In tempi claustrofobici come questi, le interviste telefoniche perdono tutto il pathos tipico di una conversazione faccia a faccia, ma una chiacchierata Liliam Altuntas sembra rappresentare un’eccezione.
Dal Brasile alla Germania come vittima di tratta
Liliam ha quarant’anni, è di origine brasiliana ed è una cuoca. Sin dalla tenera età ha dovuto affrontare soprusi e violenze, vivendo la dura realtà della strada tra elemosina e prostituzione. Durante l’infanzia Liliam è stata vittima degli abusi di un parente, ma “la famiglia di mio padre pensava fosse colpa mia”. All’età di quattordici anni è stata portata in Germania, a Düsseldorf, come minore vittima di tratta. “Entrare nel mondo della criminalità organizzata, quindi della prostituzione, della droga e della rapina, è facile. Sono nata e cresciuta in un mondo criminale ed era l’unica cosa che credevo di saper fare. Invece, per uscirne è molto difficile perché non devi lottare contro la società ma contro te stessa”. Dopo essere riuscita a scappare, infatti, ha ricominciato a prostituirsi, convinta di non riuscire a fare altro. Ma nel 2003 Liliam è uscita dalla rete dello sfruttamento e trasferendosi a Torino, qualche anno dopo, ha iniziato a lavorare al suo grande progetto: la cucina.
La rinascita di Liliam in Italia
Liliam ha faticato non poco per trovare un piccolo spazio sereno nel mondo; tra lezioni di cucina e collaborazioni occasionali con ristoratori, nel 2013 il suo sogno prende una forma e un nome: nasce “Liliam Buffet”, grazie al sostegno di un socio, uno spazio culinario, dolce e salato, nel cuore di Torino. Il tanto lavoro ha poi dato i suoi frutti quando nello stesso anno ha vinto il premio MoneyGram come miglior innovatrice giovanile. “Per una sopravvissuta alla violenza come me è importante avere qualcosa tra le mani prima di poter raccontare la propria storia”.
Insieme ai terribili fantasmi del passato Liliam ha dovuto combattere anche contro i pregiudizi della gente. “Sono una persona molto emotiva, ho ancora paura dell’abbandono. Quando ho iniziato a raccontare pubblicamente la mia storia molte persone si sono allontanate da me”. Liliam ha 5 figli, è diventata nonna per la quarta volta. “Non potevo raccontare ai miei figli del mio passato, erano troppo piccoli. Però ho sempre insegnato loro a tenere la testa alta e a mantenere gli occhi aperti”. È tornata in Brasile qualche anno fa, dopo 20 anni di assenza, perché si sentiva ferita dalla propria terra. “All’inizio cercavo addirittura di nascondere il mio accento, ero molto arrabbiata. Adesso ho recuperato il mio passato e mi sento fiera di essere brasiliana”. Ha incontrato sua madre con la quale ha ricostruito un rapporto, “ci sentiamo spesso, ci inviamo delle foto, ogni tanto litighiamo ma poi facciamo pace”.
Alla grande tenacia personale, si affianca una forte religiosità. “Ringrazio la mia Fè, fede, la mia PombaGira e il mio Exu, cioè i miei santi, che mi danno forza tutti i giorni”. Liliam è una fedele della candomblè, religione afrobrasiliana nei confronti dei quali “c’è molta avversione. Il mio Paese è molto intollerane nei confronti di questa religione, sono state uccisi dei fedeli e sono state bruciate le nostre Chiese. Quindi per me è importante affermare la mia religiosità, non nascondermi. Fa parte della mia radice: raccontare chi sono, cosa ho fatto e in cosa credo”.
Oltre allo stereotipo della donna ex-prostituta, Liliam ha dovuto affrontare anche il fatto di essere straniera in una società non sempre disposta ad accogliere. “Rispetto agli italiani, i miei conterranei sono stati molto più duri nei miei confronti. Si usa dire che “l’albero che nasce storto non raddrizzerà mai il proprio tronco”, allo stesso modo la gente del mio Paese pensava che dopo una vita da prostituta non sarei stata altro che una prostituta. In Italia sono stata insultata per le mie origini solo in alcune circostanze, in luoghi istituzionali in cui non te lo aspetteresti”. L’eco delle sue parole è stato raccolto dal collettivo di cui fa parte, Resistenza Femminista, impegnato quotidianamente nella lotta al patriarcato, al capitalismo e all’industria del sesso. “Durante un webinair ho avuto modo di conoscere la realtà del collettivo e la sua direttrice e ho scoperto di avere molte cose in comune con lei. Ora sono un’attivista, un’abolizionista e insieme alle mie compagne lottiamo a favore del modello nordico”.
Una storia molto intensa che Liliam ha avuto la forza di raccontare in un libro: I girasoli di Liliam, Fefè Editore, 2019, è “stata una liberazione, ha rappresentato un momento molto significativo per due motivi: in primo luogo sono riuscita a dare voce alle mie amiche ed ex colleghe, ma sopratutto ho avuto modo di raccontare la mia storia e tutti possono finalmente sapere come sono stata”.
Pasticcioneria, la cucina per le donne vittime di tratta
Il locale di Liliam è stato chiuso dopo quasi tre anni di attività, per questioni burocratiche, ma anche personali. “Dopo la chiusura ho lavorato con le consegne a domicilio. Ora sono un po’ giù di morale per via delle misure sanitarie, non sto lavorando a causa del Covid. Ho fatto delle lezioni di cucina online, ma le persone non sempre sono disposte ad imparare una cosa che non riuscirà a utilizzare con certezza nel mondo del lavoro”. Ma Liliam non si perde d’animo “insieme alle compagne di Resistenza Femminista stiamo pensando di aprire una cucina, Pasticcioneria, dove le donne vittime di violenza possano sentirsi libere. La donna non è nata per essere merce di scambio e molte donne che si prostituiscono anche volontariamente lo fanno, spesso, credendo sia l’unica opzione. La Pasticcioneria dovrà essere uno spazio in cui accogliere queste donne per garantire loro un lavoro degno. Ci sarà un’attenzione particolare alle donne straniere che sono le “prede” più facili”.
Grande appassionata della cucina rustica e salata, Liliam mescola ricette brasiliane e italiane perché “nel cibo c’è una chimica particolare, mischiare gli ingredienti significa unire cose che non ci si immaginerebbe”.
Con l’avvicinarsi del Natale, non può mancare un suggerimento culinario tipico della cucina carioca “in Brasile, durante il periodo natalizio, non si può non preparare l’habanada. È una ricetta semplice, basta prendere una baguette o un panettone e immergerlo in un preparato di uova, latte, zucchero e cannella. Poi si frigge il tutto e si lascia asciugare. Il mio trucco è far riposare il composto per un giorno”.
Giada Stallone
(13 dicembre 2020)
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