“La festa per l’indipendenza è l’occasione per ricordare quel 27 febbraio del 1844, quando venne proclamata la Repubblica: è la celebrazione dello spirito del nostro popolo e della liberazione, resa possibile dal sacrificio dei padri fondatori e dei nostri patrioti. È grazie a loro che possiamo essere orgogliosi di essere dominicani”, racconta sorridendo Maribel Peguero – Referente dell’associazione per la comunità dominicana Promueve RD. I cittadini dominicani presenti in Italia sono 30.255. La comunità è formata in prevalenza da donne, 18.491, gli uomini sono 11.764; a Roma, le donne sono 972, oltre il 60% in linea con la media nazionale, gli uomini: 576. La componente femminile è occupata nel settore dei servizi alla persona, ma anche non mancano titolari di impresa. “La comunità dominicana è molto operosa: i principali settori di occupazione sono quelli della assistenza domestica e agli anziani, del turismo e delle costruzioni. La comunità non dimentica di coltivare la propria fede religiosa e l’attività sportiva, in particolare il baseball, che è lo sport nazionale dominicano”.
Indipendenza dominicana: i festeggiamenti nella Repubblica Dominicana
La ricorrenza è un evento collettivo, in cui ritrovare la famiglia e gli amici per scendere in strada e festeggiare insieme: il tutto dopo aver appeso la bandiera nazionale fuori dalla finestra della propria casa. Ad ogni passo, lo sguardo si riempie di colori sgargianti: il rosso, il blu e il bianco – i colori della bandiera – dominano la scena, riflettendosi tra le pareti delle abitazioni, gli abiti delle persone e i costumi tradizionali. Lungo le vie, si susseguono esibizioni di artisti nazionali e internazionali, intervallate da carri carnevaleschi con maschere della mitologia e della tradizione. Tra loro spiccano “El Diablo Cojuelo”, ossia il diavolo zoppo: il personaggio che, brandendo un grosso pallone – detto “vejiga” – verso i passanti, cerca di allontanare gli spiriti maligni; poi ci sono i “Guloyas”, simbolo delle radici africane del popolo dominicano, che si esibiscono in danze tradizionali accompagnati dal ritmo imponente dei tamburi.
Anche il cibo è un modo per festeggiare: c’è la “Bandera”, piatto tipico fatto di fagioli, riso, carne e insalata o “El Bizcocho”, una torta decorata per l’occasione con i colori nazionali. Ovunque risuonano il merengue o la bachata, componenti integranti della cultura dominicana: “nella vita di un dominicano, la musica è come mangiare o dormire”, spiega Maribel, “senza non si può vivere”.
La festa si conclude con il “Trabucazo”, il colpo di cannone sparato a mezzanotte per rievocare lo sparo esploso da Ramón Matías Mella, uno dei padri fondatori della Repubblica Dominicana, per incoraggiare i patrioti nella rivolta per l’indipendenza.
Indipendenza dominicana: la storia tra carnevale e libertà
La festa dell’Indipendenza conclude il “Mes de la Patria”: il periodo di preparazione alla ricorrenza inizia il 26 gennaio, giorno della nascita di Juan Pablo Duarte, uno dei Padri Fondatori e, in particolare, colui che per primo credette nella possibilità di indipendenza per il popolo dominicano. Fu lui a fondare “La Trinitaria”, l’associazione segreta che si riuniva presso la casa di Doña Chepita – al secolo Josefa Antonia Pérez de la Paz – e a radunare i primi patrioti, che usavano 3 colpi alla porta di ingresso come segno di riconoscimento. I tre colpi rievocano i valori fondamentali della comunità: “Dios, Patria y Libertad”, riportati anche sulla bandiera nazionale. L’organizzazione della liberazione non avveniva solo durante le riunioni de “La Trinitaria”. Le rappresentazioni teatrali destinate ai dominicani si svolgevano in spagnolo, mentre gli Haitiani erano di lingua francese: gli spettacoli, con le loro maschere, diventavano l’occasione per pianificare l’indipendenza. È per questa diretta connessione tra i travestimenti di scena e la strada verso la liberazione che il 27 febbraio, insieme all’Indipendenza, si festeggia anche il carnevale.
Indipendenza dominicana: festeggiamenti e pandemia Roma
“Negli anni, per festeggiare l’indipendenza del Paese, celebrarne i valori e diffonderne la cultura l’associazione ha organizzato dei grandi eventi, raccogliendo una partecipazione anche di settecento persone. A causa della pandemia, questo non è stato più possibile. Quest’anno, in occasione del 178° anniversario dell’Indipendenza, ci sarà una messa solenne presso la Chiesa di San Marcello in Via del Corso – punto di riferimento per la Comunità dominicana a Roma – cui parteciperanno anche i nostri rappresentanti diplomatici”. Pur non essendo la modalità tipica con cui questa ricorrenza viene celebrata, l’evento è pienamente coerente con i valori della comunità: “la fede e la religione fanno parte della cultura dominicana, come emerge dalla bandiera nazionale, che è l’unica al mondo ad avere una Bibbia aperta nel proprio stemma”.
Valeria Frascaro
(23 febbraio 2022)
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