“Ricordo gli otto anni della stesura come un barlume di pace della mente nella giungla oscura della storia”, dice Ana Blandiana, autrice del romanzo “Applausi nel cassetto” e finalista al Premio Strega Europeo 2021. Il processo creativo del romanzo si svolge nella Romania comunista di Ceaușescu, nella quale il racconto si pone, da un lato come un mezzo di denuncia della realtà di oppressione vissuta dal Paese e dall’altro come strumento di autodifesa: un modo per rimanere fedeli a se stessi e conservare la propria libertà di pensiero e di espressione sul piano interiore, nel momento in cui la censura ufficiale la impediva sul piano pubblico, “un’esperienza intellettuale ed esistenziale, parte di una strategia di salvezza spirituale che alla fine è diventata un’esperienza stilistica”, spiega l’autrice.
“Applausi nel cassetto”: le vicende di Alexandru Serban
La Romania di Ceaușescu è lo sfondo su cui si staglia la sagoma di “Applausi nel cassetto” e che costituisce uno scenario non troppo distante da quello in cui si svolgono le vicende di Alexandru Serban, lo scrittore protagonista del romanzo. Alexandru è un intellettuale lontano dal mondo della politica al punto da rimanere spiazzato dalla violenza con cui chi è al potere è capace di imporsi, non solo nella definizione dell’identità di un Paese, ma anche nella vita degli individui, invadendone le case e i rapporti personali e chiudendoli in una stretta che propone, come uniche alternative, il “piegarsi” o “l’essere piegato”. Il risultato di questa politica è la distruzione dei rapporti umani, il tradimento delle amicizie, che spesso rimangono nella morsa dell’intimidazione, la fuga dal mondo – dettata dalla paura e dall’istinto davanti al pericolo, ma anche dalla speranza di poter preservare, in qualche modo, uno spazio per vivere rimanendo se stessi. Ma la fuga è sempre un po’ una sconfitta, come lascia intendere il professore amico del protagonista.
“Applausi nel cassetto”: la ribellione e il ruolo dello scrittore
In questo contesto, la ribellione, comunque realizzata, diviene l’unico strumento per cambiare le cose e lo scrittore, usando la penna come arma, diventa un rivoluzionario, ostacolato dalla censura e posto di fronte ad un dilemma da sciogliere: rappresentare la realtà per fare in modo che non si ripeta, correndo il rischio – paradossale – che, proprio per questo, gli eventi narrati si verifichino nuovamente oppure agire in via preventiva e fare in modo di impedire che vi siano i presupposti per cui certi eventi si verifichino.
“Nella società comunista, oppressiva in termini di libertà di espressione, il ruolo dello scrittore era, nonostante la censura, molto più importante rispetto a quello che lo stesso aveva nel mondo libero”, spiega l’autrice; “la repressione avvicinava i lettori agli scrittori: un testo proibito era un testo che si cercava di leggere poiché la letteratura, in particolare la poesia, conservava le ultime molecole di libertà che i lettori si affrettavano a respirare”.
“Applausi nel cassetto” non è una autobiografia, l’esperienza di Alexandru non coincide con quella di Ana Blandiana – al secolo Otilia Valeria Coman – e, nel romanzo, la fantasia si fonde con la realtà del racconto davanti agli occhi degli stessi personaggi che, spesso, rimangono sbalorditi davanti alla capacità del male di trarsi in salvo sempre o, almeno, di adattarsi al mondo che cambia travolgendo tutto. Pubblicato per la prima volta nel 1992 – solo tre anni dopo la caduta Ceaușescu – “Applausi nel cassetto” è il modo in cui l’autrice ha raccontato le sue frustrazioni, la rivolta e le sconfitte nei confronti della società e del suo sistema di valori ribaltati: una Romania che lei ha vissuto sulla sua pelle e che l’ha costretta a ricorrere ad uno pseudonimo per avere anche solo una possibilità di far sentire la propria voce.
Valeria Frascaro
(6 dicembre 2021)
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