La 31ª edizione del Dossier Statistico Immigrazione IDOS è stata presentata oggi, 28 ottobre 2021, al Nuovo Teatro Orione a Roma e in diretta streaming sulla pagina web e i canali social del Centro Studi che da più di trent’anni ne cura la redazione. Strumento fondamentale per conoscere e parlare di immigrazione sulla base di ricerche e dati che sappiano dare conto della realtà dei fatti, il Dossier è finanziato e sostenuto dall’Otto per Mille della Tavola Valdese e dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.
Un’istantanea della situazione
Una donna, quasi sicuramente una madre, sistema una mascherina anticovid sul volto di una bambina con lo zaino in spalla: è questa la foto che campeggia sulla copertina del Dossier 2021. Un’immagine significativa, che tiene conto di almeno tre tematiche legate al 2020 degli stranieri in Italia:
- le donne straniere sono state le più penalizzate sul piano dell’occupazione, facendo registrare un tasso di occupazione in calo del -4,9% rispetto al -2,2% maschile, dato ancor più evidente se confrontato con quello delle italiane, fermo al -0,6%;
- il tasso di natalità dopo più di vent’anni in calo anche per gli stranieri in Italia, -5,6% rispetto all’anno precedente, nonostante rimanga comunque superiore a quello degli autoctoni e rappresenti ancora il 14,7% dei nuovi nati in Italia nell’anno del minimo delle nascite dall’Unità di Italia in poi;
- il ricorso alla DAD durante la pandemia ha duramente colpito gli oltre 876 798 alunni stranieri nelle scuole italiane, il 64% dei quali “stranieri soltanto nel nome”, puntualizza nel corso della presentazione Ada Ugo Abara, presidente dell’associazione Arising Africa “perché nati in Italia ma non ancora italiani per una legge sulla cittadinanza obsoleta”.
Meno residenti e meno occupati stranieri
Insieme al calo dei residenti stranieri che sono diminuiti di ben 26.422 unità, -0,5%, il 2020 ha fatto registrare un nuovo primato nella storia più che ventennale dell’immigrazione in Italia: per la prima volta il tasso di occupazione degli stranieri si attesta su un livello inferiore a quello dei cittadini italiani, 57,3% rispetto al 58,2% degli autoctoni.
Il fenomeno, come anticipato, colpisce nella maggior parte dei casi le donne straniere che, pur rappresentando il 51,8% della popolazione straniera in Italia e il 42% degli occupati stranieri, ricoprono da sole il 24% del totale dei posti di lavoro perduti nell’anno.
Il calo dell’occupazione femminile straniera, per il 39,7% impiegata in servizi domestici o di cura e per più della metà impiegata soltanto in 3 professioni (badanti, servizi domestici, pulizie), è legato anche alla lentezza di disbrigo delle procedure di regolarizzazione promosse nell’estate del 2020, l’85% delle quali relative proprio al lavoro domestico.
Al lavoro di cura svolto dalle lavoratrici straniere è legato anche il tema del rischio di contagio che rappresenta un altro aspetto del caregiver’s burden, cioè l’impatto del lavoro di cura sui care-giver, sostanzialmente affrontato in maniera intempestiva nel corso della campagna vaccinale, con un piano vaccinale che soltanto a marzo 2021 ha previsto la possibilità per le care giver di vaccinarsi. Questo nonostante 8 casi su 10 di contagio da covid-19 denunciati da lavoratori stranieri sul posto di lavoro abbia riguardato donne.
Il numero degli occupati stranieri, in continua crescita dal 2004, nel 2020 si riduce del 6,4%, contro il -1,4% per gli italiani. A questo fenomeno negativo, tuttavia, la componente straniera sembra aver reagito con uno slancio, come testimoniato dalla crescita delle imprese straniere registrate nel 2020.
La difficile via d’uscita dalla povertà
Nel 2020 gli stranieri in condizioni di povertà assoluta sono arrivati a 1,5 milioni, il 29,3% dei 5 milioni del totale degli stranieri che risiedono in Italia e il 26,8% dei 5,6 milioni di poveri assoluti nel Paese. A questo triste primato viene aggravato dalle difficoltà dovute a vincoli giuridici illegittimi, come quello della residenza e dell’iscrizione anagrafica, relativi all’accesso alle misure di sostegno al reddito messe in campo durante la pandemia.
Soltanto il 14% di coloro che hanno avuto accesso al Reddito di Cittadinanza sono cittadini di origine straniera. Sulla stessa linea, anche se la percentuale è leggermente superiore, il ricorso al Reddito di Emergenza, 22% di domande di stranieri non comunitari, dovuta a vincoli meno restrittivi per la richiesta – 2 anni di residenza in Italia al momento della domanda. Essendo il Reddito di Emergenza una misura prettamente emergenziale dovuta alla contingenza pandemica, permane il problema dell’accesso alle misure assistenziali da parte della popolazione straniera, e con esso il paradosso per il quale le misure adottate appositamente per scongiurare il rischio di marginalità sociale finiscano proprio per confermarla.
Lo spazio dei migranti
Se i focus delle varie edizioni del report si modificano di anno in anno, identico è rimasto il contesto di fondo su cui si innestano le problematiche della popolazione straniera in Italia. “La politica comunitaria e nazionale in tema di immigrazione e asilo sembra contraddistinta da un certo pensiero unico ispirato ai principi del gattopardismo: cambiare politici per non cambiare politiche”, spiega il presidente di IDOS Luca Di Sciullo. “Anzi, per essere più precisi si tratta di una sorta di pendolo che oscilla tra l’immobilismo e la coazione a ripetere le stesse politiche e gli stessi errori. Prendiamo ad esempio il quadro europeo: ferma la discussione sul Patto immigrazione e asilo, ferma la riforma del Regolamento di Dublino. In Italia la discussione sullo ius soli si riaffaccia nel dibattito politico ogni tanto per poi decadere quasi subito.”
Il 2021 cade l’anniversario dai 30 anni dallo sbarco della nave Vlora, l’evento che ha segnato l’immaginario degli italiani legando al tema dell’immigrazione la minaccia dell’invasione. Oggi, in Italia ma anche nel resto del mondo, lo spazio fisico per i migranti sembra restringersi sempre più. “I migranti vivono sospesi tra l’inabilità del paese di origine e l’inospitalità dei paesi di destinazione. Ogni anno che passa assistiamo ad una progressiva riduzione dello spazio fisico del migrare, il destino di chi migra è quello di restare bloccato in non-luoghi – campi profughi, centri di detenzione – in un’immobilità senza tempo e senza rispetto della loro dignità umana.”
Qui il video della presentazione
Silvia Proietti
(28 ottobre 2021)
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