Accadeva solamente nel 2021, il Tribunale di Roma dichiarava illegittime le “riammissioni informali”. Trascorso poco più di un anno, incurante di leggi e sentenze, il governo intende riattivarle.
Le “riammissioni informali”
Si tratta dei provvedimenti di respingimento lungo la frontiera Nord- Est, dove approdano parte dei migranti che percorrono la rotta balcanica. È la zona chiamata “Lampedusa del Nord”, ovvero quell’area compresa tra Monfalcone, Gorizia e Udine. Lì i migranti dovrebbe essere intercettati e consegnati alla polizia slovena. Il Viminale, infatti, ha invitato i prefetti di Trieste, Gorizia e Udine nonché il commissario di governo della provincia di Bolzano a “ogni iniziativa volta a dare ulteriore impulso all’attività di vigilanza lungo la fascia confinaria, anche al fine di assicurare la più efficace attuazione degli accordi stipulati con Slovenia e Austria il 24 ottobre 1996 e il 7 ottobre 1997”. È poi il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco a parlare esplicitamente di “meccanismi di riammissione” da riattivare.
Ma il governo ha forse dimenticato la “natura” di tali meccanismi?
Le osservazioni della rete RiVolti ai Balcani
A discuterne, durante una conferenza stampa organizzata lunedì 12 dicembre dalla rete di associazioni RiVolti ai Balcani, l’avvocato Caterina Bove, l’avvocato Anna Brambilla e l’avvocato Gianfranco Schiavone, tutti soci dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione (ASGI).
Nel gennaio 2021 il Tribunale di Roma, in seguito ad un ricorso mosso proprio dalle avvocate Caterina Bove e Anna Brambilla, aveva dichiarato illegittime le “riammissioni alla frontiera”. I giudici avevano inoltre riconosciuto l’illegittimità dell’Accordo bilaterale di riammissione tra Italia e Slovenia, risalente al 1996 ma mai ratificato dal Parlamento, a cui dal 2018 a oggi si è fatto più volte ricorso per respingere i migranti.
Ciò considerato nota Caterina Bove che “la notizia della ripresa delle operazioni di “riammissione informale” dei cittadini stranieri che giungono alla frontiera orientale italiana ci ha lasciato un senso di afflizione e sconcerto. Questo perché ci è noto – come è noto al governo – il destino che attende le persone riconsegnate alla rotta balcanica. Un destino che le vedrà con ogni probabilità divenire soggetti o meglio oggetti di riammissioni a catena dall’Italia alla Slovenia e dalla Slovenia alla Croazia e poi di un respingimento alle porte dell’Unione europea in Bosnia ed Erzegovina o Serbia. Ma soprattutto un destino che li costringerà ad affrontare -di nuovo- la violenza di questa rotta e in particolare le violenze perpetrate ai confini croati nonostante le denunce espresse e pubblicate in questi anni dai media, dalle Ong e da alcuni organismi europei. Penso ad esempio al report del Cpt, cioè del Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti. Dunque, su un piano umano, ancor prima che giuridico, la notizia ci desta afflizione per ciò che di nuovo accadrà partendo dal territorio italiano. Ma lo sconcerto è anche e per quanto ci compete di tipo strettamente tecnico-giuridico dal momento che le riammissioni sono già state giudicate illegittime, dato che violano il diritto nazionale e le norme europee”.
Norma dopo norma Caterina Bove spiega le ragioni dell’illegittimità dei respingimenti. Ragioni messe in evidenza anche da Anna Brambilla che, in chiusura del suo intervento, sottolinea quanto grave sia la volontà di riattivare tali meccanismi dal momento che “l’intera procedura è caratterizzata da profili di illegittimità piuttosto complessi”. Per giunta, come nota, Gianfranco Schiavone “su questa questione si è pronunciato non solo il tribunale di Roma ma persino lo stesso esecutivo, il governo di Mario Draghi, quando, in risposta a un’interrogazione di Riccardo Magi di +Europa, il 13 ottobre 2021, ammetteva che le “riammissioni” non possono essere in alcun modo applicate, come invece avveniva”.
Un’ossessione politica: le “riamissioni”
Sembra dunque una vera ossessione per la politica italiana il provvedimento sulle “riamissioni”: nel 2020 era la “circolare Piantedosi” a sancirle; nel 2021 i giudici romani ne sentenziano l’illegittimità; ed ecco che nel 2022 il governo ci prova di nuovo con la direttiva firmata dal Capo di gabinetto del Viminale, Maria Teresa Sempreviva, che riguarda, citando la nota del Viminale, “l’incremento dei flussi migratori provenienti dalla rotta balcanica e le necessarie indicazioni affinché, in linea con gli indirizzi esposti, proseguano le interlocuzioni con le autorità slovene e austriache dirette a potenziali controlli già in atto anche sui convogli diretti in Italia”. La ragione? L’aumento dei flussi del 204%, ovvero circa quattromila persone in più rispetto al migliaio dell’anno scorso. Flussi che però potrebbero essere gestiti senza ledere il diritto in generale e i diritti dei singoli in particolare?
Cleofe Nisi
(14 dicembre 2022)
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