Com’è possibile che sistemi di produzione agricola globalizzati producano in questa parte del mondo sovrabbondanza o addirittura spreco di cibo e in altre zone del pianeta la fame per milioni di persone?
La drammatica emergenza della fame nel mondo sarà posta al centro del Vertice ONU sui Sistemi Alimentari, previsto a settembre a New York, che è stato preceduto dal pre-Summit svoltosi nella sede della FAO a Roma, 26-28 luglio. Non ci sono conclusioni del pre-Vertice; c’è quindi da augurarsi che abbia raccolto proposte per futuri cambiamenti. Ma l’aspetto più nuovo e interessante di questo evento è stata la partecipazione di tante comunità e piccole realtà produttive di diverse aree del mondo, che hanno fatto sentire la loro voce in un forum virtuale, per richiedere un drastico cambiamento degli attuali sistemi di produzione alimentare, gestiti dalle grandi imprese globalizzate.
A che punto siamo con l’obiettivo: Fame nel mondo Zero?
Il quadro è drammatico: non solo siamo molto lontani dall’Obiettivo 2 Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (siamo nel 2015!) che impegnava gli Stati a raggiungere la sicurezza alimentare con un’agricoltura sostenibile, ma la malnutrizione è andata aumentando dal 2014 e ora la pandemia ha ulteriormente peggiorato la situazione. Dai dati del Rapporto Onu 2021 sulla sicurezza alimentare e sulla nutrizione nel 2020 c’è stato un aumento di +320 milioni di persone affette da malnutrizione, facendo arrivare il totale degli individui con scarse risorse alimentari a un totale di 2,37 miliardi (il 30% della popolazione mondiale!).
L’Africa è il continente più colpito in termini percentuali: il 19,1% della popolazione è colpito da malnutrizione, più del doppio rispetto all’Asia (8,3%) e America Latina – Caraibi (7,4%). (V. dati Unicef).
Responsabilità dei modelli economici dei sistemi alimentari
Indicare come cause della fame le tre C: Conflitti, Covid, Cambiamento climatico è utile per capire la complessità del fenomeno e la multifattorialità degli interventi, ma non è sufficiente, perché un ruolo determinante è svolto dai sistemi di produzione agricola.
Già in una Risoluzione del Parlamento Europeo, seguita al Vertice Mondiale sull’Alimentazione alla FAO del 1996, si affermava la necessità di cambiare il modello di un’agricoltura basata su concentrazione delle coltivazioni e delle ricchezze e sull’utilizzo non rinnovabile di risorse, con impatto negativo sugli ecosistemi e distruzione della biodiversità. Obiettivi, però, che rimangono più che mai attuali ora; infatti vengono ribaditi dall’organismo che rappresenta società civile e popolazioni indigene per le relazioni con il Comitato ONU sulla Sicurezza Alimentare (CSM) , che in una dichiarazione a commento del pre-Vertice di Roma ha scritto: “servono normative forti per controllare le grandi imprese agroalimentari e affermare l’interesse pubblico”; “porre fine al monopolio del seme globale” che distrugge biodiversità e ecosistema; “collegare le produzioni alle culture del cibo delle società civili”.
Le scelte economiche in campo agroalimentare, però, in questi anni sono andate in tutt’altra direzione. Come osserva l’esperta di cooperazione Nicoletta Dentico, i sistemi produttivi introdotti dalla Alliance for a Green Revolution for Africa (AGRA) sono basati su: concentrazione del suolo coltivabile, grandi imprese, uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, grande consumo di acqua dovuto alla creazione di varietà ibride (frutto di selezioni per arrivare alla varietà desiderata); tali sistemi hanno in realtà causato: perdita di biodiversità a favore di monocolture e colture per l’esportazione; riduzione della possibilità di determinare una produzione e una dieta autodeterminata localmente; spreco alimentare. I partners di AGRA, creata nel 2006 dalle Fondazioni Rockfeller e Gates, sono le multinazionali Monsanto, Microsoft, Syngenta.
La stessa denuncia è stata fatta nel forum virtuale in occasione del pre-Vertice di Roma, con interventi leggibili sulla piattaforma Food Systems 4People, che raccoglie 330 organizzazioni da tutto il mondo.
In attesa del Vertice Onu di settembre sarà bene promuovere la consapevolezza della interconnessione tra le nostre abitudini alimentari, i sistemi che producono cibo, le cause che determinano la fame nel mondo e la direzione delle scelte politiche.
Luciana Scarcia
(09 agosto 2021)
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