicurezza, approvare lo ius culturae e una vera sanatoria di chi ancora è irregolare sul territorio”.
Effetto boomerang
Di “fondamentale miopia di certe politiche portate avanti negli ultimi anni” ha parlato senza mezzi termini e a conclusione degli interventi Monsignor Giampiero Palmieri, Delegato per la Pastorale dei Migranti e dei Rom della Diocesi di Roma. “La storia che stiamo vivendo adesso con la crisi legata al Covid – ha detto – con le presenze nei 160 centri di ascolto Caritas quasi triplicate rispetto a quelle abituali, è la prova di quanto una politica non inclusiva e non capace di integrazione si ripercuota come un boomerang sulla società che la produce”.
Interventi securitari e di cortissimo respiro
E in effetti quello che emerge dal Rapporto dell’Idos è “il quadro di un’immigrazione stanziale in cui permangono differenze profonde di opportunità tra italiani e immigrati, anche di nuova generazione”. Mentre il Decreto Sicurezza “ha accresciuto le sacche di esclusione dall’accoglienza per i migranti forzati”, restano irrisolte emergenze abitative e sociali di estrema e strutturale marginalità:dai rom, ai palazzi occupati, fino ai lavoratori agricoli accampati nei pressi delle terre del pontino. “D’altra parte – si legge nella ricerca – le politiche di integrazione sono ferme da almeno vent’anni, tranne interventi sempre più restrittivi. Su tutto questo si è abbattuta la crisi generata dal Covid-19, che sta indebolendo le condizioni di vita e di lavoro di tutti i cittadini, esponendo gli immigrati a ulteriori fragilità. Le politiche, invece, alternano interventi securitari a provvedimenti umanitaristici di cortissimo respiro, due estremi in fin dei conti speculari nel loro ruolo di sostituti e surrogati di ciò che davvero manca: il piano dei diritti e della piena cittadinanza”.
Francesca Cusumano
(23 giugno 2020)
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