Sono passati 6 anni dall’estate di Via Cupa, dell’emergenza data dalla chiusura delle frontiere europee, dei circa 26.000 transitanti che da maggio a settembre sono passati dal Centro Baobab.
Dal 2015 ad oggi a Roma è cambiata l’amministrazione comunale, sono cambiati i governi, sono stati approvati e modificati due Decreti Sicurezza. Ma tutto è rimasto uguale per i migranti che cercano accoglienza e non la trovano altrove: nella Capitale per loro non c’è posto.
Baobab experience, a Piazzale Spadolini il 41esimo sgombero
Lo scorso 14 luglio i volontari di Baobab Experience, associazione nata dopo l’esperienza fuori e dentro l’ex vetreria di via Cupa, hanno contato il 41esimo sgombero.
“Al via le operazioni per ripristinare il decoro, la fruibilità e la sicurezza dell’area del Piazzale Spadolini vicino la Stazione Tiburtina”, ha annunciato Roma Capitale con un comunicato stampa.
L’insediamento di Piazzale Spadolini, che è stato smantellato dalle Forze dell’Ordine, ospitava oltre 100-120 migranti e rifugiati: sono le persone che passano da Roma per raggiungere altre mete, che arrivano dalla rotta balcanica, che sono escluse dal circuito d’accoglienza, che sono senza fissa dimora.
“Grazie a un tacito accordo con le forze dell’Ordine”, la sera alle 19 i volontari continuano a distribuire la cena ai migranti che si ritrovano in fila davanti alla sede dell’associazione in via dei Piceni, nel quartiere San Lorenzo. “Con delle ronde solidali, per usare un gioco di parole, che girano nei luoghi da cui siamo stati sgomberati continuiamo a comunicare con i minori, le donne, i bambini, con chiunque arrivi”, dice Andrea Costa, presidente e coordinatore.
“Rispetto a prima dello sgombero sono molti meno, sono sotto i 100. Alcuni, vista la situazione, sono partiti. Alcuni saranno in condizioni migliori, altri in condizioni peggiori magari sono finiti nelle mani di caporali o trafficanti. É a loro che si fa un enorme regalo quando si colpisce la solidarietà verso i migranti”.
Baobab experience: la distribuzione pasti in via dei Piceni
Oltre 40 sgomberi non hanno fermato le loro attività. Continuare le attività a San Lorenzo, in una strada abitata, è difficile: “stiamo pensando di affiggere dei volantini con delle scuse per gli abitanti della zona”, dice Alice Basiglini, responsabile della comunicazione.
Ma negli anni non è mai venuto meno il supporto dei cittadini nei diversi quartieri in cui il Baobab ha abitato. “Non si è mai arrestata la solidarietà di una fetta della città, eterogenea, composta dalla parrocchia, dagli scout, da sezioni di partiti politici che vanno anche contro la linea ufficiale, dai passanti”, ci tiene a precisare Andrea Costa.
E se è vero che la posta in gioco si alza sempre di più, i volontari perseverano. Anche a San Lorenzo si cerca di dare qualcosa di più di un pasto: “distribuiamo sacchi a pelo, coperte, materassini specificando che non possono dormire a Via dei Piceni, ma devono disperdersi”.
Baobab experience: le persone oltre gli sgomberi
La città si è riappropriata del suo spazio per procedere con la riqualificazione dell’area della Stazione Tiburtina Est, per avviare servizi di mobilità condivisa e per creare orti urbani.
Spostare i tavoli per le lezioni di italiano improvvisate, i banchetti per gli sportelli giuridici poco formali, le tende per passare la notte è semplice, oltreché giusto in un certo senso. Ma c’è un fatto da non sottovalutare: le persone restano. E cercano altri spazi perché ne hanno bisogno.
“Sono stati tutti invitati ad andare in strutture del Comune, ma hanno rifiutato”, ha affermato Federica Angeli, delegata alle Periferie di Roma Capitale.
Ma i volontari di Baobab smentiscono: né una riunione, né un offerta. “Sgomberare un presidio come quello di Piazzale Spadolini va benissimo perché non piaceva a nessuno, non era dignitoso. Ma ci aspettavamo l’inserimento di richiedenti asilo e rifugiati nel circuito dell’accoglienza e una presa in carico di queste persone, donne e soprattutto minori non accompagnati, che transitano per Roma. Tutto questo non è stato fatto”, sottolinea Alice Basiglini.
“Per fortuna Intersos mette a disposizione in una struttura che si trova a San Lorenzo, accanto alla nostra sede, 8 posti per i minori e 4 per le donne”, aggiunge Andrea Costa. Seppure preziosi, 12 posti rappresentano un decimo delle necessità. I numeri sono ben altri.
“Anche volendo vedere la situazione dal punto di vista di chi difende ordine pubblico e decoro, termini odiosi che accompagnano la migrazione, la situazione in questo modo è peggiorata. Si formeranno sacche di criticità e di disagio. Queste persone proveranno a dormire dove capita, negli androni dei palazzi, nelle stazioni”.
Baobab experience: sei anni senza soluzioni
Dal 2015 ad oggi gli insediamenti di Baobab Experience hanno accolto i transitanti, ma anche tutti coloro che non hanno più avuto diritto all’accoglienza perché i Decreti Sicurezza hanno cambiato le regole del gioco, hanno accolto i migranti appena arrivati ma anche quelli che sono rimasti in strada dopo la chiusura del centro di Via Ramazzini, solo per fare un esempio.
Via Cupa, Piazzale Spadolini, Piazzale Maslax in alcuni periodi sono diventati gironi infernali. Sgomberare diventa necessario, ma dare un posto a chi è senza riparo lo è ancora di più.
Disperdere per rendere gli invisibili ancora più invisibili non annienta il problema. Rende le persone più fragili, e i bisogni più forti. Non trovare una soluzione non giova a nessuno. Eppure tutto cambia perché nulla cambi. Si va avanti un piazzale dopo l’altro, uno sgombero dopo l’altro, senza l’orizzonte di un intervento concreto.
Anche questa volta, infatti, la soluzione in arrivo è provvisoria e debole: “va detto che con un consigliere del II Municipio si sta lavorando a un’ordinanza che ci permetterà di avere un permesso giornaliero dalle 6 alle 9 per distribuire la cena, le coperte, i sacchi a pelo, i materassini lungo la via Tiburtina, all’altezza del Verano”.
Si ritorna difronte a via Cupa dopo sei anni senza soluzioni e con un carico più pesante di precarietà e di stanchezza.
Uscire dalla logica emergenziale sarebbe l’unica strada da seguire. “Sono anni che richiediamo l’attivazione di un hub di prima accoglienza, siamo stati presi in giro questa volta da Federica Angeli che dice che i migranti hanno rifiutato l’accoglienza, negli anni si è parlato del Ferrhotel, poi del Centro Ittiogenico, e di altre strutture”, ricorda il presidente di Baobab Experience Andrea Costa.
Ma tutto sfuma. E i tempi anche questa volta non sono maturi per mettere un punto: “ancora di più con le elezioni alle porte, hanno tutti paura di fare una scelta coraggiosa di dire: accogliere è bello. Fa bene alla città, non dà problemi, li toglie”.
(28 luglio 2021)
Rosy D’Elia
con la collaborazione di Marco Marasà
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