Dieci borse di studio e alloggio gratis per tre anni per dieci ragazze afghane rifugiate in Italia dopo la nuova presa di potere dei talebani in Afghanistan dello scorso agosto: questo il progetto ideato da Ernesto Albanese, presidente della rete di residenze universitarie Campus
L’imprenditoria privata al servizio del sociale
Due sono gli elementi che rendono eccezionale questo progetto: non soltanto l’aver saputo rispondere, tempestivamente, ad una problematica di stringente attualità che rischiava di passare in secondo piano rispetto al tema dell’accoglienza di base; ma soprattutto l’essere nato da un’iniziativa di un imprenditore privato che ha poi cercato di fare rete con realtà del terzo settore e fondazioni disposte a finanziare l’iniziativa.
“Questo progetto ha visto la luce lo scorso settembre nella mente di Ernesto Albanese, che con la sua perspicacia, sensibilità e spirito di iniziativa già a pochi giorni dalla presa di Kabul ha iniziato a mobilitarsi, ideando e poi cercando di realizzare questo progetto. Di fronte alle immagini di quanto stava accadendo in Afghanistan e alla prospettiva di un drastico peggioramento dei diritti e delle libertà delle ragazze afghane è scattata l’esigenza di fare concretamente qualcosa almeno qui in Italia”, spiega Stefania Gualtieri, vicepresidente di Fondazione Emmanuel, “La Fondazione Emmanuel è stata scelta come partner per la lunga esperienza maturata a fianco di rifugiati e richiedenti asilo. Alla Fondazione è spettato in primis il compito di attivare la rete del terzo settore per trovare candidate adatte, coinvolgendo ben 9 Onlus – penso per esempio alla Comunità di Sant’Egidio, Pangea, Diaconia Valdese – impegnate in tutta Italia nell’accoglienza ai cittadini afghani.
Nel frattempo il presidente Albanese si è messo alla ricerca di donors che finanziassero le borse di studio delle studentesse selezionate, erogando 10 mila euro annui per tre anni con cui provvedere alle spese di vitto e di prima necessità. Da qui la collaborazione Fondazione CRT Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, REAM SGR, EY Foundation Onlus, Fondation Assistance Internationale e Fondazione Alberto e Franca Riva Onlus”.
Le selezioni: rete territoriale e percorso di studio
La selezione delle studentesse, resa necessaria dal grande numero di candidature pervenute, è stata condotta seguendo criteri molto tecnici, privilegiando per esempio il legame territoriale con la città universitaria di destinazione, anche in vista del rilascio del permesso di soggiorno e tenendo conto del vincolo delle commissioni territoriali ancora impegnate ad analizzare le richieste di asilo di molte studentesse; la conoscenza della lingua italiana e della lingua inglese; il curriculum scolastico pregresso e l’effettiva compatibilità con le disponibilità delle università coinvolte nel progetto.
“È bene ricordare, infatti, il grande supporto fornitoci dalle Università aderenti, senza le quali tutto questo non sarebbe stato possibile” precisa Stefania Gualtieri. “Si tratta di una disponibilità nient’altro che scontata, perché comporta accogliere studentesse da poco arrivate in Italia a semestre già iniziato, di garantire la gratuità delle rette e in molti casi di riconoscere titoli o esami già sostenuti nel paese di origine, la cosiddetta equipollenza dei titoli di studio. Noi come Fondazione siamo impegnati a fornire supporto alle ragazze anche in questa fase.”
L’importanza del lavoro di rete
Imprenditoria privata, terzo settore e università: è soltanto grazie al lavoro di rete di queste tre realtà che il progetto ha potuto prendere vita e realizzarsi in tempi record. “Lo spirito organizzativo del presidente Albanese è stato fondamentale per far sì che tutto questo trovasse realizzazione in poco tempo. Le Università hanno dimostrato ancora una volta di volere e poter essere un’opportunità capace di cambiare il futuro di giovani ragazzi e soprattutto ragazze. Noi dalla nostra abbiamo messo l’esperienza nel mondo del terzo settore, il nostro know how e i nostri specialisti – psicologi, interpreti, mediatori – al servizio di questo progetto che rispecchia in pieno la mission della nostra associazione: fornire gli strumenti per l’autodeterminazione dei più emarginati provenienti dalle zone più disagiate del mondo.”
Silvia Proietti
(4 gennaio 2022)
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