“In – Verse. Poesia Femminile dal Sudafrica” è il titolo del volume scritto da Maria Paola Guarducci, professoressa associata di Letteratura inglese presso l’Università degli Studi Roma Tre, e Francesca Terrenato, professoressa associata di Lingua e letteratura nederlandese presso Sapienza Università di Roma. L’opera, recentemente edita da Mimesis, attraverso lo stile saggistico offre uno sguardo su un corpus di testi di autrici sudafricane per lo più inedite in Italia.
Struttura del volume
Tre macro-questioni strutturano l’intero volume: storia, spazio, lingua/linguaggio, concetti da dover declinare al plurale. Da esse si sviluppano tre percorsi che si sdoppiano a partire dalle lingue della produzione analizzata, vale a dire la produzione poetica in inglese ed in afrikaans che segna gli anni Novanta del 900 e arriva fino ad oggi. Nell’introduzione le autrici precisano che “questo saggio a quattro mani nasce da un comune interesse nella poesia femminile come strumento di espressione, confronto, emancipazione nell’ambito di uno dei paesi più complessi della contemporaneità: il Sudafrica”. Già il titolo suggerisce che la poesia – “verse” significa “verso” in inglese e “versi” in afrikaans – può manifestarsi come opposizione – “in”: “inversione”- ai discorsi socialmente dominanti contraddistinti dalla logica egemonica e antropocentrica europea. Pertanto, grazie alle macro-tematiche portanti, il saggio tenta di assolvere ad un preciso obiettivo, quello di dar voce a “narrazioni alternative che si coagulano su eventi, spesso concernenti donne, che la storiografia ufficiale ha rimosso, licenziato in modo sommario oppure, con procedimento inverso, celebrato in maniera ossessiva modellandoli in forma artefatte”.
In particolare, l’analisi della storia, remota o prossima, oscurata dal racconto ufficiale, che emerge dalle liriche, consente una rinnovata coniugazione del concetto di identità sudafricana troppo a lungo polarizzato nello schema oppressi/oppressori.
L’attenzione critica allo spazio, in aggiunta, mette in evidenza il tessuto di valenze politiche ad esso sotteso, di modo da mostrare come il territorio assuma, nelle poesie selezionate, un ruolo di testimonianza primaria dell’egemonia esercitata sulle donne, tanto che gli spazi descritti “non sono mai quinta teatrale, bensì produttori diretti o collaterali di storie e significati complessi”.
Infine, attraverso lo studio della lingua, spesso improntata ad una dimensione quotidiana e anti-letteraria, viene evidenziato il rifiuto da parte delle autrici sudafricane di una tradizione colta ed androcentrica. Diniego, quest’ultimo, che comporta in alcuni casi la scelta di ignorare la forma scritta e i circuiti editoriali, a favore di una poesia in vari modi performata, diffusa tramite i nuovi media.
Peculiarità dell’opera
Storie, spazi e lingue sono dunque le linee tematiche su cui è intessuta l’intera opera, che sorprende per la sua capacità di mettere in dialogo scrittrici e testi, restituendo un mondo di voci irriducibile ad un ordine strutturale. Infatti, questo insieme di testimonianze – di quando in quando parallele o intrecciate, talvolta completamente dissimili, sempre connesse – non si risolvono in una voce portante che rimuove le differenze, ma fanno piuttosto percepire l’eterogeneità che le connota.
Inoltre, “In – Verse. Poesia Femminile dal Sudafrica” si distingue per la raffinatezza dello stile, per la profondità dell’analisi, ma soprattutto perché costituisce una preziosa possibilità per conoscere un fecondo bagaglio culturale – per lungo tempo rifiutato, ancora oggi quasi del tutto ignorato dagli studi accademici – che merita spazio, ascolto e sensibilità critica.
Cleofe Nisi
(1 Agosto 2022)
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