Il capodanno ortodosso, come tutti gli anni, cade la sera del 13 o del 14 gennaio, in una data diversa da quello celebrato dai cattolici. La comunità ortodossa russo lo ha celebrato con un concerto nella Chiesa Valdese in via Quattro Novembre 107, sabato 15 gennaio alle ore 18:00. La differenza di data è dovuta dal fatto che gli ortodossi si rifanno al calendario Giuliano, di origini egizie e promulgato da Giulio Cesare. A differenza dei cattolici che seguono il calendario Gregoriano, secondo quanto stabilito da papa Gregorio XIII nel 1582.
Le feste natalizie, nei paesi che seguono la religione cristiana ortodossa come la Russia, i paesi satelliti dell’ex Unione Sovietica, ma anche la Serbia e la Macedonia, cominciano il 6 gennaio e il Natale cade il giorno seguente, il 7 gennaio.
La mattina del capodanno gli ortodossi vanno in Chiesa e poi si riuniscono con famiglia e amici a mangiare le tipiche pietanze russe. Due sono le chiese ortodosse a Roma: la chiesa di San Nicola in via Palestro e la chiesa di Santa Caterina Martire, vicino alla Villa Amamelek, sull’Aurelia antica.
Sono tuttavia diversi i luoghi nei quali si incontrano gli ortodossi, la Chiesa Valdese è uno di questi.
Musiche e canti per festeggiare il capodanno russo
Nella chiesa di via IV Novembre si esibiscono Evi Baba, al flauto, e Valeria Karissimi, all’arpa, in brani di musica Celtica, ma anche di Morricone, Piovani e altri compositori. La pianista di origine moldava Marina Ciubotaru accompagna
la presentatrice dell’evento, Natalia Simonova – artista d’origini russe che vive in Italia da vent’anni – che esegue oltre a brani popolari della tradizione russa e pezzi italiani. Natalia conquista i presenti anche con i suoi abiti, che si cambia più volte durante lo spettacolo. Il pubblico partecipa volentieri alla serena atmosfera della serata. Molti, fra il pubblico, dimostrano di apprezzare la cornice, ossia l’interno della Chiesa Valdese, con i suoi colori e le sue forme. Alcuni si limitano a guardarsi intorno, altri immortalano con gli smartphone, non solo gli artisti, ma anche lo spazio circostante. Il pubblico si alza addirittura in piedi, partecipa ballando e battendo le mani a tempo, quando Natalia conclude la festa con la più famosa canzone russa, “Kalinka”. Quando lo spettacolo è ormai giunto al termine, si forma un capannello attorno alle artiste, con risa, saluti e fotografie si conclude la celebrazione del capodanno russo alla Chiesa Valdese.
Le restrizioni anti covid-19 hanno fatto sì che il pubblico sia stato meno numeroso rispetto agli altri anni
La presidente del Centro Culturale Russia-Italia – l’associazione che ha organizzato l’evento – è Irina Iakobtchouk, cantante lirica di origine russa assente per motivi personali. É presente il Direttore Generale, Giuseppe Massa, il quale fa notare che a causa delle normative anticovid c’è stata una minore partecipazione rispetto agli anni passati. Nelle precedenti edizioni, il capodanno russo, organizzato dal Centro Culturale Russia-Italia, si svolgeva nella scuola paritaria del Nazareth, in via Cola di Rienzo, quest’anno non è stato possibile per via delle misure anti-Covid. Il concerto del 15 gennaio è stato un’occasione per consolidare i rapporti che perdurano da anni con la Chiesa Valdese.
La capienza massima consentita, data la pandemia, era di 54 posti. Nel concerto nel 2019 al Nazareth c’erano duecento persone. Questa grande affluenza, che c’è solitamente per le celebrazioni del capodanno russo, è dovuta al fatto che i russi che vivono in Italia sono molto legati alle tradizioni del loro paese di origine. Il fatto poi che vi siano anche molte coppie miste, fa sì che anche gli italiani siano numerosi.
Del resto anche fra gli artisti c’è molta eterogeneità: Evi Baba è albanese, Marina Ciubotaru, come si diceva è moldava, Natalia invece è russa.
Marco Marasà
(17 gennaio 2022)
Leggi anche: