Rimuovere il regime della Repubblica islamica, indire un referendum popolare per decidere la formula del nuovo governo chiamato a sostituirla, impedire la vendita di strumenti di repressione, tortura o censura all’organizzazione terroristica dei pasdaran.
Queste le principali richieste contenute in un documento messo a punto dai membri delle Organizzazioni Civili del movimento “Donna, Vita Libertà” anticipato nel corso della manifestazione svoltasi a Roma il 16 settembre, giorno dell’anniversario dell’assassinio a Tehran della giovane curda Mahsa Jina Amini, per non aver indossato correttamente il velo.
Documento per il Governo italiano
Il documento – manifesto, la cui stesura necessita ancora di qualche modifica, sarà poi consegnato al governo italiano al quale iraniani e italo–iraniani di seconda generazione chiedono “la graduale e significativa riduzione delle relazioni diplomatiche a livello consolare, il monitoraggio della corretta attuazione delle sanzioni internazionali, in particolare quelle riguardanti l’organizzazione terroristica dei pasdaran iraniani con il divieto di vendita di strumenti di repressione, tortura o censura”.
Le manifestazioni di protesta che si sono succedute dopo la morte di Mahsa Amini, durante tutto l’anno trascorso in tutto l’Iran, hanno scatenato la repressione feroce da parte del governo islamico che ha tentato di seminare il terrore con migliaia di arresti, torture e innumerevoli impiccagioni, tra il popolo sceso in piazza per la prima volta unito: giovani, donne e uomini.
Ma la repressione questa volta sembra non raggiungere l’obiettivo prefisso poiche’ i giovani della generazione “digitale”, potremmo definirli, sono distanti anni luce dalla formazione dei propri genitori, non hanno paura e si dicono disposti a combattere fino a scegliere – si legge nella parte conclusiva della bozza di manifesto – “tra la morte e la liberta’.
Francesca Cusumano
(18 settembre 2023)
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