Decreto flussi: il 21 marzo la campagna Ero straniero ha inviato al Senato un documento con proposte di emendamenti al “decreto immigrazione” ora in discussione, lanciato dopo il Consiglio dei Ministri a Cutro. Uno degli strumenti principali della nuova strategia di controllo delle migrazioni economiche e lavorative è il decreto flussi, introdotto nel 1998 dalla legge Turco Napolitano, modificato secondo le nuove direttive governative. Quali sono le maggiori novità introdotte? In quale direzione vanno?
Decreto flussi: un meccanismo rigido e fallimentare
Il decreto flussi è una misura di controllo e programmazione dei flussi di lavoratori stranieri extra-UE in ingresso in Italia che ha suscitato e continua a suscitare non poche perplessità. Stabilita una determinata quota di ingressi di lavoratori extra-UE autorizzati dal Governo annualmente per i vari settori produttivi, i datori di lavoro possono chiedere manodopera straniera presentando un impegno all’assunzione per un lavoratore che non conoscono.
Nei fatti, in questi anni è stato piuttosto utilizzato dai datori di lavoro come occasione per regolarizzare i lavoratori stranieri irregolari, costretti a ritornare nei propri Paesi di origine per ritirare il visto e poter quindi accedere al meccanismo dei flussi. Ed è questo il primo vulnus di un meccanismo che non ha mai funzionato veramente, sostituito dalle varie sanatorie di migranti irregolari che si sono succedute negli anni. “Le modifiche apportate al governo non intaccano in nessun modo alle radici le criticità di un meccanismo che si è dimostrato eccessivamente rigido e fallimentare nel proposito di far incontrare domanda e offerta di lavoro”, spiega Francesco Mason, coordinatore per ASGI della campagna Ero straniero.
Troppe domande per poche quote
Lo scorso anno sono state oltre 200.000 le domande inviate dai datori di lavoro interessati a fronte di circa 70.000 quote previste, come si legge in apertura al documento inviato al Senato. “Si tratta di una cifra significativa, che sarebbe stato possibile coprire attraverso un meccanismo codificato di regolarizzazione dei lavoratori stranieri già presenti sul territorio, fino ad ora mai previsto da alcun decreto flussi. Nei cosiddetti click-day, cioè i giorni di apertura della possibilità di inoltrare le istanze, si assiste da anni a un numero di domande sempre nettamente superiore alle quote a disposizione. Si tratta di un lavoro enorme a carico di prefetture e questure da sbrigare in poco tempo. Perché non è possibile svincolare la procedura da tempistiche ben precise e rendere possibile fare richiesta di manodopera straniera in qualsiasi periodo dell’anno?”
La stretta sulla protezione speciale
Nel decreto immigrazione è prevista una stretta sulla protezione speciale, introdotta nel decreto sicurezza del 2018 e poi ampliata dal cosiddetto decreto Lamorgese del 2020, poi L.130/2020, che garantisce allo straniero non in possesso dei requisiti per accedere alla protezione internazionale – cioè allo status di rifugiato o alla protezione sussidiaria – protezione dall’espulsione o dal respingimento verso uno Stato in cui possa essere oggetto di persecuzione. Si tratta, insomma, di una forma residuale di protezione, garantita cioè dallo Stato italiano sulla base dell’art. 10 della Costituzione, che sostituisce la protezione umanitaria, abolita proprio dal decreto sicurezza del 2018. “Le seppur positive semplificazioni introdotte dal nuovo decreto sulle procedure all’interno del decreto flussi, per altro già contenute nel decreto semplificazioni del luglio 2022 e riproposte nel Milleproroghe 2023, non possono cancellare questa drastica limitazione della protezione speciale, strumento che pure ha garantito a 10.000 persone negli ultimi anni tutele, inclusione e regolarizzazione”.
Una nuova programmazione triennale
La nuova programmazione dei flussi proposta dal nuovo decreto sarà su base triennale, con la possibilità di integrare annualmente le quote previste in caso di eccesso di domande inevase. Sembra all’apparenza un ritorno del documento programmatico triennale dei flussi previsto già dalla legge Turco-Napolitano, contenente non soltanto le quote di lavoratori da immettere ma anche le politiche di accoglienza e inserimento nel contesto italiano, che è stato applicato soltanto per i primi tre trienni (1998-2000, 2001-2003, 2004-2006). “Si tratta in realtà di due scelte radicalmente differenti: nel caso della nuova programmazione triennale si tratta soltanto di definire un numero di ingressi in base alle esigenze del mondo produttivo, mentre il documento programmatico triennale come previsto dall’art. 3 del Testo Unico Immigrazione intendeva promuovere una programmazione ragionata delle politiche legate all’immigrazione.”
Sponsor e permessi per ricerca lavoro: la proposta
L’attuale meccanismo del decreto flussi non soltanto stabilisce l’ingresso di lavoratori per determinati settori produttivi, ma vincola buona parte delle quote alla nazionalità del lavoratore, premiando la provenienza da quei Paesi che hanno sottoscritto con l’Italia accordi di cooperazione in tema immigrazione. “Vincolare le quote alla nazionalità non soltanto è sbagliato come principio, ma addirittura rischia di riproporre il problema della confusione tra percorsi migratori legati al lavoro con quelli legati all’asilo. Molti dei Paesi con i quali l’Italia ha stretto accordi non sono tra i maggiori Paesi di provenienza dei migranti economici. A questa logica selettiva e inefficace, noi contrapponiamo il meccanismo dello sponsor – cioè il supporto all’ingresso individuale del lavoratore straniero a fronte di una serie di garanzie iniziali – e la possibilità di prevedere permessi di soggiorno per ricerca lavoro, permettendo l’effettivo incontro tra domanda e offerta di lavoro”.
Lavoratori stagionali: quali tutele?
Un altro tema spinoso non ancora affrontato è quello dei lavoratori stagionali che, insieme ai lavoratori subordinati non stagionali e i lavoratori autonomi, rappresentano i tre maggiori criteri di organizzazione delle quote di lavoratori, oltre a quelle riservate alla conversione di determinati permessi di soggiorno in permessi di lavoro. La grande importanza per l’economia italiana dei lavoratori stranieri stagionali in agricoltura è emersa chiaramente durante i drammatici mesi della pandemia, ed è stata anche alla base della scelta di aprire l’ultima sanatoria del 2020. “Senza una quota riservata di conversioni del permesso di lavoro stagionale, per il lavoratore stagionale assunto con il decreto flussi dell’anno precedente non c’è altra possibilità che tornare al Paese di origine e ritentare la procedura nell’anno successivo. Nel nuovo decreto non sono previste modifiche su questa specifica questione, ma si affronta soltanto il tema correlato del contrasto alle agromafie. Anche la questione dei lavoratori stagionali si potrebbe risolvere con la nostra proposta di rilascio di un permesso di attesa occupazione.”
🧾 Leggi il testo delle proposte di Ero straniero al Senato
👉 Leggi i numeri dei decreti flussi dal 1998 al 2022
Silvia Proietti
(22 marzo 2023)
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