Still I Rise ovvero l’importanza dell’educazione

Il Dizionario dell’anima è un viaggio tra parole importanti, su cui i due autori, Nicolò Govoni e Riccardo Geminiani, rispettivamente presidente e vicepresidente di Still I Rise, si confrontano in un dialogo intenso e profondo, facendo tesoro dell’esperienza educativa nei campi profughi. Parole necessarie oggi per orientarsi nel nostro mondo complicato.

Still I Rise, la scuola internazionale per bambini a ragazzi profughi in Turchia. Fonte stillirisengo.org
Still I Rise, la scuola internazionale per bambini a ragazzi profughi in Turchia. Fonte stillirisengo.org

La Onlus Still I Rise, che sostiene i suoi progetti educativi con raccolte fondi, opera in due centri educativi e da quest’anno ha creato due scuole internazionali che rilasceranno diplomi riconosciuti nel mondo. Una vera sfida, etica e pedagogica: portare il curriculum dell’educazione d’élite agli ultimi. Dove?

  • in Grecia, nel campo profughi di Samos con la scuola Mazì;
  • in Siria con il centro educativo Ma’an, a nord di Idlib;
  • in Turchia, a Gaziantep vicino al confine turco-siriano, con una vera Scuola internazionale;
  • in Kenya, a Nairobi con la seconda Scuola internazionale, di prossima apertura a fine lavori di ristrutturazione dell’edificio che la ospiterà.

Il valore etico dell’operato di questa Onlus si ritrova nelle scelte personali di tutti i volontari e dei fondatori, e nell’universo di valori che ispira il dialogo dei due autori del Dizionario dell’anima: la “fede nell’umanità”.

Nelle parole del vostro libro si riflette una grande fede nell’umanità. Come si concilia questa con il male nel mondo, con le crudeltà nei campi profughi, in Libia e in tante zone di guerra e miseria?

N. Govoni: “Il male e il bene, l’oscurità e la luminosità, come due poli che si attraggono, fanno parte del mondo e dell’essere umano: da una parte i campi profughi, le guerre, dall’altra atti piccoli e grandi che, in quelle stesse realtà, si contrappongono alla disumanità. Ma non si conciliano, piuttosto il male, una volta riconosciuto, può essere attraversato e trasformato. Anche nel male c’è sempre una seconda possibilità e dall’esperienza di esso possiamo imparare e in molti casi diventare migliori. Ciò non significa accettare il male, anzi io rifiuto il luogo comune che le esperienze negative ci rafforzano, e chi lavora nei campi lo sa bene: la vittima di violenza ne porterà sempre i segni, quello che si può fare è cercare di migliorare la sua esistenza”.

R. Geminiani: “Proprio nelle situazioni in cui ci sono violenza e crudeltà c’è più bisogno di fede nell’umanità. Sono convinto che il fondamento di ogni persona sia fatto di bene e che anche in chi ha un comportamento negativo ci sia una luce. Ciò non vuol dire assolvere chi compie violenza, ma distinguere tra comportamento negativo, sempre da condannare, e la persona, che invece può ricredersi. Yolande Mukagasana, sopravvissuta all’eccidio della sua famiglia in Rwanda, è riuscita a perdonare, non ha serbato odio, oggi è diventata ambasciatrice di pace”.

Still I Rise è un esempio di come i valori e le parole del Dizionario possano diventare azioni concrete. Le politiche migratorie europee, però, sono state finora ben lontane dai valori dell’accoglienza. Come influire sulle decisioni politiche?

N. Govoni: “Noi non abbiamo il potere di incidere direttamente sulle decisioni politiche, ma operiamo per produrre cambiamenti. A Samos lo abbiamo fatto e, per esempio, anche a seguito delle nostre denunce la manager che gestiva il campo è stata rimossa, ma certo è una briciola in Europa. Sono convinto, però, che quando i cittadini si uniscono e si organizzano, trovando risonanza nei media, la politica reagisce di conseguenza agendo nel concreto delle situazioni”.

R. Geminiani: “Piuttosto che pensare di poter agire direttamente sul sistema, l’operare concretamente per cambiare certe situazioni negative è già un modo per influire sulle decisioni politiche. Io mi sono avvicinato a Still I Rise perché, invece di perdere tempo a lamentarsi e a rivendicare qualcosa, realizza progetti educativi nei campi profughi, dimostrando nei fatti che c’è un modo diverso di agire e cambiare le cose. Ci sono grandi organizzazioni che operano sul terreno dell’aiuto umanitario, finanziate dall’Agenzia delle Nazioni Unite o dalla Ue, ma non sono autonome e non possono perciò produrre cambiamenti significativi. Insomma per cambiare le cose bisogna partire da sé stessi ed è ciò che fa la Onlus. Essa ha un rigoroso codice etico che ne tutela l’indipendenza rifiutando finanziamenti esterni, come dalle multinazionali del farmaco”.

Guardando sia agli orientamenti della gente sia al mondo politico, le parole del Dizionario sono in controtendenza rispetto al presente o rivelano un cambiamento che comincia a palesarsi?

N. Govoni: “Secondo me, la maggioranza delle persone si riconosce nei sentimenti di cui parliamo nel Dizionario, riflette, è alla ricerca di qualcosa che li confermi e tende ad avere un ruolo sempre più attivo nelle società. Il risveglio è in atto. I cosiddetti millennials sono la generazione più propensa a sperimentare e ‘fare la gavetta’, non si aspetta nulla”.

R. Geminiani: “Nell’attuale momento politico non vedo sostanziali differenze rispetto a prima. Sul tema dell’immigrazione c’è meno tensione perché se ne parla meno, ma non vedo quella sensibilità e umanità necessarie a una politica che voglia davvero cambiare le cose. Se guardiamo all’accoglienza in Sicilia c’è un netto peggioramento. Ciò non toglie che ci siano tante persone che sempre più sentono l’esigenza di cambiamento. A maggior ragione le parole del Dizionario sono più urgenti di prima, proprio per alimentare una sensibilità diversa”.

Cosa abbiamo da imparare dai bambini nei campi profughi?

N. Govoni: “A non dare nulla per scontato, a essere grati per quello che già abbiamo. Io sono sempre, diciamo così, in uno stato di gratitudine, non penso mai a ciò che non ho, e questo l’ho imparato dai bambini. Viviamo in un mondo che offre tantissime cose, è un tempo bellissimo per vivere”.

R. Geminiani: “Il bambino è un esempio di coerenza: ciò che ha dentro lo porta fuori. È un modello cui guardare con attenzione per la sua spontaneità e la purezza e per recuperare una parte di sé con consapevolezza. E questo Still I Rise lo sperimenta ogni giorno”.

Luciana Scarcia
(14 ottobre 2020)

Leggi anche: