Esistono dei tratti in comune tra Ramadan e Quaresima, due momenti dell’anno fondamentali per le due religioni più diffuse al mondo. Non pratiche comuni, ma punti di incontro per chi in fondo crede nello stesso dio. E proprio questo può diventare occasione di dialogo interreligioso.
È quello che accade anche in realtà nella parrocchia di San Felice nella zona di Centocelle a Roma. Proprio qui la Moschea Al-Huda sabato 1 aprile ha organizzato come ogni anno un Iftar, il pasto in condivisione che chiude il digiuno diurno prescritto nel periodo di Ramadan.
L’iniziativa viene riproposta ogni anno, e a parlarne è Mohamed Ben Mohamed, Imam della Moschea Al-Huda, sede dell’Associazione culturale islamica. « Qual è il significato del digiuno diurno durante il mese di Ramadan per la fede islamica? »L’Imam risponde che «Il Ramadan è un momento fondamentale dell’anno. L’osservanza della regola dell’astensione da cibo e bevande durante le ore del giorno rappresenta il quarto pilastro della nostra fede.» Ma qual è l’obiettivo del rispetto delle regole di Ramadan? Come spiega l’Imam della Moschea Al-Huda, «il rispetto del digiuno aiuta il fedele ad astenersi dal fare del male e dal rischio di essere corrotto da vizi e desideri. Il mese di Ramadan è quasi come un periodo di allenamento fisico e morale.»
In questo senso, il digiuno diurno del mese di Ramadan ha un significato diverso rispetto a quello della Quaresima, come spiega Lorenzo Raniero, preside dell’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino di Venezia. L’istituto, sezione della facoltà di teologia della Pontificia Università Antonianum di Roma, da tredici anni offre un master dedicato proprio al dialogo interreligioso. «Tra Ramadan e Quaresima, il punto di incontro è sicuramente la pratica del digiuno – spiega il preside dell’Istituto – Ma per i cattolici è solo una delle opere penitenziali del periodo che precede la Pasqua. Invece per la fede islamica il rispetto di questo precetto è la pratica fondamentale del periodo»
E in effetti, mentre per il Ramadan il digiuno viene scandito dalle ore di sole e viene osservato durante l’intero mese, per il cattolicesimo vale solo per il primo mercoledì e per i venerdì del periodo della Quaresima «Il digiuno cristiano – spiega fra Lorenzo Raniero – non è l’obbedienza di un precetto, ma una pratica di purificazione interiore in vista della Pasqua. E infatti l’osservanza del digiuno non è direttamente prescritta ai fedeli nel Vangelo, come invece accade nel Corano.»
Ma come ricordava un fedele all’uscita dalla preghiera del primo venerdì di Ramadan alla Grande Moschea di Roma, la pratica del digiuno durante il mese sacro aiuta anche a sentirsi più vicini a chi soffre. E in effetti, per il Preside dell’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino questo rappresenta proprio un punto di contatto con il cristianesimo.
Insomma, a lungo si può discutere sul significato che assume la pratica del digiuno per le due fedi. Quel che è certo è che Ramadan e Quaresima presentano dei tratti in comune tra Cristianesimo e Islam. Entrambi i periodi variano ogni anno a seconda delle fasi lunari, hanno una durata simile e rappresentano momenti di riflessione, di purificazione e di vicinanza a chi soffre. In questo senso, iniziative come l’Iftar della fratellanza a Centocelle rappresenta un esempio di un’occasione di dialogo tra le due fedi.
Carlo Comensoli
(5 aprile 2023)
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